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Quando il tumore al seno colpisce l'uomo: la storia di Roberto

«Mentre stavo facendo la doccia mi sono accorto che qualcosa non andava. Fortunatamente mi sono mosso subito: adesso ho vinto la prima battaglia, spero di vincere la guerra»

Non solo donne. Il tumore al seno viene considerato una malattia prettamente femminile, in realtà può svilupparsi anche nei maschi nonostante l’incidenza sia molto rara, stimata nello 0,5% di tutte le neoplasie alla mammella. Pure nell'uomo, infatti, sono presenti piccole quantità di tessuto mammario che, come succede nella donna, possono mutare e dare il via alla formazione del cancro e alla sua successiva diffusione negli organi a distanza. Ogni anno si stimano a livello italiano circa 500 nuovi casi di tumore della mammella che colpiscono gli uomini, contro gli oltre 50.000 delle donne.

Roberto

Uno di questi è Roberto, 74 anni, residente a Legnaro in provincia di Padova: «Era l’estate del 2019 - racconta - quando, sotto la doccia, ho sentito manualmente un piccolo nodo sul torace. Ho subito fatto un’ecografia, dalla quale è emerso che c’era qualcosa, poi approfondito con la mammografia, e là i medici dell’Istituto Oncologico Veneto hanno scoperto il tumore. Nel giro di pochi giorni sono stato sottoposto a intervento chirurgico e mi hanno asportato tutto quello che c’era da togliere. Per fortuna la malattia era localizzata. Adesso sono sempre monitorato, mi sottopongo a controlli ogni sei mesi e tutti i giorni prendo una pastiglia. Sono trascorsi due anni da quel giorno di inizio settembre quando, scoprendo il cancro, presi paura, ma non mi sono perso d’animo. Adesso continuo a lottare: ho vinto la prima battaglia, spero di vincere anche la guerra». Mai trascurare i messaggi che il corpo dà: questo è l’insegnamento che ha tratto Roberto, pensionato, nonno di due nipotini. «Non bisogna mai sottovalutare i segnali che il nostro organismo ci lancia. Io mi sono accorto di quel nodo dalla sera alla mattina, e fortunatamente mi sono mosso subito. Allo IOV sono stati fantastici, e continuano ad esserlo».

Iov

«Nell’uomo il rischio di carcinoma della mammella è molto basso anche se non assente. Se poi è presente una mutazione genetica come quella del BRCA 1 o 2, tale rischio aumenta anche di 10-20 volte. Per questo non vanno sottovalutate - sottolinea la dottoressa Stefania Zovato, responsabile dell'Uosd Tumori ereditari dello Iov - la possibilità e l’opportunità di estendere il test genetico per tali mutazioni, quando note in famiglia, anche ai soggetti maschi di quel nucleo familiare e di eseguire lo stesso a tutti gli uomini con diagnosi di carcinoma alla mammella». Aggiunge il direttore generale dell'Istituto Oncologico Veneto, Patrizia Benini: «Oggi è la Giornata mondiale per la prevenzione del tumore al seno, istituita per sensibilizzare le donne sull'importanza della prevenzione nella lotta al tumore al seno, confermandosi la neoplasia più diffusa nel genere femminile. Ma come ben vediamo la malattia non è esclusiva prerogativa delle donne, avendo anche un’incidenza, seppur molto bassa, tra gli uomini. La cultura della prevenzione deve essere quindi promossa a tutti i livelli, senza distinzioni di genere. I progressi della ricerca per la diagnosi e la cura del cancro al seno hanno portato oggi all’87% la sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi. Porre l'attenzione a piccoli segnali, come ad esempio l'insorgenza di un nodulo nella zona mammaria, mette in sicurezza anche gli uomini da una malattia potenzialmente seria e accresce le possibilità di guarigione».

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