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Carne, rincari fino a +541,3% lungo la filiera: l'allarme di Cia Padova

A soffrirne di più, in proporzione, le stalle che si trovano nell’Alta Padovana: Trebaseleghe, Gazzo Padovano e San Pietro in Gu

Oggi una carcassa bovina costa come trent’anni fa: 4,60 euro al kg, a fronte delle 9mila lire che venivano pagate nel 1990, nonostante la fisiologica inflazione e l’aumento dei costi delle materie prime in agricoltura (fino ad un +30% per mais e farinacei utilizzati per i mangimi) nell’attuale periodo post-covid. Sonole stime di Cia Padova che lancia l’allarme.

Il mercato della carne

Il prezzo finale della carne di filetto, sugli scaffali dei supermercati padovani, è però di 29,50 euro al kg (in media), mentre il macinato viene, sempre in media, 9 euro al kg. I rincari lungo la filiera arrivano fino ad un +541,3% a causa di speculazioni che spesso rimangono difficili da intercettare. A soffrirne di più, in proporzione, le stalle che si trovano nell’Alta Padovana, l’area tradizionalmente più vocata al comparto. Secondo l’ultimo censimento Istat in Agricoltura, Trebaseleghe è il comune della provincia con più allevamenti di bovini: 101, per un totale di 10.324 capi. A seguire San Pietro in Gù – 77 allevamenti, 8.514 capi – e Gazzo Padovano, 87 allevamenti, 7.068 capi. Il fatturato complessivo, in tutta la provincia, è di oltre 30 milioni di euro all’anno. «I valori dei prezzi che stiamo registrando rivelano un quadro preoccupante – commenta il direttore di Cia Padova, Maurizio Antonini – Ai produttori vengono riconosciute delle cifre irrisorie, finiscono per lavorare in perdita. A lungo andare è a rischio il settore stesso della carne. Peraltro, sta aumentando la nostra dipendenza dall’estero». Si calcola che almeno il 50% delle carni presenti nei market siano di provenienza straniera. 

La contromisura

In questa congiuntura così critica, il via libera definitivo da parte dell’ultimo Consiglio dei Ministri al Decreto legislativo sulle pratiche commerciali sleali rappresenta, secondo Cia Padova, una prima contromisura al fine di contrastare il fenomeno: «Tale provvedimento consentirà, finalmente, una maggiore tutela ed equità nei rapporti contrattuali tra gli attori della filiera agroalimentare, offrendo agli imprenditori agricoli quegli strumenti necessari per migliorare la loro posizione negoziale rispetto agli altri operatori della filiera». Si tratta di un passo in avanti importante, atteso da molti anni e sostenuto fortemente da Cia, perché «permette anche in Italia di mettere un freno a rincari non giustificati, riequilibrando il percorso che va dalla terra alla tavola, passando attraverso la grande distribuzione. L’approvazione del decreto giunge in un momento davvero complicato per le aziende agricole, messe ko dall’aumento insostenibile dei costi di produzione – conclude Cia Padova - Sarà dunque garantita una più equa distribuzione del valore lungo la filiera, con un adeguamento dei prezzi rispetto alle maggiori spese sostenute dagli agricoltori stessi». 

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