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Indicatore dell'orientamento o mezzo comunicativo? Lo studio Unipd sulla "gay voice"

Le persone omosessuali modificano intenzionalmente il modo di parlare per far sì che la loro voce "suoni" più o meno gay? Un team internazionale di ricercatori ha effettuato due diversi studi per rispondere a questa domanda

L’orientamento sessuale è una caratteristica privata che non è evidente a meno che una persona non decida di rivelarlo esplicitamente o implicitamente. Tuttavia, secondo la “credenza popolare” e una crescente letteratura scientifica, le persone tendono a fare inferenze sull’orientamento sessuale degli altri a partire da indizi come la loro faccia, il modo di muoversi o la voce, un fenomeno conosciuto col nome di “gaydar” (da gay radar). L’accuratezza di queste inferenze è generalmente di poco superiore al caso. Questo ha aperto un dibattito sulla stabilità di questi "indizi" dell’orientamento sessuale e sulla misura in cui possano essere almeno in parte controllabili e modificabili. In quest’ultimo caso, il riconoscimento dell’orientamento sessuale da informazioni del corpo, del viso o della voce, dipenderebbe dalla volontà dell’individuo di comunicare il suo orientamento sessuale piuttosto che da una sua caratteristica specifica.

Primo studio

I ricercatori, autori dello studio "Gay Voice: Stable Marker of Sexual Orientation or Flexible Communication Device?" pubblicato su "Archive of sexual behavior" si sono quindi chiesti: le persone omosessuali modificano intenzionalmente il modo in cui parlano per far sì che la loro voce ‘suoni’ più o meno gay? In due studi sul gaydar uditivo, i ricercatori hanno indagato se le persone modifichino la loro voce in base alla persona con cui stanno interagendo e al loro coming out. Se gli uomini gay hanno in qualche modo un controllo sulla loro voce, allora questa dovrebbe essere percepita come più gay quando parlano con delle persone con cui hanno fatto coming out e con cui sono a loro agio perché sono consapevoli del loro orientamento sessuale. Al contrario, la loro voce dovrebbe essere percepita come più eterosessuale quando parlano con le persone con cui non hanno fatto coming out o con cui hanno avuto una esperienza difficile di coming out (ad esempio con il loro datore di lavoro). Nel primo studio, che ha riguardato 383 partecipanti italiani e 373 partecipanti inglesi, sono state ascoltate delle registrazioni audio di brevi conversazioni simulate in cui 10 uomini gay italiani parlavano con tre diverse persone: una con cui avevano fatto un coming out ed erano stati accettati, una con cui avevano fatto un coming out difficile e non si sentivano accettate e una con la quale non avevano fatto coming out. In linea con le ipotesi, i parlanti gay erano percepiti come più gay dagli ascoltatori italiani e inglesi quando la conversazione fittizia avveniva con una persona con cui avevano fatto un coming out ed erano stati accettati piuttosto che quando parlavano con una persona con cui non avevano fatto coming out o con cui il coming out era stato difficile. Il fatto che gli ascoltatori inglesi, che non capivano ciò che veniva detto, abbiano percepito i parlanti nello stesso modo degli ascoltatori italiani suggerisce che è proprio la voce (e non il contenuto di ciò che viene detto) che influenza l’impressione che un uomo sia gay o eterosessuale. Inaspettatamente, si sono osservati dei risultati simili anche per i parlanti eterosessuali. Quindi, questo primo studio mostra che le persone modulano la loro voce in funzione della persona con cui interagiscono, senza però confermare che questo dipenda necessariamente dalla loro esperienza di coming out.

Secondo studio

I ricercatori hanno quindi condotto uno studio d’archivio che ha preso in considerazione le voci di 14 YouTuber inglesi (7 gay e 7 eterosessuali), le cui voci sono state giudicate da 309 ascoltatori italiani. Usare le voci di YouTubers ha permesso loro di esaminare le inferenze che le persone fanno quando ascoltano qualcuno parlare in modo spontaneo mantenendo costante l’audience. I risultati hanno mostrato che la voce degli YouTuber gay cambiava in funzione del loro coming out. Le voci degli YouTuber gay erano percepite come più gay dopo che avevano fatto il coming out, mentre le voci degli YouTuber eterosessuali dello stesso genere e età erano percepite come più eterosessuali col passare del tempo. Nonostante il fatto che i parlanti gay e le loro voci venissero percepiti come leggermente più gay dei parlanti eterosessuali, questa differenza era più marcata dopo il momento del coming out.

