Più di tremila trapianti di rene in 34 anni: l'incredibile traguardo dell'Azienda Ospedaliera
A testimoniare la bontà del lavoro le toccanti testimonianze della 19enne Giorgia e della 30enne Claudia, che hanno ricevuto da poco un nuovo rene
Tutto ha avuto inizio nel 1988. E da allora non si sono più fermati: l'Azienda Ospedaliera di Padova ha raggiunto l'incredibile traguardo dei 3mila trapianti di rene effettuati in 34 anni.
Trapianti
Anzi, più di 3mila, visto che tale quota è stata varcata in agosto e che i trapianti, nel frattempo, sono ovviamente andati avanti. A certificarlo è il professor Paolo Rigotti, direttore dell'Unità operativa complessa di Chirurgia dei trapianti di rene e pancreas, che spiega: «Solo l'altroieri abbiamo effettuato 4 trapianti di rene, un trapianto di fegato, un prelievo da donatore deceduto e un prelievo da donatore vivente». Aggiunge quindi il professor Rigotti: «Quando abbiamo iniziato non mi sarei mai immaginato che ne avremmo effettuati così tanti, e in così poco tempo: ci sono voluti 19 anni per i primi mille, altri nove anni per arrivare a 2.000 e soli sei anni per toccare quota 3.000».
Giorgia e Alessandro
A comprovare la bontà del lavoro dell'équipe medico-chirurgica è Giorgia, 19enne di Ospedaletto Euganeo, che si è sottoposta a un trapianto di fegato soli cinque giorni fa: «Non seguo una terapia anti-rigetto dopo il trapianto ma solo alcuni antibiotici per post-trapianto e un po' di cortisone: sento il rene nuovo, è un percorso lungo e difficile ma sto già meglio. La mia è una storia particolare, perché nel 2015 mi è stato diagnosticato un linfoma di Hodgkin che ha colpito polmoni e vertebre: mi sono dovuta sottoporre a due trapianti di midollo a causa delle ricadute, la prima volta a donarmelo è stato mio fratello e la seconda mio padre». È proprio papà Alessandro a continuare il racconto: «Dopo la donazione del mio midollo la malattia è sparita, ma quando Giorgia stava effettuando il terzo ciclo di chemioterapia le è stata scoperta un'insufficienza renale cronica: si è reso necessario il trapianto, e sono stato sempre io a darle il secondo pezzo di ricambio», battuta che fa ridere di gusto la figlia Giorgia.
Claudia e Nicoletta
A portare invece la seconda testimonianza sono le milanesi Nicoletta e Claudia, rispettivamente madre e figlia: tutto ha inizio quando la trentenne, capitano della nazionale italiana di rugby subacqueo, va a fare un esame del sangue «perché era da una settimana che mi sentivo sempre stanca: stavo tornando a casa ma mi hanno chiamato d'urgenza, e la notte stessa ero in ospedale a fare la prima emodialisi». Anche in questo caso l'unica soluzione possibile è rappresentata da un trapianto, e la donatrice è mamma Nicoletta che racconta: «Per sei mesi ho fatto analisi su analisi, a fine luglio è arrivato l'ultimo esito positivo. A quel punto ho ricevuto la chiamata dall'ospedale: "Avete impegni per il 2 agosto"? La risposta, ovviamente, è stata "No": quel giorno ho donato uno dei miei reni a mia figlia». Giorgia la guarda commossa ed esclama: «Grazie mamma, ora sono ritornata davvero a vivere».