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A Padova la prima casa di fuga del Veneto per Lgbt maltrattati in famiglia

Nalin: «Stiamo lavorando per costruire una città sempre più aperta e inclusiva e questo è un ulteriore passo verso il raggiungimento di questo obiettivo»

Sarà a Padova la prima casa “Refuge Lgbt” di accoglienza temporanea per persone gay, lesbiche, bisex e trans vittime di maltrattamenti in famiglia. Si parte con due unità abitative da 4 posti, ma l'obiettivo è ampliare sempre di più il progetto, per permettere a più persone possibili di essere accolte. Anche perché il fenomeno è sommerso, ma ce ne sono molte di persone violentate o maltrattate solo per questione di genere e purtroppo non si è ancora attrezzati a livello culturale per poter riunire tutti dentro un unico mondo e quindi un'unica casa di fuga. Il progetto è nato grazie ad Arcigay, cooperativa sociale Levante, che si occuperà di gestire la casa e i percorsi di accoglienza, il servizio Accoglienza Trans Padova - Sat Tralaltro e il Comune. «Purtroppo non sempre la famiglia è un luogo sicuro – evidenzia Chiara Cuccheri, neo presidente di Arcigay Padova - e quindi Padova oggi diventa un vero e proprio riferimento per tutto il Veneto, dotandosi di uno strumento importante per l'emergenza abitativa». «Non si tratta solo di discriminazione, ma in questo caso cerchiamo di risolvere un problema di accoglienza - aggiunge Mattia Galdiolo di Arcigay - perché oltre ai maltrattamenti in famiglia, ci sono anche i casi in cui non c'è neanche una famiglia. E penso agli immigrati, che sono qui da soli e noi diventiamo il punto di riferimento». Padova è quindi capofila di un progetto nato grazie anche alla sensibilità sul tema da parte dell'amministrazione: «Stiamo lavorando per costruire una città sempre più aperta e inclusiva, quindi dopo il centro anti discriminazione Lgbt, la casa di fuga è un ulteriore passo verso il raggiungimento di questo obiettivo» spiega l'assessora al sociale, Marta Nalin. Ad occuparsi direttamente dell'accoglienza e della struttura sarà la cooperativa sociale Levante, che ha già 24 strutture tra Padova e provincia in cui si occupa di emergenza: «E' la nostra mission - spiegano la presidente Sandra Vendramin e l'educatore Alberto Ruggin - e quindi siamo molto felici di partecipare al progetto, pronti per partire». La casa di fuga è praticamente pronta. Per entrare in contatto con chi la gestisce bisognerà rivolgersi alle associazioni coinvolte. Attualmente i posti sono 4, ma a breve potrebbero raddoppiare.

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