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Il professor Basso: «Neppure durante la peste si è chiuso tutto. E morì metà popolazione»

L'ex direttore della clinica di oncoematologia pediatrica: «Parliamo di morti e ammalati ma non abbiamo un denominatore, il numero esatto di contagiati, quante persone sono entrate a contatto col virus»

E’ in fila insieme a pochi altri concittadini che aspetta il momento per entrare in banca, sono da poco passate le 10 e 30 del mattino. «Sono un vecchio professore in pensione - scherza quando ci rivolgiamo a lui - anche se lavoro a Torino». Non è di cattivo umore il professor Giuseppe Basso, già direttore della clinica di oncoematologia pediatrica di Padova e presidente dell’Istituto di Ricerca Pediatrica Città della Speranza, sembra quasi prenderla con una sottile ironia. La fila, la città vuota, colpisce tutti coloro hanno avuto di attraversarla anche per pochi minuti, il professor Basso non è esente da questo tipo di sensazione. «Neppure durante la peste si sono viste così vuote le città come questi giorni».

Lei non la porta la mascherina: «Io la mascherina la l’ho portata per venticinque anni in reparto. Bisogna avere degli atteggiamenti normali anche se è chiaro che bisogna essere prudenti. Anche noi stiamo parlando a un metro e mezzo di distanza, come vede», ci dice. Quando si tornerà a una vita “normale”? «Credo che nel giro di una settimana calerà la frequenza del contagio. Un po’ alla volta raggiungeremo quindi la normalità, ma ci vorranno ancora un paio di mesi».Ha dei consigli da dare? «L’unico vero consiglio che voglio dare è di essere prudenti. Soprattutto per chi pensa di non averla avuta. Perché molti di noi probabilmente l’hanno avuta». Così chiarisce: «Parliamo di morti e di ammalati ma non abbiamo il denominatore, il numero esatto dei contagiati. Non sappiamo quante persone sono entrate realmente a contatto col virus. Quindi parlare di percentuali è davvero difficile in questo momento, nessuno lo può fare perché non ha strumenti per farlo».Non sembra così preoccupato: «Da un certo punto di vista mi preoccupano di più le conseguenze che ci potrebbero essere successivamente, dopo la fine di tutti le restrizioni, che è poi la preoccupazione manifestata dal Presidente degli industriali. Pensiamo anche solo al turismo. Venezia non è mai stata così vuota. Neppure durante la peste. Questo mi lascia un po’ perplesso. Ma con la peste morirono venti, trentamila persone. In una città di cinquantamila. Non mi pare questo il caso».

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