Risultati

In generale, utilizzando metodologie diverse, questa ricerca ha mostrato che gli uomini gay modulano le loro voci in base alla loro relazione con l’interlocutore e a seguito del loro coming out. Tornando alla domanda principale, cioè se la voce di uomini gay e eterosessuali rappresentino degli indicatori stabili dell’orientamento sessuale o se siano piuttosto caratteristiche che rappresentano una espressione dell’identità, e quindi varino nel tempo e con il partner d’interazione, la risposta alla domanda è “entrambi”. Da un lato, sembrano esserci differenze relativamente stabili tra le voci degli speaker etero e gay che gli ascoltatori percepiscono indipendentemente dal loro “livello” di coming out. In generale, i partecipanti della nostra ricerca e di ricerche simili tendono a percepire le persone gay come “meno eterosessuali” delle persone eterosessuali quando giudicano l’orientamento sessuale dalla voce. Dall’altro lato, e questo è il contributo apportato dalla nostra ricerca, le informazioni vocali sembrano essere usate strategicamente per comunicare o nascondere il proprio orientamento sessuale. Quindi, il gaydar riflette in parte le differenze stabili e in parte i segnali interpersonali che sono intenzionalmente comunicati dalle persone gay ed eterosessuali.

Studio Unipd

Lo studio, coordinato dalla prof.ssa Anne Maas del Dipartimento di Psicologia dello Sviluppo e della Socializzazione dell’Università di Padova, è stato condotto da Maddalena Daniele (Università di Padova), Fabio Fasoli (University of Surrey), Raquel Antonio (Centro de Investigação e Intervenção Social, Instituto Universitário de Lisboa Portugal) e Simone Sulpizio (Università di Milano Bicocca). Spiega Maddalena Daniele: «Le persone gay sono capaci di enfatizzare e parzialmente nascondere il loro orientamento sessuale. I nostri dati mostrano chiaramente che la voce segnala l’appartenenza ad una categoria sociale e che il parlante adotta flessibilmente modi di parlare stereotipicamente omosessuali o stereotipicamente eterosessuali al fine di enfatizzare o nascondere il proprio orientamento sessuale. Tali variazioni stilistiche della voce rivelano significati sociali; anche piccoli cambiamenti nella pronuncia possono contribuire significativamente a rivelare l’identità sociale di chi parla. Il fatto che i nostri risultati mostrino che gli uomini gay adattano flessibilmente i loro modi di parlare in base al loro coming out conferma l’idea che gli stili linguistici non riflettono l’identità sociale del parlante in modo statico, ma che questa identità è costruita attivamente in interazione con gli altri». Come affermano il dottor Fabio Fasoli (University of Surrey) e la professoressa Anne Maass (Università di Padova) «questa serie di ricerche è importante perché mostra per la prima volta che informazioni vocali sull’orientamento sessuale sono associate alla comunicazione ed espressione della propria identità e quindi variano nel tempo e a seconda della persona con cui si interagisce. Una domanda interessante per il futuro ha a che vedere con il capire come la voce evolve nelle diverse fasi del coming out. Le persone gay potrebbero controllare il suono della loro voce prima del coming out a causa della pressione sociale che spinge loro a nascondere il loro orientamento sessuale o potrebbero enfatizzare un modo di parlare ‘gay’ dopo il coming out, o entrambi le cose».

Conclusioni

Conclude il dottor Sulpizio dell'Università di Milano: «I nostri risultati mostrano che alcune informazioni vocali sono controllabili da chi parla, come la durata del suono, la velocità del parlato e il tono. Le persone tendono a variare il loro modo di parlare in linea con il contenuto, gli ascoltatori, e il contesto sociale in cui sta avvenendo la conversazione, mostrando notevoli variazioni nello stile. Tali variazioni stilistiche del modo di parlare rivelano significati sociali, ma non in maniera statica. Invece, le identità sociali sono costruite in modo dinamico attraverso modifiche del discorso in specifiche situazioni sociali. Dato lo stigma tuttora associato con le minoranze sessuali in molti paesi, non è sorprendente che le persone gay monitorino sia la situazione in cui si trovano, sia l’interlocutore con cui stanno interagendo e con cui si sentono più o meno a loro agio nel comunicare o nascondere il loro orientamento sessuale; adotteranno probabilmente un modo di parlare stereotipicamente "gay" sopratutto in situazioni in cui si sentono accettati (ad esempio, con le persone di cui si fidano) o in cui sono motivate ad enfatizzare il loro orientamento sessuale (ad esempio, tra amici gay). La gestione dell’identità sessuale appare meno critica per gli uomini eterosessuali dato che la loro eterosessualità è in linea con le aspettative della società. Questo lavoro ci mostra come le persone gay possano aspettarsi di essere stigmatizzate e affrontino ciò provando a suonare più “eterosessuali”. Questo suggerisce il bisogno di decostruire i comuni stereotipi e lo stigma associato alla “voce gay”».

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