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«Trattamenti conclusi con successo»: l'importante studio dello Iov sul tumore al colon retto

La combinazione tra farmaci e la cosiddetta "terapia a bersaglio molecolare" ha dato risultati positivi nella cura del tumore al colon retto metastatico

La combinazione tra farmaci e la cosiddetta “terapia a bersaglio molecolare” ha dato risultati positivi nella cura del tumore al colon retto metastatico nei pazienti over70: i risultati dello studio Panda condotto dal gruppo di ricerca sulle neoplasie gastroenteriche dell'Oncologia Medica 1 dell’Istituto Oncologico Veneto di Padova sono stati presentati al Congresso della Società Americana di Oncologia Clinica (Asco), che si è svolto in forma virtuale fino al 31 maggio.

Lo studio

Lo studio "Panda" è stato scelto tra centinaia di lavori dal Comitato scientifico di Asco e inserito come una delle nove “comunicazioni orali” della Sessione sul tumore del colon retto. Afferma Vittorina Zagonel, direttore dell’Oncologia Medica 1: «Nell’ambito dei tumori colorettali da anni lo Iov è tra i centri più importanti di ricerca e cura del nostro Paese. Dal 2010 ad oggi sono stati presi in carico dal nostro istituto oltre duemila pazienti affetti da tumore del colon metastatico. Questi pazienti, grazie alla sinergia con le eccellenze di patologia e chirurgia dell’Azienda ospedaliera di Padova hanno potuto beneficiare delle migliori opportunità di cura, grazie anche alla disponibilità di numerosi trials clinici. Attraverso un approccio multidisciplinare, garantiamo a questi pazienti i migliori risultati di qualità e quantità della vita». Nel 2019, in Italia, sono stati stimati quasi 50.000 nuovi casi di tumore del colon-retto (27.000 uomini e 22.000 donne), di cui circa il 40% sviluppa metastasi sin dall’inizio o nella fase di controlli post-chirurgici.

I risultati

Il progetto di ricerca Panda coinvolge ben 53 Oncologie d’Italia della rete Gono, dal Piemonte alla Sicilia, ed è coordinato dalla dottoressa Sara Lonardi responsabile del gruppo Neoplasie Gastroenteriche Iov. Sono confluiti all’Anatomia Patologica dell’Università di Padova i campioni biologici di 394 pazienti provenienti da tutt’Italia per effettuare lo screening molecolare. Nello studio Panda ne sono stati poi arruolati 183, tutti con età uguale o maggiore di 70. È stato valutato il trattamento con monoterapia (5-fluorouracile) in combinazione a panitumumab rispetto all’associazione standard di una doppietta di chemioterapia (Folfox) sempre combinata a panitumumab. Panitumumab è un anticorpo monoclonale che inibisce la proliferazione, differenziazione e sopravvivenza delle cellule tumorali di tumori senza mutazioni delle proteine Ras e Braf. Gli anticorpi monoclonali si possono paragonare a dei proiettili "intelligenti" capaci di arrivare direttamente al bersaglio, ovvero la cellula tumorale. Sottolinea la dottoressa Lonardi: «Fino ad oggi nessuno aveva valutato se un trattamento a due farmaci, Folfox, o uno con monoterapia, 5-Fluorouracile, entrambi associati a panitumumab come farmaco biologico mirato nel tumore privo di mutazioni di Ras e Braf, fossero adeguati in questo gruppo di pazienti anziani e fragili. Entrambi i trattamenti offerti ai pazienti hanno avuto successo, centrando l'obiettivo primario dello studio in maniera clinicamente e statisticamente significativa, e raggiungendo un tasso di risposta e una sopravvivenza libera da progressione di malattia simili a quelle attese nel paziente non anziano, con una buona tollerabilità. Questo studio sottolinea come sia possibile trattare in maniera ottimale anche il paziente anziano e fragile, purché vi sia una presa in carico dedicata, una accurata diagnosi molecolare, e vengano considerati adeguamenti di dose così come previsto dal protocollo».

