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Spazio peripersonale, anche i neonati lo percepiscono: la scoperta dell'Università di Padova

Lo studio è stato realizzato da un team di ricercatori dell’Università di Padova, dell’Unità Pediatrica dell’Ospedale di Monfalcone e dell’Università di Birmingham

Lo spazio, vicino e lontano, nasce con noi e forse lo percepiamo già prima di venire alla luce. Questo quanto emerge dallo studio "Identifying peripersonal space boundaries in newborns", pubblicato sulla prestigiosa rivista "Scientific Reports" da un team di ricercatori dell’Università di Padova, dell’Unità Pediatrica dell’Ospedale di Monfalcone (Gorizia) e dell’Università di Birmingham (Regno Unito).

"Spazio peripersonale"

Il cosiddetto “spazio peripersonale” è quella porzione di spazio più vicina al corpo e ha una fondamentale importanza nella nostra vita quotidiana, perché è all’interno di questa porzione di spazio che possiamo interagire con gli oggetti e le persone che ci circondano, così come difenderci da imminenti pericoli. Negli ultimi vent’anni, molteplici studi hanno dimostrato le numerose specificità di questa porzione di spazio indagandone le caratteristiche in gruppi sperimentali composti da partecipanti adulti. In particolare, recenti studi hanno dimostrato come questa porzione di spazio sia ben definita da specifici confini, che si creano grazie a meccanismi cognitivi capaci di integrare informazioni multisensoriali provenienti dall’ambiente con sensazioni tattili percepite sul proprio corpo. Nonostante la significativa importanza dello spazio peripersonale, nessuno studio finora aveva investigato il suo sviluppo nelle prime fasi dell’infanzia.

Lo studio

Questo studio ha coinvolto quasi 40 neonati, ai quali sono stati presentati dei suoni a diverse distanze dal corpo, accompagnati a dei lievi tocchi di pennello sulla fronte. È stato valutato come le loro capacità attentive siano modulate dalla stimolazione uditiva e tattile in base alla distanza percepita del suono, tramite la misurazione dei loro tempi di orientamento visivo. I dati raccolti hanno dimostrato che quando il suono è percepito entro una certa distanza dal corpo, i loro tempi di risposta visivi sono significativamente più rapidi rispetto a quando il suono è percepito a maggiore distanza. Questa “distanza critica” può essere considerata come il confine di un primordiale spazio peripersonale, che pertanto potrebbe esistere ed essere caratterizzato come una porzione speciale di spazio già poche ore dopo la nascita. Afferma la professoressa Teresa Farroni del dipartimento di Psicologia dello Sviluppo e della Socialiazzazione dell’Università di Padova e tra gli autori della ricerca: «La precoce capacità dei neonati di integrare informazioni multisensoriali potrebbe essersi sviluppata durante la gravidanza, grazie alla percezione di suoni in avvicinamento accompagnati da sensazioni tattili. Al tempo stesso, questa precoce competenza potrebbe a sua volta contribuire al futuro sviluppo dei neonati stessi, contribuendo ad orientare la loro attenzione verso gli eventi che hanno luogo all’interno dello spazio peripersonale stesso».

foto Teresa Farroni 2-1-2

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