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«Detenuti barricati nelle celle del Due Palazzi e spedizioni punitive»: la denuncia del sindacato

Giovanni Vona, segretario nazionale del Triveneto del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, racconta: «Tre detenuti di diversa nazionalità, uno dei quali italiano, si sono barricati nella stessa cella. Solamente in serata, dopo una lunga opera di mediazione attuata dal personale della Polizia Penitenziaria ed anche a seguito dell'intervento del magistrato di sorveglianza, hanno desistito»

Estemporanea e pericolosa protesta ieri, lunedì 29 maggio, nella Casa di reclusione di Padova. A riferire quanto avvenuto è Giovanni Vona, segretario nazionale del Triveneto del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria: «Tre detenuti di diversa nazionalità, uno dei quali italiano, si sono barricati nella stessa cella. Solamente in serata, dopo una lunga opera di mediazione attuata dal personale della Polizia Penitenziaria ed anche a seguito dell'intervento del magistrato di sorveglianza, hanno desistito dalla protesta, che sembra avere origine dal voler essere trasferiti a tutti i costi in altra struttura».

Carcere

Il sindacalista del Sappe evidenzia che questo grave evento critico «conclude una settimana in cui nella Casa di reclusione di Padova si sono registrati tutta una serie di eventi pazzeschi, tra cui spedizioni punitive tra detenuti che molto probabilmente si contendono la predominanza del comando all'interno del carcere. Un detenuto per le violenze subite ha riportato diverse fratture. Si registra anche una aggressione nei confronti di un agente che per fortuna non accusa nulla di grave». Vona denuncia, infine, che «la situazione al carcere di Padova è allarmante anche perché anche nelle scorse settimane altri agenti hanno subito aggressioni da parte della popolazione detenuta. Il personale è sempre meno, anche a seguito di questi eventi ormai all’ordine del giorno. Prevediamo un’estate di fuoco se non si prenderanno immediatamente provvedimenti concreti e risolutivi. La reclusione padovana sta vivendo uno dei periodi peggiori. Sembra snaturata l’identità stessa della struttura, che è diventata una casa circondariale. Troppa promiscuità tra detenuti con diverse condanne. Circa 630 sono i detenuti reclusi. Tanti sono i detenuti con fine pena breve (anche di poche settimane) che vengono trasferiti alla Casa di reclusione patavina e che molto probabilmente sono questi a creare le criticità di questo ultimo periodo, proprio perché nella reclusione trovano quell'ambiente più favorevole per chi non ha nulla da agganciarsi a una attività di recupero sociale dedicata a quei detenuti con lunghe pene. Inoltre, la cornice di tutta questa violenza è quella di una carenza di personale di Polizia Penitenziaria che supera le 100 unità. Il personale è allo stremo e, pur lavorando più di 10/12 ore al giorno, non riesce più a garantire i livelli minimi di sicurezza. Fino a quando potrà reggere questa situazione?».

«Situazione critica»

«La situazione è sempre più critica - dichiara Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria Sappe - a causa di una popolazione detenuta refrattaria al rispetto delle regole, abituata da anni alla consapevolezza che tutto gli è dovuto. Chiediamo l’immediata applicazione dell’articolo 14 bis dell’ordinamento penitenziario, che prevede restrizioni adatte a contenere soggetti violenti e pericolosi. Sarebbe opportuno dotare al più presto la polizia penitenziaria del taser o, comunque, di altro strumento utile a difendersi dalla violenza di delinquenti che non hanno alcun rispetto delle regole e delle persone che rappresentano lo Stato». Per il leader del Sappe «quanto accaduto nella Casa di reclusione di Padova dovrebbe far capire ancora di più come e quanto è particolarmente stressante il lavoro in carcere per le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria e dei Nuclei Traduzioni e Piantonamenti che svolgono quotidianamente il servizio con professionalità, zelo, abnegazione e soprattutto umanità, pur in un contesto assai complicato per il ripetersi di eventi critici».

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