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Giovedì, 25 Aprile 2024
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A cura di Federica Scandolo

Post su Buonanno: la reazione degli studenti

Il 5 giugno un uomo, come accade a tanti altri, ha perso la vita in un incidente stradale. Il giorno seguente, un altro uomo, come hanno fatto molti altri, ha reputato l’accaduto “una buona notizia”. Il decesso di Gianluca Buonanno è diventato la morte di uno xenofobo, omofobo e razzista, che suscita l’esultanza di chi vorrebbe eliminare parole come queste dalla politica. Tuttavia, l’ignoranza con cui queste ideologie si manifestano, è stata usata con gli stessi toni da chi dice di disapprovarla.

Tutto ciò non è una novità, come non crea stupore l’orda di commenti e post che intasano i social in ogni occasione. Tra le tante opinioni, rispettose o irrispettose dei punti di vista altrui, una in particolare ha attirato la salienza mediatica per il ruolo ricoperto da chi l’ha espressa: un professore di Sociologia della Comunicazione e dei Processi Culturali dell’università di Padova.

Noi studenti non avevamo bisogno di chiarimenti per capire che il commento incriminato si riferiva alla carriera politica dell’europarlamentare leghista, e non alla sua persona. Quello che non ci risulta chiaro è perché un professore di Sociologia della Comunicazione non abbia previsto anticipatamente la reazione che si sarebbe scatenata su una piattaforma sociale come Facebook. Se sono qui a scrivere queste cose è anche grazie a lui che, con le sue lezioni sul web 2.0, ha spiegato i meccanismi di funzionamento sociale delle reti digitali. 

Le parole scritte da Vincenzo Romania non sono state particolarmente eclatanti, rispetto alle tante proliferazioni di accidia di cui si è fatto teatro il web; resta il fatto che avrebbe potuto aggiungere due parole in più alle quattro del post scomparso, giusto per spiegare meglio cosa intendeva per “buona notizia”, e, soprattutto, perché ce lo si aspetta da un docente universitario. O, forse, sarebbe stato semplicemente meglio evitare. 

“Non si può comprendere la vita dei singoli se non si comprende quella della società, e viceversa”, affermava Charles Wright Mills ne “L’immaginazione sociologica” (1959). Bufere mediatiche, colpevolisti e innocentisti, favorevoli o contrari dietro agli schermi. La stampa trova pane per i suoi denti grazie a tutto ciò, mentre gli schieramenti politici continuano a dividere le persone; ne facciamo parte, discutiamo, ci indigniamo, ma siamo tutti intrappolati nello stesso sistema.

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