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Giovedì, 28 Marzo 2024
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Vibrazioni sismiche ridotte del 50% senza attività umane: lo studio sul lockdown

Si tratta di un risultato che apre nuove prospettive nello studio dell'impatto dell'uomo sull'ambiente e nello sviluppo di nuove strategie per mitigarlo

Il Nord Italia è stata la prima regione europea a subire un quasi totale periodo di lockdown che ha interessato gran parte delle attività industriali e dei trasporti. Il nostro paese, grazie all'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), è anche uno dei pochi dotati di una rete sismometrica tra le più avanzate al mondo, con sensibili strumenti distribuiti su tutto il territorio nazionale, e che misurano ininterrottamente oscillazioni anche microscopiche del suolo.

Lo studio

Lo studio “The 2020 coronavirus lockdown and seismic monitoring of anthropic activities in Northern Italy”, realizzato da ricercatori italiani e francesi e pubblicato sulla prestigiosa rivista “Scientific Reports”, porta a interessanti risultati sul “rumore sismico di fondo”, ovvero sulle vibrazioni captate dagli strumenti ma non avvertibili dall'uomo. Spiega il prof. Jacopo Boaga del Dipartimento di Geoscienze dell’Università di Padova e co-autore dello studio: «Le circostanze inedite del lockdown, e la possibilità di accedere a un database così ampio, ci hanno permesso per la prima volta di misurare l'impatto che le attività umane hanno sulle vibrazioni sismiche della superficie terrestre. Le nostre osservazioni mostrano che il rumore sismico di fondo si è abbattuto di circa il 50%: un effetto molto grande che ha sorpreso sia noi che molti nostri colleghi. Il confronto tra segnale registrato prima e durante il lockdown ci ha permesso di identificare la quantità e la qualità del rumore sismico non dovuto a cause naturali (come sismi, movimenti gravitativi, sollecitazioni meteo-marine, ecc., naturalmente non influenzate dal lockdown), ma generato dall'uomo e dalle sue attività (fabbriche, aeroporti, traffico stradale e ferroviario, flussi turistici, ecc.)». Con il prof. Boaga hanno lavorato alla ricerca i colleghi Lapo Boschi e Valeria Cascone del Dipartimento di Geoscienze dell’Università di Padova. Lo studio, condotto in collaborazione tra Università di Padova, Istituto Isterre di Grenoble (Francia) e Ingv conferma che reti sismiche moderne possono essere utilizzate per monitorare, oltre all'attività tettonica del pianeta, anche attività umane: un risultato che apre nuove prospettive nello studio dell'impatto dell'uomo sull'ambiente, e nello sviluppo di nuove strategie per mitigarlo.

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