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Tamponi rapidi, la difesa del professor Rigoli e dell'ex dg Simionato scritta nel "bugiardino"

Le difese: «Tenuti solo a fare un'indagine tecnica. Controllare che il kit del tampone fosse completo e corrispondesse a quanto indicato dal produttore». L'accusa sostiene invece servisse uno screening. Venerdì la decisione del tribunale sul rinvio a giudizio

Seconda udienza preliminare per l'ex direttore del laboratorio di microbiologia di Treviso, il professor Roberto Rigoli, indagato dalla Procura di Padova insieme all'ex dg di Azienda Zero, Patrizia Simionato. Devono rispondere di falso ideologico e di «turbata libertà di scelta del contraente». Un'udienza, che è cominciata alle 12 e 20 di lunedì 6 febbraio ed è terminata dopo più di sette ore. Ma la decisione, la gup padovana Maria Luisa Materia, se mandare a processo il dottor Roberto Rigoli e l’ex dg di Azienda Zero, Patrizia Simionato oppure o no, l'ha rimandata a venerdì 10 alle ore 12.

Tamponi rapidi

La vicenda, com'è noto, riguarda i test rapidi prodotti dalla ditta Abbott. Per il professor Rigoli affidabilissimi, ma la procura, il pm Benedetto Roberti nella fattispecie, gli contesta di non averli testati come imponeva il bando della Regione. E di questo la direttrice generale Simionato che era anche poi colei che ha dato l'ordine di acquisto per i due lotti da 900 mila e 1 milione e 260 mila euro, avrebbe dovuto essere stata consapevole. La difesa di Rigoli, da quanto si è potuto intuire visto che la seduta era a porte rigorosamente chiuse, si è concentrata sul fatto che il prodotto aveva già una sua certificazione, era infatti marchiato CE IVD e che lui avrebbe fatto solo delle verifiche al kit ricevuto in ospedale. 

CE IVD

Il marchio CE IVD indica che il prodotto è certificato dall'azienda produttrice, una delle più importanti al mondo, per fare esami diagnostici. Se il prodotto è già certificato dall'azienda produttrice e ha il marchio CE IVD, l'operatore non dovrà che attenersi rigidamente alle indicazioni d'uso. E anzi, se non ci si attiene alle regole indicate dalle ditta produttrice, che ha già fatto i test, il prodotto perde invece la certificazione di poter essere usato in diagnostica. E' come dire che non è assolutamente indicato fare dei test a prodotti già testati. Il prodotto è quindi garantito per potere stabilire una diagnosi. Se il kit è validato non spetta a chi lo compra fare alcun test. Semplificando, questo dice la legislazione europea in materia. Se si compra quindi un prodotto CE IVD, nel caso questo non funzionasse come garantito, la responsabilità non sarebbe comunque di chi l'ha acquistato ma di chi l'ha prodotto e messo sul mercato. 

Difese

Le difese, gli avvocati Alessandro Moscatelli e il collega Giuseppe Pavan, hanno sostenuto che loro, l'ex direttore del laboratorio di microbiologia di Trevisoe l' ex dg di Azienda Zero, Patrizia Simionato, erano tenuti solo a fare un'indagine tecnica. Controllare che il kit del tampone fosse completo e corrispondesse a quanto indicato nel bugiardino, mentre l'accusa sostiene che serviva uno screening. 

Rigoli

Il professor Rigoli lo incontriamo mentre sta per salire le scale del tribunale. L'udienza è al secondo piano e manca circa un quarto d'ora all'inizio. Il cappotto blu a coprire il vestito scuro, sale lentamente le scale. Sorride il professore e non ci nega qualche battuta. «Non mi sono mai piaciute le luci della ribalta, io ho sempre e solo voluto fare il mio lavoro», ci dice subito. Gli facciamo notare che la sua è una vicenda che rappresenta anche uno scontro tra due visioni della gestione della pandemia. Sorride ma non ci risponde, quindi ci riproviamo, con un'altra formula anche se il senso è sempre lo stesso. E' finito nel mezzo dello scontro Crisanti - Zaia, la questione non è solo giudiziaria. Crisanti contestava l'efficacia dei tamponi rapidi, tanto da arrivare a fare l'esposto che ha dato il via all'indagine, Zaia al contrario li vedeva come uno strumento utile. Ci sorride ancora, il professor Rigoli, ma evita qualsiasi commento. Quindi ci riproviamo ancora, sempre con un'altra formula, e lui ci dice: «Non ho e non mai avuto altre mire, nella mia vita. Io il medico volevo e voglio fare. A me non interessano altre cose e non le ho mai neppure cercate. Questo le posso dire». Ogni riferimento è puramente casuale verrebbe da dire, se fossimo degli ingenui. Gli chiediamo come si sente visto che il professore ha avuto qualche problema di salute recentemente: «Se sono sereno? Certo che sono sereno», ci dice con un sorriso che non è forzato ma che non nasconde una certa amarezza. Gli chiediamo cosa ne pensa della puntata di Report che ha fatto tanto rumore. «L'ho guardata sconsigliato dal mio cardiologo. Mi aveva proprio proibito di guardarla. Invece me la sono vista in diretta». Anche di venire qui le ha sconsigliato?«Io mi sento bene, certo non mi dovrei affaticare...» Gli chiediamo se è fiducioso, quando non sappiamo ancora se ci sarà o no il rinvio a giudizio, che poi, sette ore dopo sarà rimandato. «Io sono solo fiducioso in una cosa, che venga fuori la verità. Più è meglio è, mi creda. E guardi -  ci dice sicuro - è più semplice di quello che si vuol far pensare. Poi ho visto e sentito di tutto, però... però non ho mai letto una riga sulle certificazioni CE IVD, ad esempio». 

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