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Zaia e i medici in pensione: «Perché lasciarli alla sanità privata, è grazie al pubblico che si sono formati»

«Non capisco per quale motivo un medico in perfetta salute, con un carico di professionalità unico, a 70 anni debba appendere il camicie a un chiodo nell'ospedale dove, magari, faceva trapianti di cuore, di polmoni, e può tranquillamente attraversare la strada e andare a lavorare da un privato»

L'inaugurazione delle due sale operatorie all'avanguardia inaugurate presso l'ospedale di Padova rischia di venire "coperta" da una dichiarazione fatta dallo stesso Presidente Zaia sia durante il suo intervento pubblico che di fronte ai cronisti. «Mancano 45 mila medici, se possiamo recuperare qualcuno in questo momento di ristrettezze lo dobbiamo assolutamente fare: consentire ai medici in pensione di fare ciò che riescono a fare nel privato, restando nel pubblico» ha detto il presidente della Regione Veneto. Il ragionamento che fa è semplice: i medici che vanno in pensione, specialisti e comunque persone che sono super preparate, è attraverso il percorso nel pubblico che sono diventati quello che sono, quindi perché rinunciarci a priori? Poi ha anche aggiunto un tassello per eliminare ogni dubbio su quello che fosse effettivamente il suo ragionamento: «Questo non deve essere visto come irrispettoso da parte dei nuovi medici, ma dato che ne mancano 45 mila e sappiamo che, verosimilmente, per colmare questo gap negativo ci vorranno anni, non capisco per quale motivo un medico in perfetta salute, con un carico di professionalità unico, a 70 anni debba appendere il camicie a un chiodo nell'ospedale dove, magari, faceva trapianti di cuore, di polmoni, e può tranquillamente attraversare la strada e andare a lavorare da un privato. Io non ce l'ho con i privati ma penso che abbiamo l'obbligo di difendere gli investimenti che abbiamo fatto per queste professionalità e cercare di proporre questa via». Parole che di certo scateneranno dibattito, chi lo sa se anche altro. 

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