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«Per me è stato un grandissimo onore»: il saluto del professor Opocher all'Istituto Oncologico Veneto

«Sono passati otto anni da quando ho iniziato a fare il direttore scientifico dell’Istituto Oncologico Veneto, per me è stato un grandissimo onore, in un momento in cui la ricerca oncologica ha avuto un enorme sviluppo: con la medicina personalizzata, la profilazione genomica e l’immunoterapia»

«Sono passati otto anni da quando ho iniziato a fare il direttore scientifico dell’Istituto Oncologico Veneto, per me è stato un grandissimo onore, in un momento in cui la ricerca oncologica ha avuto un enorme sviluppo: con la medicina personalizzata, la profilazione genomica e l’immunoterapia». Il professor Giuseppe Opocher va in pensione e saluta così l’Istituto Oncologico Veneto Irccs, dove ha lavorato per anni fianco a fianco di medici e ricercatori nella lotta contro il cancro.

Giuseppe Opocher

Dal laboratorio alla cura, Opocher ha visto germogliare migliaia di percorsi di scoperta nel campo dell’Oncologia. Come un “buon padre di famiglia”, in questi anni, ha accompagnato lo Iov verso una continua crescita. Oggi il professor Opocher lascia via Gattamelata con il sorriso e con la consapevolezza di aver contribuito a rendere l’Istituto un centro di eccellenza. Per salutare e ringraziare tutto il personale dello Iov, ha inviato via mail un video messaggio. Dichiara il direttore generale, Patrizia Benini: «Nella ricerca scientifica sono riposte le speranze dei nostri pazienti. È un’attività che si basa su regole precise che consentono di arrivare a un risultato affidabile, oggettivo e riproducibile. In ambito oncologico, il rapido trasferimento di terapie innovative dal laboratorio al paziente, garantisce nuove opportunità di cura che cambiano il percorso della malattia e la qualità della vita. Al professor Opocher vanno i miei più sentiti ringraziamenti, per tutto quello che ha fatto finora per l’Oncologia e per il nostro Istituto». Giuseppe Opocher, 70 anni, è originario di Treviso. E’ sposato da 45 anni con Paola Fontana, ha tre figli e sei nipoti. Si è formato alla scuola del professor Mario Austoni, ha lavorato con il professor Mantero contribuendo allo sviluppo dello studio della patologia surrenalica in Italia. Assistant Professor presso l’Università di California di San Francisco con il professor Biglieri nel 1986, ha collaborato per diversi anni con Hartmut Neumann di Friburgo e Mercedes Robledo, del CNIO di Madrid: insieme a loro ha approfondito molti aspetti, genetici e clinici del feocromoctima/paraganglioma, contribuendo alla scoperta dei geni TMEM127 e MAX. Opocher è arrivato allo IOV nel 2008: al Busonera ha fondato e diretto l’Unità per i Tumori Ereditari e Endocrinologia Oncologica. Nel 2013 è stato nominato Direttore Scientifico facente funzione, nel marzo 2016 è arrivata la nomina a Direttore Scientifico dal Ministero della Salute.

Iov

Da allora l’Istituto di via Gattamelata ha visto costantemente incrementare la produzione scientifica, le sperimentazioni cliniche e la qualità assistenziale, da cui la sempre migliore valutazione del Ministero ha portato ad un costante incremento del finanziamento per la Ricerca Corrente. Le linee di ricerca dello Iov in questi anni si sono concentrate su: Oncologia sperimentale; Immunologia dei tumori; Genomica Oncologica e Big Data; Ricerca clinica, traslazionale e terapie innovative; Nuovi modelli organizzativi: PDTA ed indicatori. «Il numero ed il valore delle pubblicazioni scientifiche sono nettamente cresciuti – sottolinea Opocher - solo lo scorso anno abbiamo registrato un aumento del 50% rispetto al 2019. Siamo partiti nel 2010 con finanziamenti per due milioni di euro, per poi raddoppiare nel 2020 a quattro milioni di euro. Una soglia che verrà ulteriormente aumentata tra pochi giorni, grazie agli ultimi risultati comunicati al Ministero». Lo Iov quindi si distingue per i progressi ottenuti nella ricerca sanitaria che richiede sempre maggiori investimenti, questo grazie anche agli oltre 50mila cittadini che, ogni anno, sottoscrivono la quota del Cinque per Mille a favore dell’Istituto. «Lo Iov si è sviluppato in termini di ricerca scientifica anche per la aumentata disponibilità di spazi, importante infatti la Torre della Ricerca, dove lo Iov occupa il settimo piano. Qui hanno trovato posto i laboratori di ricerca traslazionale, oltre che il laboratorio delle cellule tumorali circolanti, con tecnologie di alto livello. È presente la piattaforma di genomica, che vivo un po’ come una mia creatura. L’anno prossimo sarà disponibile un super-sequenziatore che ci consentirà di realizzare a pieno la profilazione molecolare del tumore all’inizio della diagnosi, ma anche nel corso della malattia, attraverso biopsia liquida. Ciò apre a grandi prospettive».

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