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Padova da Vivere

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A cura di PadovaOggi

Comuni del Padovano, Cervarese Santa Croce origine del nome ed alcune curiosità

Cervarese Santa Croce è composta tra le frazioni più importanti sono Fossona (dall'omonimo corso d'acqua), dove si trovano il municipio e l'Ufficio Postale, e Montemerlo, frazione più popolata).

TOPONIMO. Il suo toponimo deriva dal latino e si riferisce ai boschi e alle selve. La sua esistenza viene provata per la prima volta nel 874 con un atto relativo alla sua donazione dal parte del vescovo Rorio al monastero di Santa Giustina. A seguito delle opere di bonifica e di arginatura delle acque, i monaci resero redditizia l'attività agricola. I papi Innocenzo nel 1132 e Adriano nel 1155 risolsero le numerose contese in ordine all'appartenenza del territorio a favore degli ecclesiastici in opposizione alle pretese dei signori di Baone e i Maltraversi. Dopo l'incendio ad opera dei vicentini avvenuto nel 1198, divenne feudo dei Forzatè che vi costruirono un castello, distrutto poi nel 1312. Fu teatro della rovinosa guerra veneto-carrarese e nel 1587, dietro richiesta dei monaci, fu assoggettata ai procuratori di San Marco. Il comune fu creato soltanto nel 1807 con un decreto di Napoleone. Terminata l'occupazione francese, subì la dominazione austriaca fino all'annessione del Veneto all'Italia, avvenuta nel 1866. Il patrimonio artistico comprende: l'antica chiesa paleocristiana di Santa Croce e l'annesso oratorio; il castello medievale di San Martino, e la chiesa parrocchiale in località Montemerlo in cui viene conservata la statua del quattrocento di San Michele, opera di Egidio il Viennese. Tra gli esempi di architettura civile, si ricordano: il Palazzo Capoldivacca del XVI secolo e villa Trento, costruzione rinascimentale dotata di una colombaia o torre vedetta e di una barchessa.

PATRIMONIO ARTISTICO. Del suo glorioso passato Cervarese S. Croce conserva un cospicuo patrimonio artistico e ambientale, tra i più importanti della provincia, di cui diamo di seguito alcune note illustrative. Iniziamo il nostro itinerario dalla villa Trento, bella residenza cinquecentesca, costruita dal conte Ottavio Trento intorno al 1575, quando l'espansione della villeggiatura nella campagna veneta, toccò un momento di esaltante sviluppo artistico, di cui il Palladio ne fu il massimo ideatore. L'ampia ed equilibrata facciata che si apre sul vasto cortile domenicale presenta la nobiltà e l'eleganza dell'architettura palladiana. Di fianco si eleva l'incorporata torre colombara, edificio superstite di un preesistente complesso rurale benedettino. A pochi passi dalla villa Trento incontriamo l'oratorio della S. Croce con l'annessa antica torre.

