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MERICORDO. La telegiornalista Monica Vanali: una ''padovana doc''

di Gianni Trivellato - L'apprezzata cronista sportiva di Italia 1 nata giornalisticamente nella nostra città. Dal debutto sulla carta stampata con il Gazzettino a quello in tv su Teleuropa e Diffusione Europea

Al giorno d'oggi le giornaliste che si occupano di pallone, e di sport in genere, sono una normalità e fanno non poca concorrenza ai colleghi maschi. Sarei tentato di dire che, molto spesso, risultano anche più brave e preparate, considerato lo scrupolo con cui svolgono la professione. Sessant'anni fa le cose andavano ben diversamente e una donna che si occupava di pallone era una vera e propria mosca bianca. A quei tempi quando una donna cercava di inserirsi in campi fino allora riservati esclusivamente ai maschi, risuonavano ritornelli ironici e canzonatori del tipo ''vai a fare la calza e lascia perdere queste cose che sono da maschi e non fanno per te!''.

CAROLINA, L'AZZURRA. C'è voluta una clamorosa rivoluzione a livello sociale, interpretata sul finire degli anni Sessanta dalle famose storiche femministe, per aprire le porte alle donne in professioni fino allora considerate esclusivamente maschili. Un po' alla volta quella rivoluzione cominciò a produrre i suoi effetti e arrivarono le prime donne poliziotto, vigilesse, conduttrici di autobus, tassiste e perfino camioniste. Ricordo bene come alla scuola piloti di Alghero, in Sardegna, ottenne il brevetto la prima donna pilota di un aereo di linea nazionale. Di seguito le donne trovarono sempre maggiori spazi anche nel mondo del calcio, sia come giocatrici che come giornaliste sportive. Tra le prime conobbe momenti di meritata gloria Carolina Morace, che vestì anche la maglia azzurra della nazionale e, una volta smessa la pratica sportiva, diventò allenatrice e poi anche opinionista molto apprezzata.

I PRIMI PASSI. In fatto di giornaliste sportive anche Padova può vantare un personaggio di primo piano, anche se da tempo impegnata a Milano come conduttrice di programmi televisivi: Monica Vanali. Dopo aver giocato per anni a pallavolo, Monica capì che la sua strada sarebbe stata quella del giornalismo e diede inizio alla sua carriera collaborando negli anni Ottanta con il Gazzettino. Sempre più attratta dallo schermo televisivo accettò la proposta di occuparsi di calcio a Teleuropa e a Diffusione Europea, due reti televisive che allora erano tra le maggiormente seguite a Padova e nel Veneto. Nel 1989 lascia Padova per Milano, dove inizialmente lavorò a TeleLombrdia nel programma ''Qui studio a voi stadio''. L'anno dopo la definitiva consacrazione a Italia1 dove tutt'oggi lavora. La sua bravura e la sua professionalità ottennero nel tempo sempre maggiori consensi e nel 2007 le fu assegnato il Premio giornalistico televisivo ''Paolo Valenti''.

CARI RICORDI. Personalmente ho un caro e bel ricordo di Monica, avendone potuto apprezzare le doti quando conducevo un programma sportivo proprio su Teleuropa, dedicato in maggior parte al calcio e quindi al Padova, soprattutto negli anni in cui la squadra biancoscudata militava in serie B, se non ricordo male prima con Giorgi e poi con Gianni Di Marzio. Sul Gazzettino scriveva allora di pallone l'indimenticabile Fantino Cocco, aiutato da colui che oggi è il titolare della rubrica, Paolo Donà, allora alle prime armi. Io, oltre che esibirmi in tv, scrivevo del Padova sul Mattino, aiutato a mia volta da un altro storico cantore biancoscudato, Sergio Calore.

Tornando a Monica, debbo dire che, a conferma della sua profonda conoscenza del calcio anche a livello tecnico, più di qualche volta mi sono trovato con lei in qualche difficoltà nel trattare di tattiche o di schieramenti. D'altronde io ero figlio di un fooball più rigidamente schematico e atletico, dove i terzini facevano i terzini, dove Viani e poi Rocco avevano da poco scoperto il libero, e dove i giocatori sulle maglie avevano i numeri da uno a undici. Mi piace infine aggiungere che Monica, oltre che avere una spiccata attitudine nel commentare le vicende del gioco del pallone, ha sempre avuto a mio avviso un'altra più che apprezzabile dote: quella di non aver mai voluto uscire dai binari di una corretta e dignitosa interpretazione della propria professionalità, rinunciando, pur essendo una gran bella donna, a tentazioni di facili e compiacenti esibizioni esteriori. L'ho quindi sempre più apprezzata per aver voluto costruire il proprio successo solamente sulle proprie attitudini professionali. E infine, altro indiscusso merito, è quello di aver conservato un sincero amore per la propria città e quindi anche per la squadra biancoscudata, pur vivendo e lavorando da tanto tempo a Milano.

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