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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Storia di Anton, italiano d'Ucraina che restituisce quel che gli hanno tolto

Con l'Associazione Arcobaleno grazie alla quale è stato adottato nel 1999 ha organizzato una raccolta di materiale che sta raggiungendo orfanotrofi come quello da cui proveniva. Non il suo però, è andato distrutto dai bombardamenti

«Cosa vuoi, la vita è così. Io sono arrivato qui a Padova che avevo due anni, grazie alla Associazione Arcobaleno onlus di Padova. Altri che erano con me non hanno avuto la stessa fortuna e sono lì ora, qualcuno addirittura al fronte». Anton ha 25 anni ed è stato adottato da una famiglia padovana: «Sono fortunato, io ne sono consapevole». E’ arrivato ad aprile del 1999 e da quel giorno non è mai più tornato in Ucraina: «Fa male sapere che gli altri che erano con me non hanno avuto la fortuna di trovare una famiglia. Io sono qui e loro sono lì. La vita è così», dice tradendo una certa emozione.

Ucraina

«Con altri ragazzi che hanno storie simile alla mia abbiamo creato una chat dove scambiamo le informazioni. A volte arrivano anche cose macabre – le definisce proprio così, Anton – la guerra è davvero terribile. Come si può non pensare con emozione a quello che accade lì, è dove sono nato. Io come tanti altri ragazzi che arrivarono qui con me. Proprio quest’anno avevamo deciso, con un paio di amici, di andarci per le vacanze estive, invece…». Non ci sei mai più tornato? «Mai, e pensare che quando ci tornerò troverò tutto distrutto». Anton non ha rinunciato al secondo passaporto, quello ucraino. Tanti che hanno storie simili alla sua hanno fatto la stessa scelta e così non possono andare a dare una mano, ad aiutare, perché sarebbero chiamati a combattere.

Aiuti

Anton non si è dato per vinto e si è dato da fare per far arrivare ugualmente aiuti alla popolazione civile ucraina. «Ho deciso di contribuire con quello che potevo. E proprio insieme a Bruna Rizzato, la presidente della Associazione, e all’ente Eanet per le adozioni che ho deciso di rendere i locali della nostra agenzia (Primarete Viaggi e Vacanze) come punto di raccolta e di stoccaggio di merci destinate all’emergenza Ucraina. La presidente Bruna Rizzato è in contatto con il responsabile dell’orfanotrofio di Leopoli che è stato svuotato per renderlo centro di prima accoglienza e assistenza per gli ucraini che non riescono ancora a passare il confine. Oggi ( venerdì 15 aprile n.d.r.) è partito un camion pieno di aiuti da qui in agenzia con tutti gli aiuti ricevuti da quando abbiamo deciso di far partire l’iniziativa “Nest: Eanet Emergenza Bambini Ucraina” la merce arriverà prima a Lviv e poi a Vinnytsia. Da inizio Emergenza Ucraina abbiamo raccolto materiali necessari come: Cibo a lunga conservazione possibilmente non in confezioni di vetro, omogeneizzati e cibo per bambini, pantofole e scarpe bambino e donne, candele fiammiferi, materiale per igiene personale e per igiene ambienti, asciugamani e salviette, salviette di carta, disinfettanti vari (gel, alcool, ecc.), torce e relative batterie, farmaci di base, Tachipirina (pacetamolo), Brufen, Ibuprofene, Aspirina, Ranitidina ,Cerotti e garze e Vitamina C».

Radici

«Il mio orfanotrofio – lo chiama così quello in cui stava lui - è quello di Mykolaiv a sud dell’Ucraina, vicino ad Odessa. Una volta presa Mykolaiv i russi hanno strada libera, via terra, per raggiungere Odessa. Da lì non abbiamo più notizie, anzi da quel che sappiamo potrebbe essere stato completamente distrutto». Per questo gli aiuti arriveranno a quelli di Lviv e Vinnytsia. La possibilità, alta a dire il vero, che l’istituto dove erano ospiti i bambini come Anton, a Mykolaiv, oggi non ci sia più, cancella l’unica vera “radice” che avevano. Fa anche questo la guerra. Spezza l’unico filo che lo unisce alle sue origini. Odori, sapori, colori che ha visto e sentito lì sono le cose che lo legano alla sua infanzia e alla sua terra. Non ha altro. Genitori inesistenti. Abbandonato alla nascita. Adesso quell’orfanotrofio è distrutto. Non esiste più. Nessuna possibilità di recuperare le sue origini. Nessuna.

Putin

Prima di salutarci fa lui una domanda, che rimbalza su chi scrive e torna al mittente: «Non mi hai chiesto se ce l’ho con i russi. Ovviamente no. Credo anzi che anche loro sono vittime di Putin. La guerra non è Russia Ucraina, la guerra è Putin Ucraina. Io ho viaggiato tanto, per lavoro, conosco e ho conosciuto tanti russi, a me spiace per loro. Un popolo che purtroppo pagherà i crimini che Putin sta commettendo».

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