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Femminicidi a Vicenza: «Intervenga il Guardasigilli»

In piazza dei signori cinquecento persone si sono strette attorno ai cari delle vittime «della furia omicida di Zlatan Vasiljevic»: mentre magistrati, consulenti e assistenti sociali finiscono sulla graticola della associazione Movimentiamoci che chiede una ispezione ministeriale da parte di via Arenula: dove peraltro l'istruttoria starebbe sul punto di essere avviata

«Se la giustizia di questo Paese fosse degna di questo nome il serbo-bosniaco Zlatan Vasiljevic oggi sarebbe in condizione di non nuocere. Di recente le autorità hanno applicato Daspo a destra e a manca ma chi di dovere non è stato in grado di tenere quella persona lontano dalle vittime alle quali da tempo ne aveva combinate di cotte e di crude». È questo il refrain che ieri 9 giugno a mezza bocca girava tra i cinquecento presenti accorsi per un momento di cordoglio pubblico su richiesta del sindaco di Vicenza Francesco Rucco. Momento di cordoglio che è stato proposto dall'esecutivo municipale dopo l'assassinio in terra berica da parte del 42enne di origini balcaniche delle sue ex: ossia la rubanese di origine venezuelana Jenny Gabriela Serrano di 46 anni e la scledense di origini serbe Lidia Miljkovic di 42 anni. La prima lascia una figlia di vent'anni ed una di undici. La seconda lascia un figlio di sedici anni ed una figlia di quattordici.

L'UDITORIO
La serata di ieri, 9 giugno, in piazza dei Signori a Vicenza aveva avuto un prologo particolare. Gruppi e associazioni vicini alla sinistra, su impulso dell'Anpi di Vicenza, si erano riuniti sotto la loggia del Capitanio per protestare contro la scelta del consiglio comunale di Vicenza di rimuovere dallo statuto municipale la cosiddetta clausola antifascista dal regolamento per l'utilizzo delle aree pubbliche durante le manifestazioni. Poi attorno alle 19,00 il sindaco, la cui amministrazione è retta da una maggioranza di centrodestra si è presentato in piazza con molti sindaci e molte personalità della provincia: molti dei quali di area centrodestra. In silenzio le due platee si sono fuse per rendere omaggio, tutte insieme, alle donne uccise a causa «della furia omicida di Zlatan Vasiljevic». Una tensione che è sfociata alla fine in un applauso e nel pianto dell'attuale compagno della Miljkovic, l'imprenditore berico Daniele Mondello. Al quale, affiancato dal figlio maggiore della vittima, non sono mancate le strette di mano e gli abbracci non solo delle autorità presenti ma anche dei cittadini comuni. Gesti semplici, silenziosi ai quali faceva da contraltare la durezza dei messaggi, molti sotto forma di striscioni improvvisati, delle numerose attiviste delle svariate reti antiviolenza che da anni animano il Veneto e il Belpaese. Associazioni che, mentre la vicenda si arricchisce di altri dettagli inquietanti, denunciano a gran voce una serie di riforme delle norme penali, delle norme sull'affido e delle norme sulla gestione sociale del disagio.

«UN VUOTO INCOLMABILE»
Mondello rendendo una breve testimonianza ai microfoni di Vicenzatoday.it ha spiegato che la scomparsa di Lidia «lascia un vuoto incolmabile». Rucco dal canto suo, che oltre ad essere il primo cittadino è anche un avvocato ha parlato della necessità di una seria e accurata riflessione sul tema del femminicidio ricordando quanto sia importante «la certezza della pena» come deterrente rispetto ad episodi di questo tipo. Gigi Poletto, già consigliere comunale e presidente dell'Anpi di Vicenza ha parlato di «una cultura maschilista molto presente nella nostra società».

BORDATE SU PROFESSINISTI, CTU E ASSISTENTI SOCIALI
Tuttavia ai microfoni di Vicenzatoday.it l'intervento più duro è stato quello di Manuela Natoli, presidente di Movimentiamoci, una rete che si batte «contro la violenza sulle madri e contro la prevaricazione giudiziaria nei confronti delle donne». Natoli, facendo riferimento alle critiche al vetriolo a non finire emerse in queste ore contro il sistema giudiziario vicentino, contro la Corte d'appello di Venezia e contro il sistema sia pubblico sia privato nell'ambito della riabilitazione sociale ha sparato ad alzo zero: «A questo punto chiediamo che il Ministero della giustizia avvii all'istante una ispezione sul tribunale di Vicenza». Parole ripetute poco dopo alle telecamere presenti in piazza dei Signori e che secondo Il Fatto quotidiano si sarebbero tramutate in realtà visto che proprio il ministro della Giustizia Marta Cartabia avrebbe deciso in questo senso. «Una ispezione analoga - aggiunge Natoli ai taccuini di Vicenzatoday.it - deve essere invocata per quanto accaduto alla Corte d'appello di Venezia. Va sollevato una volta per tutte il velo su una rete tossica fatta da alcuni magistrati, alcuni consulenti nei tribunali noti come Ctu, alcuni assistenti sociali e alcuni avvocati senza scrupoli i quali per incapacità o più spesso per fini inconfessabili fanno strame della giustizia, dei diritti delle madri e dei loro figli. Per cui ribadisco, intervenga il Guardasigilli anche sui Ctu». Poi un ultima considerazione: «Nessuno si azzardi a chiedere al compagno di Lidija, qualora questo vorrà costruirsi un futuro assieme ai figli della vittima di barattare un eventuale affido dei ragazzi, con la necessità che Mondello smetta di denunciare con il coraggio che lo ha contraddistinto in queste ore terribili le storture del nostro sistema».

