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CRISI ECONOMICA

Prezzo latte, nell'alta padovana allevamenti a rischio. Un litro a 38 centesimi, spese fisse a 46

Coldiretti Padova: «Se non arriveranno risposte adeguate siamo pronti a scendere in piazza anche noi»

«Per poter pagare un caffè al bar gli allevatori italiani devono mungere tre litri di latte pagati solo qualche decina di centesimi alla stalla, ben al di sotto dei costi di produzione in forte aumento per i rincari di mangimi ed energia». E’ quanto afferma la Coldiretti, che in buona parte dell'Italia si è mobilitata con decine di migliaia gli allevatori, agricoltori e pastori con trattori e animali al seguito che dalle campagne hanno invaso le città italiane a partire dalla Capitale in piazza Santi Apostoli dove è mobilitata anche la mucca “Giustina” simbolo della battaglia per un prezzo del latte giusto ed onesto.

La protesta

“Non possiamo produrre in perdita”, “Il latte delle nostre mucche è la vostra colazione”, “Il latte non è acqua”, “Mungiamo le mucche, non gli allevatori”, “Senza stalle la montagna muore” recitano alcuni cartelli di protesta. Ma ci sono anche gruppi di giovani allevatori travestiti da mucche che rumoreggiano sbattendo bidoni di latte drammaticamente vuoti. «Non si può aspettare oltre per fermare la speculazione in atto sul prezzo del latte alla stalla - afferma il presidente nazionale della Coldirett,i Ettore Prandini  - a rischio c’è il futuro di 26mila allevamenti, circa 500 quelli presenti nella nostra provincia, ai quali va riconosciuto il giusto compenso che tenga conto dei costi di produzione sempre più alti, dalla bolletta energetica ai mangimi». Il latte agli allevatori – stando a Coldiretti – non deve essere pagato sotto i costi di produzione considerato che gli aumenti vanno dal +70% per l’energia con picchi del 110% al +40% per i mangimi.

Bressan

«Siamo vicini e solidali agli allevatori che oggi hanno protestato in diverse regioni d'Italia - aggiunge Massimo Bressan, presidente di Coldiretti Padova - con i quali le nostre aziende condividono la medesima situazione drammatica. Se nei prossimi giorni non arriveranno le risposte che aspettiamo la protesta di estenderà anche in altre regioni e territori, tra cui il nostro. Siamo dunque pronti a scendere in piazza con le nostre mucche per far sentire la nostra voce».

Caseario

A Padova il settore lattiero caseario conta, specie nell’Alta Padovana e Destra Brenta, circa 500 aziende con un fatturato di quasi 90 milioni di euro nel 2020, cresciuto di un paio di punti percentuali (dati Veneto Agricoltura), quasi 40 mila vacche da latte, e una produzione di 2 milioni 140 mila quintali di latte l’anno, un quinto del totale veneto, destinato per lo più alla produzione di formaggi Dop e di latticini. L’emergenza Covid ha inciso negativamente sui prezzi, calati di oltre il 6% soprattutto sopratutto in primavera.  Nei caseifici della nostra provincia sono state prodotte 135 mila forme di Grana Padano Dop, alle quali si aggiungono gli altri formaggi Dop, Asiago e Montasio. Un patrimonio da difendere preservando anzitutto le stalle. «Negli ultimi mesi, - prosegue Bressan, - i prezzi di mais, soia, colza hanno fatto registrare balzi in avanti tra il 40 e il 60 per cento, facendo salire i costi di produzione. Difficile far quadrare i conti in queste condizioni, tanto che senza un intervento sul prezzo il rischio è quello di perdere altri allevamenti anche nella nostra provincia». 

Costi

Il costo medio di produzione del latte, fra energia e spese fisse, ha raggiunto i 46 centesimi al litro secondo l’ultima indagine Ismea, un costo molto superiore rispetto al prezzo di 38 centesimi riconosciuto a una larga fascia di allevatori. Una crisi che colpisce un sistema che ogni giorno lavora per garantire con una produzione d'eccellenza come la nostra.

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