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A cura di Federica Scandolo

Studenti e neolaureati padovani, il “caos strisciante” nei discorsi sul futuro

Giovedì 26 maggio si è tenuta “Università Aperta” al palazzo del Bo. Per tutta la giornata, studenti padovani muniti di cv, si sono messi in coda agli stand delle aziende presenti, per un confronto con la realtà professionale. C’è chi ci è andato con un criterio, cioè sapendo a quali aziende proporsi, ma c’erano anche i curiosi che raccoglievano depliant, lasciandosi informare dallo staff. E poi c’è chi si è presentato solo per la borsetta omaggio, utile per fare la spesa e trasportare libri.

Questo tipo di iniziative sono molto utili agli studenti e ai laureati che hanno già le idee chiare. Bisogna tener presente che molti non saprebbero nemmeno indicare cosa gli piacerebbe “fare da grande”. In questi giorni stanno finendo le lezioni un po’ per tutti i corsi di laurea e il pensiero del futuro colpisce soprattutto laureandi e neolaureati, perché gli altri, tra la sessione estiva e le vacanze, non ci fanno troppo caso. Continuare a studiare a Padova? Andare in un’altra città o all’estero? Aspettare un’occasione?

Pensare al futuro, significa fare qualcosa di concreto per prepararselo. Riflettere su cosa fare dopo la laurea, vuol dire focalizzarsi sui propri desideri, conciliando cosa si ha studiato finora e cosa viene offerto dal mondo lavorativo. Alla base di ogni discorso sul futuro, c’è sempre una decisione da prendere. Non è la scelta della Maturità, poiché, ormai, molti dadi sono già stati tratti e bisogna essere realisti. A mettere in crisi, non è tanto il lavoretto estivo per pagarsi le spese universitarie o lo stage per mettere in pratica gli anni di teoria, è avere una chiara idea di cosa si vuole diventare, con la consapevolezza di avere o meno di fronte le possibilità di arrivarci.

Tra studenti capita spesso di chiedersi: “E allora tu, cos’hai intenzione di fare dopo la laurea?”. Se non si cambia subito discorso, la domanda suscita una grande empatia tra i giovani, che si confrontano su una situazione che, nella maggior parte dei casi, li accomuna; il mercato del lavoro non è proprio in ottima salute e non è in grado di fornire abbastanza posti per una forza lavoro altamente qualificata. Aleggia una sorta di “rassegnazione strisciante”, come la definisce il giornalista del Postcapitalismo, Paul Mason, su The Guardian. Raffrontarsi tra pari può essere terapeutico, una risposta attiva al problema, in particolare quando il pensiero del domani inizia a insinuare speculazioni nichiliste. 

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