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Sanità pubblica, sono 12 padovani i pionieri italiani dello “smart working”

Dodici lavoratori tecnici e amministrativi provenienti da diverse articolazioni dell'Ulss 6 Euganea: sono loro i primi “lavoratori agili” della sanità pubblica italiana

A casa come in ufficio: sono dodici lavoratori tecnici e amministrativi provenienti da diverse articolazioni dell'Ulss 6 Euganea i primi “smart workers” della sanità pubblica italiana

Smart working

Si tratta di dipendenti che beneficeranno in via sperimentale - grazie a un protocollo operativo apripista a livello nazionale e condiviso con le sigle sindacali - dell’istituzione del lavoro “agile” secondo un modello innovativo: i 12 lavoratori alterneranno lavoro a distanza (massimo due giorni a settimana) e lavoro in ufficio, secondo le modalità previste in ciascun progetto e in modo da non perdere i rapporti sociali e lo “spirito di squadra”. Gli strumenti tecnologici utili al “lavoratore smart”, forniti dall’Ulss stessa, consistono in un Pc portatile sul quale saranno installati gli applicativi necessari,e nella connessione alla rete Internet. In sanità pubblica si tratta di una rivoluzione culturale. La prestazione lavorativa resa con la modalità agile è integralmente considerata come servizio pari a quello reso presso le sedi abituali (compresa la tutela contro gli infortuni e le malattie professionali) ed è considerata utile ai fini degli istituti di carriera, del computo dell'anzianità di servizio, nonché dell'applicazione degli istituti relativi al trattamento economico accessorio. La sperimentazione durerà sei mesi, rinnovabili. Ma già si sta pensando di estendere l’opportunità anche ai dipendenti dell’area sanitaria, quelli che svolgono attività che, pur inquadrate come socioassistenziali e di cura, non richiedono contatto diretto con i pazienti e non prevedono l'utilizzo costante di strumentazioni non utilizzabili da remoto.

Le testimonianze

Commenta Elisa Baggio, impiegata nel settore risorse umane: «Lavoro da 12 anni in Ulss e ho due due bambini piccoli, uno che va all’asilo, l’altro alla scuola elementare. Per me poter lavorare anche da casa è una cosa grandissima. Del resto il mio ruolo si sposa molto bene con la filosofia dello “smart working” e sono orgogliosa che il mio datore di lavoro mi abbia dato questa opportunità, concedendomi fiducia». Elisa sbrigherà pratiche, controllerà cartellini, fornirà consulenze pur stando due giorni alla settimana nel suo domicilio. Aggiunge Matteo Scarpellini, 33 anni, project manager e papà di un bambino di un anno e mezzo: «Mi occupo di redigere documenti, elaborare dati, stendere progetti, monitorare processi aziendali, attività queste che potrò parzialmente svolgere rimanendo a stretto contatto con la famiglia, conciliando tempi e modi di lavoro con i miei affetti».

Il commento

Così Domenico Scibetta, direttore generale dell'Ulss 6 Euganea, commenta questa novità: «Qual è il prerequisito fondamentale da cui siamo partiti per predisporre questa nuova modalità di lavoro 4.0? La fiducia. Fiducia che si traduce in autonomia e sana responsabilità riconosciuta ai collaboratori. Le altre parole chiave di questa nuova filosofia manageriale sono personalizzazione, flessibilità, autonomia, virtualità e maggiore responsabilizzazione del singolo nel raggiungimento dei risultati: si tratta di un modo contemporaneo per pianificare il lavoro andando incontro ai dipendenti e alla loro necessità di conciliare occupazione e famiglia. Questa novità va così ad incrementare il benessere dei lavoratori e a migliorare il clima aziendale»

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