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Giovedì, 28 Marzo 2024
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MERICORDO. Dalle ''ceneri'' di Treviso una ''resurrezione'' biancoscudata

di Gianni Trivellato - La memorabile (o da dimenticare) partita del Padova nella stagione '78/79 in trasferta contro il Treviso: in campo una nebbia da affettare e 6 reti in porta biancoscudata che segnarono l'inizio della retrocessione

Come prima cosa, buon anno a tutti. Con questo ''mericordo'' vado ad inagurare il 2012 ripescando i miei primi approcci con il giornale, aspirante cronista di ''bianca'' e dello sport. Voi penserete al Mattino o al Gazzettino: invece no, perchè negli anni Sessanta del secolo scorso a Padova, in via Emanuele Filiberto, esisteva la redazione del Resto del Carlino, che pur avendo la sua sede principale e storicamente riconosciuta a Bologna, aveva aperto alcune redazioni nel Veneto, in particolare a Rovigo, a Belluno e appunto a Padova. Rammentando quelle mie prime esperienze risulta ben chiaro quanto fossero diversi, per gestione e filosofia professionale, i giornali di quegli anni. Quando nelle redazioni, per comporre un articolo ci si affidava alla macchina da scrivere. Uno strumento oggi praticamente scomparso dalle redazioni, ove regna incontrastato il computer.

L'ANTICO FUORISACCO. Vi dicevo che la mia prima esperienza come giornalista l'ho vissuta a Padova, nella redazione locale del Carlino, mentre la sede centrale era a Bologna, dove gli articoli dovevano giungere al massimo entro le dieci di sera. Ma come fare per trasmetterli? In un modo che oggi come oggi fa un po' sorridere e che potremmo definire di tipo artigianale: una volta raccolti gli articoli e le foto in una unica grande busta, toccava all'impiegato di redazione portare il tutto di gran corsa fino alla stazione per non perdere il treno in partenza per Bologna. Questa operazione veniva definita con il nome di ''fuorisacco'', dal momento che la busta viaggiava nel vagone della posta ma al di fuori dei tradizionali sacchi contenenti la posta tradizionale.

DA TIFOSO A CRONISTA. Sempre per il Carlino di Padova avevo il compito di aiutare il collega più anziano della ''cronaca nera'', cosidetta perchè destinata a raccontare di incidenti, furti e purtroppo qualche volta anche delitti. Nello stesso tempo, comunque, mi era stato assegnato anche il compito di seguire gli allenamenti del Padova, allora militante in terza serie. E così da tifoso divenni un cronista sportivo, sempre più affezionato ai colori biancoscudati, sia nella buona che nella cattiva sorte. Come nella stagione '78/79 quando, seguendo il Padova per il ''neonato'' Mattino, dovetti registrare una delle pagine più amare della società.

UN TECNICO SFORTUNATO. I più anzianotti tra i lettori ricorderanno che alla guida della squadra era stato chiamato quell'anno Pivatelli, ex grande goleador bolognese che, conclusa l'attività agonistica, aveva deciso di fare il tecnico e proprio a Padova gli capitò di vivere le sue prime esperienze in panchina. Per la verità non ebbe molta fortuna, anche se in maglia biancoscudata militavano giocatori di una certa caratura e che poi avrebbero fatto strada anche nella massima serie, come Sanguin, Pillon, Berti, Romanini e il portiere Gandolfi.

UNA NEBBIA MALANDRINA. Il calendario propose al Padova, in pieno febbraio, una trasferta a Treviso. Su tutta la pianura, compresa anche la Marca Trevigiana, gravava la cosidetta nebbia "da tagliare con il coltello''. Una situazione per la quale novantanove arbitri su cento avrebbero deciso il rinvio. Non così per l'arbitro di quella contesa che decise di far giocare uguamente le due squadre. Incassato il primo gol, che ben pochi avevano visto non solo dalle tribune ma anche in campo, i giocatori biancoscudati e lo stesso Pivatelli cominciarono a protestare con il direttore di gara chiedendo la giusta sospensione.

UN GRANDE AUGURIO. Niente da fare, l'arbitro fu irremovibile e il Treviso andò a nozze segnando altri cinque gol-fantasma. Il tutto in una situazione grottesca, a tal punto che per intervistare il portiere patavino invelenito, io e il fotografo entrammo sul terreno di gioco mentre l'azione era sul versante opposto, senza che lo stesso arbitro si accorgesse della nostra presenza! Finì sei a zero per il Treviso, e purtroppo in quella stagione il Padova retrocesse in C/2. Ma confermando la tradizione, fu da quelle ''ceneri'' che il Padova doveva risorgere e grazie ad Antonino Pilotto e al tecnico Giorgi, conoscere qualche anno dopo il ritorno nella serie cadetta. Con una meravigliosa ed appassionata tifoseria guidata da un altrettanto appassionato e ''caliente'' Mario Merighi. Quella passione che, con il nuovo anno, io mi auguro possa accompagnare in questa stagione il Padova in serie A.

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