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Violenza verso medici e operatori sanitari sociosanitari, numeri sempre più in rialzo

Fp Cgil Padova: «I dati sull’andamento degli infortuni e delle aggressioni presentati dal servizio prevenzione e protezione dell’Ulss 6 nel 2021 destano preoccupazione e confermano l’insofferenza che si vive nei settori socio sanitari nella nostra Provincia, il cui peso ricade tutta sul personale che paga sulla propria pelle i tagli alle risorse destinate ai servizi pubblici»

Domani 12 marzo 2023 cade la seconda “Giornata Nazionale di educazione e prevenzione contro la violenza nei confronti degli operatori sanitari e sociosanitari”, istituita in Italia nel 2022, nello stesso giorno di quella europea. «Si tratta di una data – dice Alessandra Stivali, Segretaria Generale della FP Cgil di Padova – che più passa il tempo, più sarà destinata ad assumere un sempre maggior significato se non si interverrà seriamente per mitigare il clima di tensione che si respira nei settori socio sanitari, anche della nostra Provincia, sempre più insostenibile. Un’insofferenza dovuta alla mancanza di risposte da parte dei servizi, per la cronica carenza di organico e i ritardi post covid, che spesso creano delle brutte reazioni da parte di pazienti e utenti verso lavoratrici, lavoratori, sia che appartengano alla dirigenza medica, al personale infermieristico, agli OSS o al personale tecnico-amministrativo».

La legge

«Come Fp Cgil – prosegue la sindacalista – abbiamo richiesto che si apra un tavolo nel rispetto della legge nazionale contro le aggressioni e violenze, con il coinvolgimento, sia per l’Ulss 6, lo Iov e l’Az Ospedaliera, di tutti gli attori istituzionali, con un approccio formativo e di tutela del personale. I dati dati parlano chiaro: il portale Regionale Veneto “Gestione Rischio Clinico e Sicurezza del Paziente e Incident Reporting” ci dice che nel 2021 sono pervenute 96 segnalazioni di aggressioni, raccolte in un database interno e raggruppate per aree di segnalazione, allo scopo di analizzare i dati relativi agli episodi di violenza verificatisi e definire le adeguate misure di risposta. Segnalazioni che sono state esaminate in occasione di 5 incontri del Gruppo di Valutazione Multidisciplinare Azienda (GDVM) effettuati nel periodo giugno-dicembre, con sopralluoghi e 7 audit riguardanti plurime segnalazioni raggruppate nell’analisi per sede di evento»

Gli infortuni

«Infine – conclude Alessandra Stivali – una considerazione: i casi di infortunio sul lavoro accertati dall’Inail e codificati come violenze e aggressioni, per quanto sempre più alti, sono sicuramente un numero decisamente più basso rispetto all’effettivo, vale a dire che le statistiche valgono fino ad un certo punto perché non sempre chi subisce poi denuncia. E questo avviene per svariati motivi: per paura, per senso del dovere, per inerzia rispetto agli eventi. Tutte ragioni su cui, come sindacato, non possiamo non interrogarci e che ci spingono a continuare a batterci per garantire il personale sia sotto il profilo delle tutele che della sicurezza. Ma accanto a questo, non possiamo però non chiedere quando, chi ha responsabilità politiche e istituzionali comprenderà che la situazione sociale è sempre più esplosiva  e che le aggressioni al personale sanitario ne sono solo un sintomo rivelatore. Perché possiamo continuare a chiedere che la ‘Legge 112/2020 – Violenza sugli operatori sanitari” venga applicata in tutti i suoi aspetti, monitorata e sostenuta ma è solo con un generale vigoroso piano di potenziamento dei servizi socio-sanitari, per cui sono necessari adeguati investimenti, che si potranno prevenire violenza e aggressioni e invertire questa tendenza».

Zaia

«Questa Giornata mi scatena pensieri e tante emozioni, belle e meno belle. Da un lato, mi rimanda al pieno della pandemia di Covid-19 quando chi, all’arrivo del virus in Veneto, chiamava i nostri sanitari ‘angeli ed eroi’. Titoli guadagnati sul campo, con un lavoro straordinario» dichiara il Presidente del Veneto Luca Zaia, in occasione della Giornata contro la violenza ai sanitari e socio sanitari, che verrà ricordata domani. «Ma il pensiero va anche alla fine della pandemia, dove diverse persone hanno avuto l’ardire di attaccare chi lavora per garantire la salute della collettività: medici, infermieri, operatori spesso sono stati attaccati, sia verbalmente che fisicamente, dimenticandosi il dramma che abbiamo vissuto. Dove la prima frontiera contro il virus è stata garantita dai camici bianchi: i quali hanno anche garantito molte altre prestazioni sanitarie, con sforzi che meritano grande riconoscenza. Se il Covid ha alimentato alcune tensioni c’è da dire che il problema delle aggressioni ai sanitari cova da tempo: la Regione è intervenuta con numerose iniziative ad hoc, affidate anche alle singole Aziende ospedaliere e Ulss. La Regione ha avviato nel 2022 i corsi per i formatori regionali che hanno iniziato a tenere i corsi nei reparti per prevenire le violenze. Sono state fatte tre edizioni. Continueremo con forza puntando alla prevenzione, alla formazione dei sanitari per scongiurare più violenze possibili, proseguendo nell’opera incessante di miglioramento degli spazi e degli edifici. – prosegue il presidente Zaia - Ma non basta: serve alzare una barriera normativa e giuridica, dove ogni aggressione a chi lavora nella sanità sia punita davvero con certezza e severità. È quello che chiedo da tempo: il camice bianco deve rappresentare con chiarezza una corazza invalicabile, alla quale il paziente deve approcciarsi con un rispetto che non fatico a definire ‘sacro. Negli ultimi anni in Veneto gli episodi segnalati di violenza contro i sanitari sono stati oltre 3.000 annui; ma molti eventi sfuggono alle segnalazioni ufficiali. Secondo i dati dell’INAIL oltre il 56% degli operatori ha dichiarato di aver subito una violenza da utenti esterni. Nell’85% dei casi gli aggressori erano maschi, mentre le vittime sono nel 71% delle aggressioni le donne. Secondo i dati nel 55% del totale la reazione violenta da parte dell’utente era insospettabile - chiude Zaia - .Le aggressioni sono più comuni nell’ambito dell’emergenza urgenza, ma il fenomeno riguarda trasversalmente la maggior parte dei reparti dei 68 ospedali del Veneto, che generano oltre 80 mln di prestazioni annue».

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