BASILICA. La splendida "basilichetta paleocristiana" è stata recuperata grazie ad un complesso e radicale intervento di restauro promosso dall'amministrazione comunale, ultimato nel 1984. È la primitiva chiesa di Cervarese e forse anche della zona. Sorta durante il periodo longobardo su area cimiteriale probabilmente romana, intorno ad essa si sviluppò il tessuto sociale storico di Cervarese. Già di proprietà del vescovo di Padova nella metà del IX secolo, nel corso della sua plurimillenaria storia l'edificio di culto subì distruzioni e rifacimenti. L'attuale struttura di impianto pre-romano risalirebbe al XII o XII secolo. Ebbe un'importante restauro poco prima della visita pastorale del vescovo Nicolò Ormaneto, nel 1572. Nelle successive visite pastorali i vescovi fanno eseguire dei lavori di manutenzione, ma nel '700 e prima metà dell'800 le condizioni statiche si faranno sempre più precarie, tanto da dover sospendere anche il suono delle campane per pericolo d'oscillazione. Dal 1670 al 1697 accolse il cardinale Gregorio Barbarigo in visita pastorale per ben cinque volte. Fu officiata come chiesa parrocchiale fino al 1872. L'esterno presenta tratti di muratura eseguiti con materiale di riporto romano. La pianta è rettangolare con abside semicircolare. La nuda facciata "quasi francescana" è rivolta ad occidente come le antiche chiese. La muretta che cinge il sagrato è la stessa che proteggeva dalla strada l'antico cimitero, che attorniava la chiesa fino ai primi decenni dell'800. L'interno, ad un'unica navata coperta a capriate di legno, conserva alcune tracce d'affreschi medievali e rinascimentali. Originariamente le pareti interne erano in gran parte affrescate. La torre che affianca la chiesa è d'origine carolingia. Lo storico vicentino Giovanni Mantese, in "I castelli medievali del vicentino", fa osservare che nelle campagne non furono soltanto le chiese pievane (matrici) ad essere incastellate, ma anche molte chiese minori (cappelle). Questo tipo di fortificazioni erano spesso costituite da un torrazzo, dove in tempo d'emergenza trovavano ricovero e riparo le donne e i bambini, mentre la parte superiore era riservata agli uomini combattenti; altra funzione era quella di conservare i vasi sacri, le reliquie, gli oggetti preziosi della chiesa e altri beni della comunità. Questa torre, divenuta in seguito campanile, tale rimase fino alla quasi completa distruzione avvenuta dopo il 1872. Sulla parete ovest della torre campeggia il leone di S. Marco, simbolo della terra veneta e testimonianza dei rapporti storici di Cervarese con la Serenissima. Nell'area retrostante sorge l'ex chiesa parrocchiale, costruita dal 1870 al 1872 dal parroco don Zanchi, su disegno di gusto romanico - gotico, dall'ingegnere e politico padovano Alberto Cavalletto, che prese a modello la cappella degli Scrovegni a Padova. Nel 1911 fu decorata dal pittore Giuliano Tommasi, attivo a Padova nel primo Novecento. Chiusa al culto nel 1966, la chiesa versa attualmente in uno stato di deplorevole rovina. Si spera possa venire restaurata al più presto e utilizzata come sede museale. Di fianco alla chiesa si eleva il maestoso campanile costruito all'inizio del secolo, dal 1900 al 1902, dal parroco Don Borsato. Con questo insigne monumento dedicato a Cristo Redentore, la parrocchia di Cervarese ha voluto salutare il XX secolo. La sommità della croce raggiunge i 54 metri d'altezza. Le tre campane (piccola e media fuse nel 1940, la maggiore nel 1948) sono le più grosse della zona. La maggiore detta anche "el campanon de Selvarese" pesa 23 quintali.

IN CENTRO. Proseguendo verso il centro del paese ci accoglie l'artistico capitello tardo barocco, costruito attorno al 1860, su iniziativa di Don Serafino Crivellaro, allora cappellano di Cerverese. Lo edificò a proprie spese per abbellire il centro del paese. A forma circolare, si sviluppa su tre facciate con le nicchie contenenti le statue della Beata Vergine del Rosario, Sant'Antonio da Padova e San Rocco. È l'unico elemento architettonico ottocentesco rimasto al centro. Sulla piazza si affaccia la grande chiesa parrocchiale, dedicata all'esaltazione della S. Croce, costruita dal 1954 al 1966 dal parroco don Angelo Berto. Opera dell'ing. Michele Carretta, si fa ammirare per la sua compattezza stilistica l'imponente facciata di stile classico - tradizionale, completamente lavorata in cotto a facciavista, arricchita da elementi in marmo travertino. L'interno ampio e luminoso si sviluppa in un armonioso abbraccio di 24 lesene, raccordato da un accentuato cornicione, da cui si profilano le volte del soffitto. Conserva alcune opere d'arte. Nella cappella del battistero, pala Trento, raffigurante la Sacra Famiglia e Santi, attribuita a Pietro Ricchi (seconda metà del '600). Nella cappella di San Giuseppe, pala raffigurante i santi Giuseppe, Giovanni Battista e Antonio di Padova, di Giacomo Manzoni (1872). Sul fondo dell'altare della custodia, crocifisso in bronzo dello scultore Piro Perin (1975). La sistemazione liturgica post - conciliare del presbiterio è stata ideata dallo scultore Danilo Andreose (1975). Percorrendo il centro del paese si incontrano alcuni palazzi: Levi, ora Marcolin (via Roma). Del complesso fa parte anche un'interessante casa colonica del XVIII secolo. In via Molini: palazzo Da Rio, Borsotti, ora Cenghiaro, con bella doppia loggia ad archi a sesto ribassato. Il complesso comprende due edifici, uno del XVI secolo e l'altro dell'800. Sulla stessa via ci sono i palazzi Marzari e Perin, entrambi del XVII secolo. In via Giorgione merita uno sguardo l'oratorio di San Giuseppe, originale cappella neo - gotica, fatta costruire dalla famiglia Borsotti nel 1886. Riprendendo via Molini e percorrendo il sentiero dell'argine si arriva al fiume Bacchiglione. Da questo punto si gode la vista di uno stupendo paesaggio il cui orizzonte spazia fino alla cerchia ondulata dei colli Berici ed Euganei. Da qui si può osservare la villa Moschini, bella dimora ottocentesca, fatta costruire dalla ricca famiglia Moschini - Rossi di Padova, che tra Cervarese e Santa Maria teneva molti possedimenti terrieri. Sulla sinistra del fiume oltrepassata la passerella troviamo il "vecchio mulino", ora sito nel territorio di Veggiano, circondato dalle acque del Bacchiglione e da una suggestiva area coltivata a parco privato. Il fabbricato ben restaurato alcuni anni or sono è ciò che rimane dell'antico mulino di "Selvarese", le cui origini risalgono al XI secolo; il mulino galleggiante invece, distrutto dall'alluvione del 1905, era posto sul luogo della "bova", dove ancora si possono scorgere il resti delle fondazioni. Il nostro itinerario si conclude al castello di S. Martino "dela Vaneza" che sorge circa 2 chilometri ad est del centro di Cervarese, sulla strada per Padova.

