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Il 60% dei padovani ha cambiato abitudini a causa degli aumenti: lo studio di Ascom

Lo studio di Confcommercio, realizzato con Radar Swg, evidenzia come i rincari abbiano già cambiato le abitudini dei consumatori in percentuali che vanno dal 60 al 68%

Quanto (e come) incide sulle abitudini dei consumatori (e delle imprese) il drastico calo delle disponibilità economiche delle famiglie a seguito dell’aumento dei costi dell’energia e dell’inflazione giunta oggi al 6,7%? «Incide parecchio – conferma il presidente dell’Ascom Confcommercio di Padova, Patrizio Bertin – tanto che sarebbe doveroso, da parte del governo, pensare ad una sorta di “operazione fiducia” che preveda un aumento dei fondi emergenziali e la proroga delle moratorie bancarie e fiscali. Scelte da fare subito perché le imprese non possono reggere ad una situazione di crisi continua: prima la pandemia e poi, non in sostituzione ma in sovrapposizione, anche la guerra in Ucraina».

I dati

Lo studio di Confcommercio, realizzato con Radar Swg, evidenzia come i rincari abbiano già cambiato le abitudini dei consumatori in percentuali che vanno dal 60 al 68% per sport, consumi culturali, servizi alla persona, vacanze, trasporti, acquisti importanti, ristoranti e pizzerie, alimentari e prodotti per la casa e divertimento. Un po’ meno per la sanità che si attesta al 55% anche se il 17% afferma di non averlo ancora fatto ma che cambierà di sicuro abitudini in un arco temporale molto contenuto. A che cosa rinunciano i consumatori? Soprattutto allo sport, ai consumi culturali e gli acquisti importanti. Il 42% ha abbandonato palestre e calcetto, mentre il 41% non va più al cinema o ad una mostra ed il 40% rinvia a tempi migliori l’acquisto, ad esempio, dell’automobile. Riducono, con percentuali anche significative, la frequentazione al ristorante e alla pizzeria (54%), vanno meno dal parrucchiere (53%), limitano l’uso dell’auto (50%), contraggono le spese per la salute (49%) e anche il divertimento ne risente parecchio: il 43% ha ridotto le spese ma addirittura il 31% quelle spese le ha proprio depennate. E poi c'è il capitolo vacanze e alimentari-prodotti per la casa. Qui non si può parlare di rinuncia o riduzione, semmai di sostituzione. Agli alimentari-prodotti per la casa rinuncia all’acquisto il 5%, poi il 48% li riduce ed il 47% cerca soluzioni più economiche. In tema di vacanze, infine, il 34% ci rinuncia, la stessa percentuale cerca di spendere meno ed il 32% riduce i giorni. «D’altra parte – conclude Bertin – non potrebbe essere altrimenti se consideriamo che il 15,44% di piccole e medie imprese e di utenti domestici ha mandato insolute le bollette. Col rischio, che va scongiurato, di distacchi dalla rete di gas ed elettricità!».

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