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Giovedì, 25 Aprile 2024
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MERICORDO. Primati padovani: dal Vov alle biciclette

di Gianni Trivellato - Dal Caffè Pedrocchi "senza porte" che Stendhal definì "il migliore d'Italia" al liquore inventato dal pasticcere padovano Battista Pezziol per non sprecare i tuorli. Dalla torta Pazientina alle fabbriche di bici e campioni

Tempo fa, di ritorno a Padova dopo una lunga residenza all'estero, ho voluto compiere un giro attraverso il centro, piazze e vecchie vie comprese, dove negli anni Cinquanta transitavano non soltanto le auto, ma anche autobus e tram. Quante cose sono cambiate! Oggi l'area che dal Canton del Gallo ti porta fino a piazza Garibaldi, passando davanti all'entrata principale del municipio, poi davanti al Pedrocchi transitando in piazzetta Cavour, è solamente riservata ai pedoni. Una scelta pienamente condivisibile e forse quasi obbligata, considerato il volume sempre crescente del traffico moderno, ma che ha tolto al centro cittadino un'antica romantica immagine. Quelle immagini che ancora sopravvivono se vai a cercarle nelle biblioteche o al museo e ti riportano indietro nel tempo fotografando una Padova profondamente diversa, anche se gli anni passati non sono poi così tanti come sembrerebbe.

UN CAFFÈ SENZA PORTE. Era quasi notte, e camminando qua e là mi sono ricordato di tradizioni e primati che hanno fatto onore a questa città, che non è nota al mondo soltanto per il Santo senza nome, il Prato della Valle e il sontuoso caffè Pedrocchi. Un caffè che rappresenta sicuramente uno spaccato della vita padovana degli ultimi due secoli, centro della vita culturale e commerciale della città. Chiamato ''caffè senza porte'' perchè nell'Ottocento restava sempre aperto, di giorno e di notte. Ospitò nel tempo personaggi illustri come Ippolito Nievo, Gabriele D'Annunzio, Eleonora Duse, e Stendhal lo definì come ''il migliore d'Italia''.

UN LIQUORE E UN APERITIVO. Ma come dicevo sopra, la città può vantare altri primati e molti padovani, soprattutto tra i più giovani, sono quasi certo ne siano all'oscuro. Faccio un esempio: tu vai al bar d'inverno, fuori si gela, magari nevica, e ti ricordi di un vecchio liquore che tua nonna teneva gelosamente custodito in una altrettanto vecchia bottiglia: il vov. Ebbene, quanti padovani sanno che questo liquore è stato letteralmente inventato da un pasticcere padovano, Battista Pezziol, nel 1845? Credo ben pochi. Il vov è un liquore a base di uova, marsala e zucchero. Battista Pezziol aveva una pasticceria in via dei Servi e produceva soprattutto torrone per il quale l'ingrediente principale era l'albume. I tuorli restavano inutilizzati e per non sprecarli Pezziol vi aggiunse del marsala e dello zucchero inventando così la ricetta del liquore. Sempre a Padova, e sempre prodotto dalla casa Pezziol, verso la metà del secolo scorso è nato il Cynar, un aperitivo a base di estratto di carciofo. Il Cynar ebbe una notevole fama da quando fu reclamizzato in televisione, con uno spot che ritraeva il grande attore Ernesto Calindri, seduto accanto ad un tavolino nel bel mezzo di un crocevia, che beveva tranquillamente il suddetto aperitivo pronunciando una frase a quei tempi divenuta storica: “Bevete un Cynar contro il logorio della vita moderna!”.

Specialità padovane



UNA CELEBRE TORTA. Un altrettanto primato, questa volta a livello culinario, è stabilito dalla torta pazientina, tipico e tradizionale dolce padovano. Si tratta di una torta a strati composta da pasta bresciana, uno strato di polentina di Cittadella e crema di zabaione, il tutto sormontato da sottili nastri di cioccolato e granella di mandorlo. In alcuni vecchi testi si parla della torta pazientina già nel 1600 e pare che il nome derivi dal fatto che per realizzarla ci vuole molta... pazienza. Molti di voi ricorderanno che nel settembre del 2000 ne venne realizzata in Prato della Valle una in forma gigante, entrata di diritto nel Guinnes dei primati.

PRIMATI A PEDALI. Dopo il caffè, gli aperitivi e la torta, passo a dedicare un legittimo spazio anche a vicende sportive. Tanto per iniziare si legge in un antico testo che la prima corsa a livello europeo di biciclette, per quanto questi velocipedi potessero esistere in forma abbastanza rudimentale, si disputò in Prato della Valle nei giorni 25 e 26 luglio del 1869. Un po' di anni dopo, e più precisamente all'inizio del Novecento, un artigiano costruttore di telai, Cesare Rizzato, cominciò a produrre biciclette da corsa, molto simili a quelle moderne. Con una squadra da lui organizzata e composta in gran parte da corridori veneti partecipò alle prime edizioni del Giro d'Italia, vincendo addirittura nel 1912 la classifica a squadre. Crescendo negli anni il marchio Rizzato assunse nel 1938 la denominazione di ''Atala'' e la fabbrica fu ceduta più avanti ad un gruppo di imprenditori milanesi. Dal 2009 ha sede a Monza. Per concludere è giusto menzionare l'antico e glorioso marchio di biciclette Torpado, creato a Padova nel 1895. Negli anni '50 e fino al 1962, Torpado ha avuto una squadra di professionisti che ha partecipato a undici edizioni del Giro d'Italia. Fondatore dell'azienda Torpado è stato Torresini e la storica sede era in via Niccolò Tommaseo trasferita poi in zona Industriale. La maglia dei corridori era di color blu con fascia orizzontale nera. Erano gli anni di Bevilacqua, Brasola, Conterno, Dall'Agata, De Filippi, che ha vinto una tappa del Giro, Favero, Gismondi, Giusti, Zamboni ma, soprattutto, di Cleto Maule e Aldo Moser che rivaleggiarono con Coppi e Magni giungendo, rispettivamente, quarto e quinto al Giro del 1956. Ricordo che c'era un negozio storico in piazza Insurrezione, dove erano vendute le bici ma soprattutto esposti i trofei. A quei tempi, Torpado, era la seconda azienda italiana del settore per vendite e dipendenti. L'elemento fondante dell'azienda Torpado era il lavoro di squadra, l'affiatamento ma, soprattutto una grande passione.

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