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Caso tamponi rapidi e Report, CoVeSaP: «Denunce da noi già espresse nel 2020»

Il Coordinamento Veneto per la Sanità Pubblica interviene sul vicenda scoppiata in Veneto dopo la puntata andata in onda su Rai Tre il 2 gennaio, che ha anche acceso lo scontro tra Luca Zaia e Andrea Crisanti

«La Rete dei Comitati di Cittadini Veneti in difesa della Sanità Pubblica intende sostenere e riaffermare con questo comunicato le denunce già espresse nel 2020 sulla gestione della Pandemia Covid nella Regione Veneto, a sostegno di quanto affermato dal Professor Andrea Crisanti e quanto rivelato dalla trasmissione televisiva Report del 02 gennaio 2023».

Villafranca

Sulla polemica divampata in questo inizio d'anno interviene ora anche il Coordinamento Veneto per la Sanità Pubblica (CoVeSaP), con una nota diffusa dal Comitato dell'Ospedale Magalini di Villafranca. Sotto i riflettori della trasmissione condotta Sigfrido Ranucci sono finiti i tamponi rapidi per la ricerca del Covid-19, e la loro efficacia, utilizzati nel corso della seconda ondata dell'autunno 2020 e adottati in seguito ad una procedura speciale in capo all'Azienda zero, per la quale è indagato il dottor Rigoli.  Vicenda che ha acceso lo scontro tra Luca Zaia e Andrea Crisanti, in seguito ad alcune intercettazioni del presidente veneto sul virologo, il quale ha poi replicato in alcune piccate interviste.  

L'esposto

«A tale proposito - prosegue la nota - ricorda che in data 17 dicembre 2020 CoVeSaP aveva presentato un esposto presso le 7 procure della Repubblica delle province venete, chiedendo di verificare se fossero state poste in atto dalla Regione Veneto tutte le misure necessarie per contenere la diffusione dell’epidemia, visto che il numero dei contagiati e dei decessi erano da settimane molto più alto della media nazionale. Nell’esposto si segnalava la elevata percentuale dei positivi al tampone molecolare circa il 20% dei soggetti testati, di gran lunga superiore alla media italiana, il numero dei ricoverati in terapia intensiva 349 e in area non critica 2694 anche questi dati assolutamente sopra la media nazionale, il numero dei deceduti che in quel periodo era di più di 100 al giorno e infine che di tutte le persone mancate dall’inizio dell’epidemia 4992, 1968, circa 2 su 5, erano degenti delle case di riposo. L’esposto a quanto ci risulta è stato archiviato da tutte e 7 le procure».

Comitati

La Rete dei Comitati di Cittadini Veneti in difesa della Sanità Pubblica incalza la Regione sia per quanto riguarda la gestione della seconda ondata, sia per gli attacchi mossi a chi contestava tale gestione. Aspetto ques'ultimo al centro della querelle tra Zaia e Crisanti: «Quello che CoVeSaP contestava era la mancata attivazione della “zona rossa”, provvedimento richiesto anche da molti altri soggetti tra cui il presidente della Provincia di Padova Fabio Bui , provvedimento adottato in Lombardia dove aveva drasticamente ridotto il numero dei contagiati e dei decessi.

Zona rossa

I motivi per chiedere la zona rossa sono stati ampiamente descritti in numerosi documenti, prese di posizione, poiché gli indicatori che permettevano di restare in zona gialla erano molto dubbi: i 1.000 posti letto di terapia intensiva, assolutamente virtuali, reali circa 700 come ammesso dallo stesso responsabile Sanità Veneta, dottor Flor, nella conferenza stampa del 4 gennaio 2021 e denunciato più volte dai rappresentanti dei Medici Anestesisti e Rianimatori; l’uso massivo dei tamponi rapidi che abbassava la percentuale dei soggetti positivi, già allora ampiamente criticati, di cui veniva contestata la documentazione scientifica a supporto e la scarsa affidabilità diagnostica, soprattutto per operatori ospedalieri e delle case di riposo; il “malfunzionamento “ del database regionale che ha classificato erroneamente, per un periodo imprecisato, i casi positivi come asintomatici.
Critichiamo anche l’uso del denaro pubblico in maniera poco appropriata, ricordiamo “il Sistema di tracciamento Veneto ENG-DE4Bios” mai utilizzato, gli incarichi ad avvocati esterni finalizzati a querelare esponenti politici che esprimevano critiche alla gestione regionale, come il consigliere comunale Carlo Cunegato o, come affermato nella trasmissione Report, anche lo stesso professor Crisanti»

Sanità pubblica

Dal CoVeSap chiedono dunque maggiore chiarezza su quanto accaduto e un maggiore confronto per il futuro, auspicando un rilancio della sanità pubblica: «Ricordiamo che esiste una Commissione Regionale di Inchiesta sulla gestione della seconda ondata della Pandemia in cui sono stati auditi molti soggetti: comitati dei parenti dei deceduti in casa di riposo, comitati in difesa della sanità pubblica tra cui CoVeSaP, sindacati medici e degli operatori sanitari, ed altri, che hanno presentato le loro denunce e documentazione dei fatti.
Auspichiamo che gli atti della commissione, come affermato, vengano inviati alla procura della Repubblica e che questi documenti e denunce vengano attentamente vagliati, al fine di stabilire con chiarezze le responsabilità e la evitabilità dell’ecatombe “seconda ondata pandemia covid” negli ultimi mesi del 2020 in Veneto.
Rivendichiamo la libertà di critica e di proposte da parte dei cittadini e degli operatori della sanità. Il confronto democratico non può essere sostituito dalle minacce o dalle querele. Oggi più che mai occorre un grande sforzo per rilanciare la sanità pubblica con il coinvolgimento di tutti gli operarori sanitari e dei cittadini».

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