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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Telemedicina e pandemia, il 31% dei padovani affetti da malattie croniche ha fatto più controlli

La telemedicina è il tipo di controllo che ha visto la maggior crescita, con il 32% del campione che dichiara di averne fatto un uso maggiore rispetto al passato, e tuttora il 26% degli intervistati la ritiene utile per la gestione delle patologie croniche

Durante le fasi più dure della pandemia, accedere a cure e servizi sanitari si è rivelato per molti più difficile. Per chi soffre di patologie croniche, però, poter effettuare regolarmente controlli e visite con il proprio medico, monitorando così l’andamento della malattia e dei trattamenti in corso, è fondamentale. Le limitazioni degli ultimi due anni hanno spinto molti a ricorrere alla telemedicina, una modalità diagnostica e terapeutica che - stando ai dati dall’ultima indagine dell’Osservatorio Sanità di UniSalute, realizzata in collaborazione con Nomisma - è sempre più apprezzata tra chi deve convivere con una patologia cronica.

Un terzo

La ricerca - che ha interpellato i padovani con una patologia cronica o che assistono un familiare che ne soffre - evidenzia innanzitutto come, nel periodo di maggior intensità della pandemia, proprio la telemedicina si sia rivelata un’alleata preziosa per mantenere alti i livelli di prevenzione: quasi un terzo dei malati cronici (31%) afferma infatti di averlo fatto proprio grazie a televisite e teleconsulti. Non a caso, la telemedicina è il tipo di controllo che ha visto la maggior crescita, con il 32% del campione che dichiara di averne fatto un uso maggiore rispetto al passato, e tuttora il 26% degli intervistati la ritiene utile per la gestione delle patologie croniche. Molto apprezzati anche gli strumenti di telemonitoraggio, ossia quell’insieme di soluzioni tecnologiche che permettono di monitorare da remoto lo stato di salute dei pazienti e l’andamento delle cure, ritenuti utili da ben il 77% dei padovani che li utilizzano. Purtroppo, però, la diffusione delle soluzioni di telemonitoraggio è ancora piuttosto limitata, anche se una percentuale rilevante (38%) si dice interessata a utilizzarli o comunque a saperne di più. Chi ha rinunciato ai controlli negli ultimi due anni lo ha fatto per gli effetti diretti della pandemia: l’allungamento dei tempi di attesa (56%) e la non disponibilità della struttura per la visita (49%) sono stati infatti i motivi principali per rimandare una prestazione sanitaria. A far crescere l’interesse per le soluzioni di telemedicina è stata dunque soprattutto l’emergenza sanitaria degli ultimi due anni, che ha accelerato la digitalizzazione di tantissimi aspetti della nostra vita, compresi i servizi alla salute. Con l’ulteriore spinta del PNRR, che dedica oltre 200 milioni di euro proprio al potenziamento della telemedicina e dell’assistenza domiciliare, la diffusione dei servizi sanitari a distanza dovrebbe aumentare notevolmente, a beneficio anche di quel 36% di padovani che, sempre secondo la ricerca UniSalute, oggi soffre di una patologia cronica.

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