COMPLESSO MEDIEVALE. Il colpo d'occhio si fissa subito sulla bellissima torre medievale che domina sul fabbricato e la zona circostante, ricca di vegetazione e resa pittoresca dal lento scorrere del fiume, che con le sue rive quasi lambisce le secolari mura del castello. Qui storia da raccontare ce ne sarebbe tanta, ma ci limitiamo ad alcuni dati essenziali. Di probabile origine longobarda (San Martino è un santo di devozione longobarda) nel 1040 il castello apparteneva ad Engolfo Conti di Padova. Ebbe sempre un'importante funzione di difesa, essendo posto lungo la via fluviale del Bacchiglione e in uno dei punti nevralgici del territorio padovano. Passò ai Carraresi a seguito della donazione fatta nel 1324 dal Comune di Padova a Nicolò da Carrara, quale ricompensa per aver questi valorosamente difeso la città, quando stava per essere occupata da Cangrande della Scala. Fu più volte fortificato e riparato nel corso del XVI secolo. Intorno al 1385, durante il principato di Francesco "il Vecchio" da Carrara la torre fu rialzata, come si vede oggi. Alla caduta dei Carraresi passò a Venezia. Verso il 1500 la Serenissima lo vende alla famiglia Vendramin, la quale trasforma il castello in villeggiatura di campagna, apportandovi alcune modifiche strutturali. Il questo periodo, ormai è risaputo, a San Martino viene ospitato dal mecenate Gabriele Vendramin, il celebre pittore Giorgione, dove si ritiene abbia eseguito il famoso quadro "La tempesta" ispirato dopo un violento temporale abbattutosi sulla zona, ma c'è chi vede in questo dipinto una "tempesta morale e psicologica" che colpì il pittore poco prima di morire di peste nel 1510. Nel corso del 1600 il complesso medievale ebbe delle ulteriori ristrutturazioni, quando l'attività di porto mercantile svolta dai proprietari veneziani, comportò la necessità di adibire lo stabile in alloggio per commercianti e passeggeri, con osteria e casolino. L'ultimo erede Vendramin, parroco di San Tommaso Bechet di Padova, nella prima metà dell'800, donò il castello alla Congregazione dei Filippini, di cui egli stesso faceva parte. A seguito della soppressione degli Enti ecclesiastici del 1866 - 1867 l'immobile passò di proprietà del Demanio, ma pochi anni dopo viene acquistato dalla famiglia Breda di Padova, che nel 1934 lo vende alla famiglia Papafava dei Carraresi. Attualmente è proprietà della Provincia di Padova, che ha recentemente promosso un complesso e organico intervento di restauro. Nel suo interno è stato allestito il museo del fiume Bacchiglione nel quale sono conservati importanti reperti archeologici databili dal tardo Neolitico all'epoca medievale e moderna. La destinazione museale, accompagnata dalla sistemazione di tutta l'area circostante occupata da un suggestivo pioppeto, ha ridato nuova vita al castello consentendone la fruizione da parte di un vasto pubblico.

CURIOSITA'. E' famoso per la grande quantità di ditte produttrici di pellicce e per l'estrazione della trachite grigia classica dal colle della frazione di Montemerlo (si tratta di una cava aperta fin da epoca romana). Inoltre è in forte espansione la produzione di minuterie metalliche, come pure il settore vivaistico.

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