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In difesa del fegato: nasce a Padova la Rete Epatologica Veneta

Peggiorano le abitudini dei veneti: obesità, sedentarietà, eccessivo consumo di alcol e dieta ricca di zuccheri e grassi sono responsabili dell’aumento delle malattie del fegato. La nostra regione registra 2.545 casi prevalenti di tumori del fegato accertati e 899 nuovi casi ogni anno

Efficace stratificazione della popolazione legata allo stato di salute, innovazione organizzativa e digitale e collegamento tra i principali attori dai centri ad alta specializzazione a quelli di 1° e 2° livello fino alla medicina territoriale attraverso una Rete clinica efficiente: su questi tre principi si costituisce la Rete Epatologica Veneta con l’obiettivo di migliorare la presa in carico dei pazienti con malattie del fegato, per gestire in modo ottimale i percorsi di cura, per migliorare la qualità di vita dei pazienti e per ridurne la mortalità. Un modello italiano per rispondere ai bisogni di cura dei pazienti e per prevenire le malattie del fegato.

Obesità, psicofarmaci e alcol

Sono, infatti, peggiorate le abitudini degli italiani: l’obesità in Italia interessa quasi la metà degli adulti e almeno un terzo dei bambini (la quota è pari all’11,5% (maschi 12,3%, femmine 10,8%) mentre nella popolazione adulta la quota di sovrappeso è del 36,1% (maschi 43,9%, femmine 28,8%), evidenziando un trend in costante crescita (dati Istat, 2021); è aumentato il consumo di psicofarmaci (i dati Ocse parlano di un aumento tra il 2000 e il 2019 del 14%) e di bevande alcoliche (oltre 8,6 milioni di persone sono a rischio di dipendenza, circa 800.000 minorenni e 2,5 milioni di over 65 persone sono a rischio per patologie e problematiche correlate); inoltre si conduce una vita troppo sedentaria; tutto questo a scapito del fegato che presenta il conto: cirrosi (si stimano 14.600 persone in Veneto e 1.000 decessi ogni anno) che può portare a gravi complicanze come ascite, insufficienza renale, encefalopatia epatica, ipertensione portale, varici esofagee, peritonite batterica spontanea, fino ad arrivare all’epatocarcinoma. Inoltre i pazienti con malattie epatiche non vengono riferiti tempestivamente allo specialista con conseguenze importanti: disabilità, ripetute ospedalizzazioni e costi relativi molto più alti di quelli sostenuti per i malati con scompenso cardiaco, con BPCO riacutizzata e con stroke. Il quadro è presentato dagli esperti, all’evento “Istituzione Rete Epatologica Veneta. Come consolidare una realtà assistenziale di eccellenza”, organizzato da Motore Sanità.

Azienda Ospedaliera

Così Giuseppe Dal Ben, Direttore Generale dell'Azienda Ospedaliera: «Il tema della rete è un tema che dibattiamo da anni, che stiamo realizzando non sempre facilmente nei nostri territori, nelle nostre realtà sanitarie, socio-sanitarie e assistenziali ed è il modo con cui ci stiamo approcciando con quello che è il concetto di presa in carico del paziente con la logica di mettere la persona al centro. La sfida – spiega Dal Ben - è fare squadra per realizzare questa rete, un progetto che è partito nel 2021 grazie alla volontà dei professionisti del settore, nel 2022 è stato elaborato e poi a fine 2022 approvato; oggi lo stiamo mettendo a terra con la proposta alla Regione di istituire il gruppo di lavoro che lo svilupperà al meglio nelle sue varie dimensioni. Pensiamo di essere tali e bravi da poter essere un esempio a livello nazionale».

Rete epatologica

Come spiega il Professor Paolo Angeli, Direttore della Clinica Medica 5 dell’AOU di Padova e Coordinatore della Rete Epatologica Veneta, «la Rete Epatologica Veneta nasce per rispondere a questi bisogni. Si tratta della prima Rete Epatologica in ambito nazionale ad essere deliberata da una regione ed è la prima creata sulle Linee Guida dell’AISF, (Associazione Italiana per lo Studio del Fegato). La rete si propone di garantire ai pazienti con malattia epatica della nostra regione equità, tempestività e continuità nel percorso di diagnosi e cura superando le difficoltà che attualmente esistono nella diagnostica precoce e nelle modalità operative di referral alle strutture specialistiche». Aggiunge Fabio Farinati, Direttore Dipartimento di Scienze chirurgiche oncologiche e gastroenterologiche dell'Università di Padova: «L'attivazione della Rete Epatologica Veneta costituisce un passo sostanziale per garantire all'utente della sanità la migliore assistenza indipendentemente da dove abiti e da quali siano le sue capacità di muoversi all'interno della Regione. La rete garantisce, infatti, lo scambio di informazioni e di capacità gestionali fondamentale per mettere a disposizione del paziente il miglior percorso diagnostico terapeutico senza che debba, salvo eccezioni, essere accentrato in strutture Hub. Questo è particolarmente rilevante per le patologie di cui noi ci occupiamo direttamente, quali i tumori del fegato, per i quali l'Azienda Ospedale Università di Padova è centro di riferimento, o il trapianto di fegato. Negli anni sono state messe in atto una serie di iniziative tese a creare collaborazioni tra i vari Centri che garantissero una valutazione concordata delle problematiche epatologiche complesse ma ora, con l'avvio della Rete, queste collaborazioni troveranno una strutturazione che garantisce ai pazienti e agli operatori di Hub, Spoke e sul territorio la certezza di partecipare ad un processo gestionale di alta qualità».