Altre ricerche

I risultati dello studio Panda non sono stati gli unici ad essere presentati all’Asco, a firma dei ricercatori dello Iov. Altro importante lavoro, presentato come Poster nella stessa Sessione sul tumore del colon retto, proposto e coordinato dallo Iov all'interno del gruppo Gono, è stato lo studio Caracas, che ha valutato un trattamento di immunoterapia con avelumab, con o senza il farmaco biologico target cetuximab, nei pazienti con carcinoma squamoso dell'ano già progrediti a precedenti terapie. Anche questo un setting di cura molto difficile, dove ad oggi purtroppo non vi è nessun trattamento di provata efficacia. Sono stati inclusi 60 pazienti da 11 oncologie italiane, ottenendo risultati favorevoli nei 30 pazienti trattati con avelumab e cetuximab, braccio di trattamento che ha centrato l'obiettivo primario di ottenere risposta in almeno il 15% dei pazienti. Questo studio apre le porte a ulteriori ricerche sull'immunoterapia in questa neoplasia, ancora orfana di trattamenti efficaci. Lo studio Pegasus, Poster nei Trial in Progress, studio Internazionale coordinato ancora dalla dottoressa Sara Lonardi insieme a Ifom, è uno dei primi protocolli al mondo a proporre un trattamento adiuvante per il carcinoma del colon guidato dalla valutazione molecolare del Dna tumorale circolante, comparato con il trattamento classicamente scelto solo sulla base delle caratteristiche cliniche ed anatomo-patologiche. Lo studio, estremamente innovativo, è appena partito e permetterà di approfondire il ruolo di questa metodica estremamente promettente.

Patologia mammaria

Anche nella patologia mammaria Asco ha dato spazio ai ricercatori Iov, con lo studio Cher-Lob: un trial randomizzato che ha confrontato 3 diverse combinazioni di chemioterapia e farmaci a bersaglio molecolare anti-Her2 somministrate prima dell’intervento chirurgico in 121 pazienti con carcinoma mammario Her2-positivo. I 3 regimi di trattamento erano: chemioterapia associata a trastuzumab, chemioterapia associata a lapatinib, chemioterapia associata a trastuzumab e lapatinib (doppio blocco di Her2).  L’obiettivo principale dello studio era quello di valutare le percentuali di risposte patologiche complete con i diversi regimi di trattamento. Tali risultati sono stati presentati all’Asco del 2011 e successivamente pubblicati (Guarneri V et al, Journal of Clinical Oncology 2012) e hanno dimostrato un maggior tasso di risposte complete nel gruppo di pazienti che hanno ricevuto chemioterapia e doppio blocco di Her2. «Ad Asco 2020 abbiamo presentato l’aggiornamento dei risultati in termini di sopravvivenza libera da recidiva di malattia – spiega la dottoressa Valentina Guarneri, dell’Oncologia Medica 2 -. È stato confermato l’impatto favorevole dell’ottenimento della risposta patologica completa sulla prognosi: i tassi di sopravvivenza libera da recidiva a 5 anni sono risultati pari al 97% per le pazienti che sono andate incontro ad una risposta completa e al 73% per le pazienti che non sono andate incontro ad una risposta completa. Abbiamo poi osservato che la prognosi delle pazienti che hanno ricevuto chemioterapia e doppio blocco di Her2 è superiore a quella delle donne che hanno ricevuto chemioterapia con trastuzumab o lapatinib (tassi di sopravvivenza libera da recidiva a 5 anni del 86% e del 78%, rispettivamente), anche se il dato non raggiunge la significatività formale dal punto di vista statistico. Questa osservazione è comunque di rilievo in ottica di una strategia di personalizzazione del trattamento». La ricerca indipendente coordinata dallo Iov ancora una volta ha dimostrato di produrre risultati di qualità e soprattutto di rapido trasferimento nella pratica clinica, nell’ottica della missione istituzionale che si propone di portare l’innovazione al letto del paziente.

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