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Martedì, 23 Aprile 2024
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A cura di Federica Scandolo

Piazza Portello andrebbe "svegliata" molto più spesso

Spesso, andando a lezione, mi fermo a dare un' occhiata ai libri che una libreria di via Portello espone sotto il portico. Un giorno, la domanda scritta sulla copertina di uno di quei libri a 50 centesimi ha attirato la mia attenzione: “L’Italia è un paese civile?”. Ho preso quel saggio di Piero Ottone e sono entrata nella libreria per pagare. Lo stesso interrogativo mi è stato posto dal librario, che, guardando fuori dalla vetrata, mi ha infilato un ritaglio di giornale tra le pagine.

“I padovani non leggono, la cultura muore e il Portello, un quartiere storico che un tempo brulicava di vita, finisce per svuotarsi”. Iniziava così quell’articolo stropicciato. Continuando a leggere, mi dirigo verso porta Portello, rischiando di inciampare tra incroci di biciclette e studenti affrettati. Ero in mezzo ad una piazza di passaggio.

Due anni fa, in via Portello, è comparsa una piazza. La zona è stata costruita circa cinquecento anni fa ed era un rione storico abitato dalla comunità dei porteati con il loro dialetto proprio. Il fatto è che, una piazza, anche se nuova, ha, sin dalla nascita della civiltà, un significato simbolico importantissimo: è il centro della collettività.

Cambiano i tempi, e, a quanto pare, anche gli spazi. Viviamo in un periodo storico incerto, e questo influenza le persone, le relazioni e i luoghi. Si può dire che piazza Portello, così come è stata progettata, rappresenta quello che la globalizzazione ci ha fatti diventare, ossia degli individui indifferenti, di passaggio e distaccati. Certamente, realizzare una piazza deserta favorisce l’ordine urbano, ma una piazza vuota perde tutto il suo senso originario.

La piazza si sveglia solo quando le persone ci vanno per darle senso. Non ci sono panchine, non ci sono alberi, sì, ci sono delle fontanelle colorate, ma di dubbia utilità; l’effetto è bello esteticamente, però è una di quelle cartoline a cui hanno cancellato le persone con photoshop per dare il senso di idillio.

Piazza portello si sveglia quando gli studenti ci portano delle panchine, della musica e cose da dirsi. Vedere qualcosa di stabile trasmette una sensazione piacevole, perché ferma quel traffico frenetico e indifferente di gente, anche solo per un mercoledì sera, ogni tanto. Sarebbe bello sapere che in piazza c’è sempre qualcuno, sapere che hai un posto dove andare e non dove passare, per andare altrove. Perché, come dice Zygmund Bauman: “Anche se rivolgiamo gli sguardi in direzioni completamente diverse ed evitiamo di guardarci negli occhi, siamo comunque, a quanto pare, ammassati sulla stessa barca, senza una bussola e senza guida”.

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