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Studenti, politici e attivisti in piazza per chiedere corridoi umanitari per i profughi afghani

Partita una raccolta fondi per sostenere le associazioni locali con cui in tanti anni si sono costruite relazioni. Le testimonianze degli afghani sfuggiti ai talebani che si sono rifatti una vita qui

Sono stati la Rete degli Studenti Medi Padova e Studenti Per Udu Padova ad aver organizzato l'appuntamento sotto Palazzo Moroni. Alle 15 e 30, nonostante il caldo e il sabato d'agosto circa un centinaio di persone ha partecipato all'iniziativa dal nome Corridoi umanitari subito! Padova per Kabul. In piazza anche la consigliera regionale Elena Ostanel e l'assessora alle politiche sociali Marta Nalin e la consigliera comunale Margherita Colonnello. Anche l'assessora Francesca Benciolini ha aderito alla manifestazione. Tra le tante persone presenti anche qualche afghano che vive a Padova. Significativo sentire le loro storie, danno l'idea del perché si può arrivare ad atti disperati come cercare di salire su aereo che sta per decollare, tanto per essere chiari. 

Reza vive da dieci anni in Italia. E' un Hazara, sono circa il 9% della popolazione complessiva e da troppo subiscono quello che è un vero e proprio genocidio. I talebani sunniti, loro sciiti, difficile pensare a un domani tranquillo per loro in Afghanistan. Per questo più di dieci anni faa è arrivato qui. Fa l'operaio da circa un decennio, sempre nella stessa azienda, a Saccolongo. «All'inizio mi guardavano strano i colleghi, soprattutto uno col quale ora invece è quello con cui sono più legato. Anche se siamo in ferie mi ha chiamato per sapere come sta la mia famiglia che è ancora lì». C'è molta vicinanza, ci fa capire. «All'inizio l'equazione afghano talebano era immediata, ci si mette un po' a far capire che loro a noi ci perseguitano. Oggi io sto qui ma ho fratelli e nipoti in Afghanistan e sono tanto preoccupato». La figlia ha scritto una lettera, che ci mostra, per chiedere aiuto per i suoi zii che corrono un grosso pericolo. Il precipitarsi della situazione ha reso difficili anche le comunicazioni, tra qui e il suo Paese d'origine. La preoccuopazione è tanta. 

La storia di Goubaldin l'abbiamo raccontata qualche giorno fa. Anche lui in Italia si è riuscito a costruire una vita, ma l'ansia per i suoi famigliari, soprattutto per le sue cinque sorelle, non lo lascia tranquillo. E vorrebbe portarle qui. Al microfono si sono alternate diverse, soprattutto giovani ma non è mancata la presenza delle istituzioni.

La consigliera regionale Elena Ostanel e l'assessora Marta Nalin hanno spiegato come ci si sta preparando ad accogliere chi sta già arrivando e soprattutto per prepararsi a una emergenza che non potrà che crescere. Unanime la richiesta di corridoi umanitari mentre è partita una raccolta fondi per sostenere le associazioni locali con cui in tanti anni si sono costruite relazioni.  

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