Veneto

In Veneto erano già presenti alcune reti assistenziali: quella gastroenterologica per le urgenze endoscopiche di primo livello dal 2010 o le piattaforme “Ottimo” e “Navigatore” per il trattamento delle epatiti virali attive rispettivamente dal 2013 e 2015, nonché il progetto “Referral” per segnalare i pazienti con malattia epatica avanzata al Centro Trapianti di Padova. «Seguendo le suddette caratteristiche, la Rete Epatologica Veneta prevede un insieme di strutture e di professionisti specializzati nella diagnosi, nella cura e nella gestione delle malattie del fegato, con l'obiettivo di fornire ai pazienti una cura completa e personalizzata attraverso l'utilizzo di approcci diagnostici avanzati e terapie innovative, oltre a supportare la prevenzione delle malattie epatiche attraverso la sensibilizzazione pubblica e la promozione di uno stile di vita sano” interviene il Professor Francesco Paolo Russo, UOC Gastroenterologia/UOSD Trapianto Multiviscerale, Azienda Ospedale-Università di Padova, che sul ruolo delle reti clinico-assistenziali aggiunge: “Sono essenziali per realizzare i programmi di equità di accesso ai percorsi diagnostici terapeutici (PDTA) e per contrastare le diseguaglianze assistenziali superando la frammentarietà dell’assistenza ed aumentando l’efficienza del sistema sanitario evitando sprechi di risorse e permettendo ai professionisti di sviluppare competenze distintive appropriate e coerenti con le funzioni svolte e compatibili con le potenzialità del contesto nel quale sono chiamati ad operare. Proprio in questa ottica, il Piano socio sanitario regionale 2019-2023, approvato con l.r. 28 dicembre 2018, n. 48, prevedeva l'istituzione di reti cliniche-assistenziali».

Fegato

Gli epatologi della Gastroenterologia e del Trapianto Multiviscerale dell’AOU di Padova si occupano da sempre della diagnosi, assistenza, cura e ricerca riguardanti le malattie acute e croniche del fegato con l’obiettivo di prevenirne l’evoluzione verso gli stadi avanzati e migliorare l’aspettativa e la qualità di vita dei pazienti. Gli specialisti gestiscono soprattutto malattie complesse: complicanze della cirrosi epatica, emorragie gastrointestinali, trombosi e coagulopatie, tumori primitivi del fegato e delle vie biliari e complicanze mediche del trapianto di fegato. Patrizia Burra, Direttore del Trapianto Multiviscerale Azienda Ospedale Università di Padova, spiega: «La gestione dei pazienti è multidisciplinare, vengono coinvolti anestesisti, infettivologi, nefrologi, chirurghi. L’attività di ricerca di base e di ricerca clinica si integrano nell’attività assistenziale a più livelli contribuendo alla realizzazione di un progetto diagnostico-terapeutico innovativo e personalizzato per ogni singolo paziente. Da sempre le nostre unità accolgono malati complessi da qualsiasi reparto della Regione del Veneto ma anche da fuori Regione. È stato formalizzato il progetto “Referral” dal 1° ottobre 2017, per regolamentare l’attività di invio dei pazienti da parte di altre Unità, resa tracciabile mediante creazione di un indirizzo e-mail dedicato (referral.trapianto@gmail.com) a cui poter riferire i pazienti che necessitano di trasferimento o di valutazione ambulatoriale. Si è quindi creata in questi 5 anni, una solida Rete Epatologica che comprende 60 unità di Gastroenterologia, Epatologia, Medicina Interna, Malattie Infettive sparse su tutto il territorio».

Abitudini peggiorate

Il territorio è la sentinella dei cambiamenti sociali. I medici di medicina generale ammettono che sono peggiorate le abitudini degli italiani in generale. «È aumentato il consumo di psicofarmaci e di bevande alcoliche (vino, birra, superalcolici anche consumati in unica occasione), dilaga la vita sedentaria e aumentano le persone obese e in sovrappeso, tutto questo a scapito del fegato che presenta il conto. I casi vanno individuati precocemente perché possono evolvere verso una epatopatia cronica o addirittura in cirrosi – spiega Maurizio Cancian, Segretario SIMG – Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie di Regione Veneto –. C’è bisogno di una educazione al consumo consapevole di alcol e in generale di aumentare la consapevolezza delle persone rispetto alle malattie del fegato. È quanto i medici di famiglia cercano di promuovere nei loro frequenti contatti, con le difficoltà legate al progressivo incremento dei carichi di lavoro e degli adempimenti burocratici, in attesa di una riorganizzazione. Anche la formazione va ripresa, così come vanno facilitati i contatti tra medici di medicina generale e specialisti ad esempio introducendo la possibilità del teleconsulto». Il Veneto registra 2.545 casi prevalenti di tumori del fegato accertati e 899 nuovi casi, ogni anno, secondo i dati del Registro Tumori Veneto. Così entra in gioco anche la Rete Oncologica che conta oltre 20 PDTA, il Molecular Tumor Board regionale e il neonato Coordinamento regionale delle attività oncologiche. «È importante che due reti comunichino in maniera attenta nel tempo al fine di garantire al paziente il percorso di cura migliore in setting diversi – spiega Alberto Bortolami, Coordinamento Regionale per le Attività Oncologiche (CRAO). La Rete Oncologica Veneta è legata per prossimità alle altre reti affini, quindi anche alla Rete Epatologica per quel che riguarda il tumore del fegato e i farmaci che possono avere una indicazione oncologica in questo setting specifico di pazienti».

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