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Di spalle alla Coppa del Mondo per guardare in faccia i diritti negati

Il portavoce di Amnesty International Italia, Riccardo Noury, alla Librosteria di Padova per presentare il suo libro, "Qatar 2022, I mondiali dello sfruttamento"

Il sabato in provincia di Treviso, a Villorba presso la libreria Lovat, poi a Padova alla Librosteria di via Savonarola. Prosegue quello che è un vero proprio tour che sta toccando tutta Italia, del portavoce di Amnesty International Italia, Riccardo Noury. Lo incontriamo a Padova, poco prima della presentazione del libro, Qatar 2022 - I Mondiali dello sfruttamento (ed. Infinito) mentre si sta giocando una delle tantissime partite di questo primo turno, nella fattispecie il match è Belgio - Marocco. Noury ha lo schermo alle sue spalle. «Non lo sto guardando il mondiale, non ho visto nulla perché sono sempre in giro. Ma anche lo stadio dove si sta svolgendo questa partita è stato costruito con il sudore e il sangue, di gente che è stata sfruttata». Il Guardian fu il primo giornale a parlare espressamente di quanto stava accadendo in Qatar. Si parla di seimila cinquecento vittime tra quelli che da tutta l'Asia sono accorsi per trovare un lavoro e mandare le rimesse alle famiglie. Il Qatar naturalmente nega ma perfino la Fifa ha dovuto fare piccole ammissioni di fronte all'evidenza. Amnesty International porta da anni avanti questa battaglia e ha cercato di coinvolgere le federazioni internazionali sensibilizzandole su quanto stava accadendo e sul perché non fosse la sede adatta per disputare un evento simili. La Coppa del Mondo di calcio è l'evento mediatico più seguito a livello planetario. «Il Qatar già da prima di quando le è stato assegnato, nel 2010, non rispettava i diritti umani. Un paese dove chi protesta viene incarcerato, dove la violazione dei diritti umani è all'ordine del giorno, la stampa non è libera e le donne non godono certo degli stessi diritti uomini, figuriamoci poi la comunità Lgbtqia+». Il grande evento sportivo consente a questi che sono veri e propri regimi di costruirsi una immagine che in realtà poi non corrisponde alla realtà. Il problema è che le federazioni sportive internazionali sembra quasi che li prediligano per organizzare eventi di grande portata. «E' una politica di pubbliche relazioni assai efficace. Organizzano gran premi automobilistici, come in Bahrain, la Coppa del Mondo e la Coppa d'Asia l'anno prossimo, sempre in Qatar. In Arabia Saudita "ospitano" ancora una volta la super coppa italiana.Tutti luoghi dove i diritti umani sono violati e vige la pena di morte». Lo chiamano sport washing, termine usato per descrivere la pratica di individui, gruppi, società o governi che utilizzano lo sport per migliorare la reputazione offuscata da illeciti. Il libro dedica un capitolo a questa pratica sempre più diffusa. Poi ci sono anche le relazioni alquanto pericolose tra oriente e occidente, come gli accordi tra Qatar e Francia all'epoca di Sarkozy. Ai tempi, poco prima del 2010 quindi, un fondo qatariota acquista la più importante squadra transalpina, il Psg, ma soprattutto gli emiri strappano la promessa che il voto francese alla Fifa sarebbe andato a loro momento di decidere a chi assegnare la Coppa del Mondo. «Poco dopo se ne sono andati insieme a bombardare la Libia di Gheddafi».  Librosteria Riccardo Noury

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