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Martedì, 23 Aprile 2024

Tamponi rapidi, rinviati a giudizio il professor Rigoli e l'ex dg di Azienda Zero, Simionato

La prima udienza è fissata per il 22 febbraio 2024. «Spiace dovere aspettare un anno per dimostrare l'innocenza della mia cliente», ha commentato il legale di Patrizia Simionato, l'avvocato Alessandro Moscatelli 

La gup Maria Luisa Materia ha deciso per il rinvio a giudizio per l'ex direttore del laboratorio di microbiologia di Treviso, il professor Roberto Rigoli, indagato dalla Procura di Padova insieme all'ex dg di Azienda Zero, Patrizia Simionato per falso ideologico e di «turbata libertà di scelta del contraente». Dovranno rispondere di tutti i capi d'imputazione sollevati. 

Le difese, gli avvocati Alessandro Moscatelli e il collega Giuseppe Pavan, hanno sostenuto che loro, l'ex direttore del laboratorio di microbiologia di Trevisoe l' ex dg di Azienda Zero, Patrizia Simionato, erano tenuti solo a fare un'indagine tecnica riguardo la partita di tamponi rapidi prodotti dalla ditta Abbott. Controllare quindi che il kit del tampone fosse completo e corrispondesse a quanto indicato nel bugiardino, mentre l'accusa sostiene che serviva uno screening. Concetto che è stato ribadito anche oggi dopo ma che non è bastato per convincere la Gup che ha infatti disposto per il rinvio a giudizio. Non erano affatto soddisfatti i due legali, anche se sono sempre più convinti che a dibattimento saranno in grado di smontare le accuse. 

La vicenda riguarda i test rapidi prodotti dalla ditta Abbott acquistati dalla Regione. E' un esposto del professro Andrea Crisanti che ha fatto partire l'indagine. Per il neo senatore i test non erano affidabili e bisognava fare dei test per capirne l'efficacia, per chi li acquistati invece erano pronti per essere usati. 

«E’ una vicenda complessa e ci aspettavamo questa decisione. Il rinvio a giudizio permetterà di portare nel processo ulteriori elementi oggettivi importanti relativi alle scelte fatte in un momento di pericolo e incertezza per il Paese. Le decisioni, compresa quella relativa ai tamponi rapidi, sono state prese con l’unico interesse di tutelare la salute pubblica e nel rispetto delle norme», afferma l’avvocato Giuseppe Pavan, difensore del dottor Roberto Rigoli. «Nella e-mail contestata dalla Procura il dottor Rigoli afferma semplicemente di aver verificato le caratteristiche del prodotto in maniera documentale e, visto che i tamponi sarebbero stati usati da personale esterno alla microbiologia, ha controllato la loro praticità. Non ha mai detto di aver effettuato uno studio scientifico, che non era nemmeno tenuto a fare visto che i tamponi antigenici erano marchiati e certificati CE/IVD, verificati dagli enti preposti, e quindi già regolarmente in commercio». Il dottor Roberto Rigoli, infine, ha dichiarato: «Per paradosso non vedo l’ora che inizi il processo, perché, come ho chiesto ripetutamente anche nel corso delle indagini, potrò essere ulteriormente ascoltato e raccontare come sono andate le cose».

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