I MEDIA NAZIONALI
Si tratta di parole durissime che arrivano in un momento delicato. Il caso Vasiljevic è finito su tutti i media nazionali. Molte testate, basti pensare Repubblica oggi in prima pagina oppure il Giornale hanno preso di mira non solo l'operato della magistratura ma pure quello dei soggetti che operano di concerto con la magistratura o per reprimere o per prevenire comportamenti violenti anche quando questi entrano in un percorso di resipiscenza personale e sociale.

IL J'ACCUSE
«Vorrei che giudici e assistenti sociali venissero al funerale di Lidia e guardassero bene quella bara... giusto tre settimane fa è stata emessa la sentenza di separazione. Sa che cosa stabiliva? La cessazione dell'affido esclusivo dei figli a Lidia... Per ogni cosa bisognava mediare con il padre: scuola, tempo libero, medicine... Il giudice Marcello Colasanto di Vicenza ha addebitato a Lidija le spese legali che Zlatan non pagava: 15mila euro. Ovviamente, poi, lei avrebbe dovuto rivalersi su di lui. Come si chiama questo? Non significa spingere progressivamente una persona verso la morte? Eppure non mancavano i precedenti, le denunce, le segnalazioni. Nessuno ha mosso un dito per tenere distante quella persona. Vediamo chi troverà il coraggio di guardare in faccia quei due orfani». Queste sono alcune delle frasi più forti affidate da Mondello in una intervista pubblicata  il giorno 8 giugno su Repubblica.it.

LA DIFESA DI RIZZO
Parole durissime cui in qualche modo fanno da contraltare quelle del presidente del tribunale di Vicenza Alberto Rizzo. Il quale ieri all'agenzia Ansa aveva dichiarato: «Ci vuole una rete di protezione con una filiera virtuosa. È tutto ancora in corso di accertamento perché ci manca qualche elemento però quello che emerge in questo momento - sottolinea - è che il killer era stato raggiunto da due procedimenti penali, uno definito con una condanna in primo grado ad un anno e sei mesi, ridotta in appello. Il Tribunale ha applicato una misura cautelare, coercitiva, attenuata poi nel corso del procedimento perché questa persona ha seguito un percorso di recupero. Mi dicono che in Corte d'appello la misura dell'allontanamento è stata revocata. La misura cautelare ha una durata definita - spiega il dottore Rizzo - oltre la quale cessano naturalmente i suoi effetti». In sostanza Rizzo dà intendere che, il concetto lo enuclea il Corveneto di oggi in pagina 3, se anche la Corte d'Appello «l'avesse costretto al carcere» mercoledì, giorno del duplice omicidio, il serbo-bosniaco «sarebbe stato comunque fuori da un pezzo visto che non risulta che Lidija avesse mai più denunciato tentativi di intrusione da parte del suo ex».

In questo frangente però Rizzo non spiega come mai il procedimento in questione fosse ancora sub judice né fa riferimento all'accusa lanciata da Mondello rispetto al comportamento della magistratura berica sulla vicenda delle spese legali addebitate alla vittima 42enne. E poi Rizzo non spiega in quale contesto e sulla base di quale evidenze per il killer in passato sia maturata l'assoluzione dalla accusa «di violenza sessuale pluriaggravata». Come non spiega come le cose sarebbero potute andare qualora per questo grave addebito fosse arrivata una sentenza definitiva.

L'INTERVENTO DEL PROCURATORE
L'assoluzione rispetto a questo capo di imputazione peraltro viene menzionata in una lunga ricostruzione del caso (ne parla diffusamente Vicenzatoday.it) operata dal procuratore di Vicenza Lino Giorgio Bruno il quale non più tardi di ieri aveva affrontato l'argomento con una lunga nota. E sembrano proprio questi ultimi gli aspetti più critici verso i quali si concentra il fuoco di fila di Movimentiamoci che da anni ha ingaggiato in mezz'Italia con il sistema giudiziario e non solo una battaglia mediatica senza esclusione di colpi.

IL MONTANTE DEL DOCENTE DI DIRITTO
Sul caso Vasiljevic poi oggi pomeriggio è intervenuto con una nota di fuoco Renato Ellero. Di natali veneziani ma residente a Vicenza, già docente di diritto all'Università di Padova Ellero è uno dei penalisti più noti del Veneto e da anni è noto alle cronache per essere un fustigatore delle condotte di una parte della magistratura. «I fatti di sangue che hanno colpito Vicenza il giorno 8 giugno - scrive il professore che è anche un ex senatore della Repubblica - sono di una gravità inaudita».

Poi un altro commento: «Mi sento vicino alle donne e agli uomini che hanno manifestato ieri in piazza dei Signori chiedendo una giustizia più giusta e risposte da parte dello Stato degne di queste nome in relazione al tema della violenza sulla donne. È come se fossi stato in piazza: purtroppo non ho potuto presenziare per i noti problemi di salute che mi affliggono e dei quali a sua volta si sta occupando la giustizia italiana, anche se per il momento è meglio sorvolare sul come lo stia facendo. Ad ogni modo - conclude Ellero - rispetto al duplice omicidio di due giorni fa ho letto con molto stupore le dichiarazioni rilasciate ai media nazionali e regionali dal presidente del Tribunale di Vicenza Alberto Rizzo. Concordo con quest'ultimo quando sostiene che il magistrato non possa travalicare il limite della legge nel farla applicare. Ma il magistrato che non la applica è un delinquente e di conseguenza dovrebbe essere trattato. Più in generale aggiungo che per i fatti del giorno 8 giugno la giustizia vicentina e quella veneziana hanno fatto una figura pessima: e non è la prima volta, anzi. Di questo e di molto altro sono disponibile a discutere col dottor Rizzo in un dibattito pubblico».

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