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Padova da Vivere

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A cura di PadovaOggi

Comuni del Padovano, Pontelongo: origine del nome ed alcune curiosità

Per una volta non si richiedono né sofisticate ricerche filologico-etimologiche né fantasie interpretative: un paese che da mille anni porta il nome di Pontelongo rievoca automaticamente le acque di un fiume e l’arcata di un ponte lanciato tra due sponde.
 
Pontelongo è oggi un paese di poco meno di 4mila abitanti, a 25 kilometri a sud-est di Padova, adagiato in un crocevia di comunicazioni e di traffici: della via fluviale tra la città del Santo e il polo lagunare-veneziano (direzione est-ovest) e della direttrice che collega la Saccisica con il Polesine (Cavarzere e Adria). E’ un paese di 10,81 kilometri quadrati, sorto sul fiume Bacchiglione, lungo il quale si snoda tutto il territorio comunale. E dal fiume e nel fiume Pontelongo ha trovato, lungo i secoli della sua storia, le ragioni e le condizioni e i condizionamenti e i vincoli e i limiti della sua missione. Come per le zone limitrofe, si tratta di terre basse, un tempo sommerse da paludi e da acquitrini, solcate da fiumi indomiti, soggette ad inondazioni disastrose. Il rapporto tra popolazione, terre e acque è un rapporto tormentato, conflittuale, di lotta e di interventi per riscattare, domare, arginare, difendersi, usare come risorsa economica e commerciale.
 
E’ ancora da scrivere una storia organica, ragionata, esaustiva del paese. Allo stato attuale delle conoscenze, la si può riassumere in cinque parole che lo caratterizzano e ne tracciano la fisionomia: il fiume, il ponte (di legno prima, dal sec. XI al XIV, e poi in pietra, in struttura di ferro, oggi in rifacimento), la Villa Foscarini-Erizzo sulla riva sinistra (con relativo arredo urbano), la Chiesa parrocchiale di S. Andrea e la Casa di Riposo Galvan sulla riva destra (con relativa sistemazione urbanistica), lo zuccherificio (con il piazzale, i capannoni, le officine, le ciminiere, i depositi, il quartiere per le maestranze e gli operai, con il viale, un tempo maestoso); e, infine, la festa del Voto, con la quale da 326 anni, dal lontano 1676, ogni anno nella prima domenica di maggio la popolazione dei pontelongani e non, di credenti e non, rinnova il patto e l’alleanza con la Madonna che salvò, allora, il paese dalla pestilenza.
 
2 - Dai borghi alla comunità.
 
La prima testimonianza di un “ponte longo”, gettato sul fiume Bacchiglione risale al 1097 (cfr. C. Bellinati, Contributo alla storia di Pontelongo. La festa del Voto, pubblicazione curata nel 1976, in occasione del terzo centenario del voto). Agli albori, quando ancora l’insediamento non costituiva una comunità, Pontelongo era suddiviso in tre borghi: - sulla riva sinistra, Pontelongo “di qua”, diviso a sua volta in Pontelongo “di sopra”, verso S. Lorenzo di Bovolenta, e Pontelongo “di sotto”, verso la chiesa del monastero di S. Giovanni Battista, dipendente da Piove di Sacco; - sempre sulla riva sinistra, dopo il porto fluviale, la contrada di Ronchi di Ca’ Trevisan, con la chiesa di S. Maria Maddalena dipendente da Arzergrande; - sulla riva destra, Pontelongo “di là”, con la Chiesa di S. Andrea Apostolo, una cappella della pieve di Bovolenta, di proprietà del monastero di Candiana. Il paese si sviluppa per l’apporto specifico di due fattori: da una parte, per l’importante via d’acqua, il canale di Pontelongo appunto, legato alla centuriazione a ovest di Bovolenta e a quella della Saccisica;  e, dall’altra, per il contributo di tre “quartieri” o “rioni”, popolati da abitanti che gravitavano sotto l’influenza di altre comunità strutturate: Piove di Sacco, Arzergrande e Bovolenta.
 
Pontelongo serviva da scalo merci e porto fluviale per tutto il territorio della Saccisica, come viene testimoniato dalla scritta “Indorum vivimus auro”, viviamo con l’oro delle Indie, unico reperto pervenuto fino a noi dai secoli remoti. A partire dalla seconda metà del sec. XII, i commercianti in movimento tra la terra ferma e Venezia, Chioggia e la laguna si servono dei canali di Battaglia e di Cagnola, e del fiume Bacchiglione, conosciuto con il nome “Canale di Pontelongo” nel tratto Bovolenta-Pontelongo. A Bovolenta la via d’acqua si ingrossa e si arricchisce; qui confluiscono il Vigenzone (o canale di Cagnola, la via d’acqua che collega Battaglia a Bovolenta) e il canale Roncaiette (noto anche come canale S. Nicolò o Bacchiglione Inferiore”). “Andemo a vendere el pesse a Pontelongo”, esclama un personaggio di Le Baruffe Chiozzotte, un’espressione che testimonia la intensità e la regolarità dei traffici fluviali tra laguna ed entroterra.
 
Agli inizi del ?900, quando si tratta di individuare il posto dove collocare il primo zuccherificio della provincia di Padova, la scelta cade su Pontelongo piuttosto che, ad esempio, su Stanghella, o Correzzola, o Cagnola, come ipotizzato in un primo momento: per la miglior navigabilità del fiume, anzitutto, e per la vicinanza con le terre di fornitura della barbabietola (Correzzola, Cavarzere, Adria, il Polesine).  Con l’insediamento dello zuccherificio, la navigazione fluviale rinasce a nuova vita, raggiunge l’apice tra il 1910 e il secondo dopoguerra. “Oggi, scrive al Magistrato alle acque l’ing. Marcello Rougier, amministratore delle terre dei Melzi D’Eril, Sindaco di Correzzola e azionista della società Sucrerie et Raffinerie de Pontelongo, la navigazione in questi canali è diventata così intensa che, durante la stagione estiva, trenta, quaranta imbarcazioni percorrono giornalmente questi canali, provenienti dall’Adige, dal Po. Nella stagione estiva più di quaranta imbarcazioni si vanno agglomerando tra Brondolo e Pontelongo, imbarcazioni della portata da 1.200 a 1.400 quintali” (cfr. Il Raccoglitore, 15.10.1913). Nel ricordo dei più anziani rimane vivida l’immagine dei burci trainati da cavalli, carichi di barbabietole, di zucchero da raffinare proveniente da Cuba, di carbone e di calce all’andata, e di sacchi di zucchero e di farine al ritorno. O ancora dei burci che proseguivano verso Bovolenta e oltre, fino ai piedi dei colli, oltre la città di Padova.
 
3 - Villa Foscarini-Erizzo.

Il rapporto tra i Foscarini, l’aristocratica famiglia veneziana, e Pontelongo si protrae per più di tre secoli, plasma la fisionomia della riva sinistra del Bacchiglione, lascia in eredità la villa Foscarini-Erizzo, oggi sede municipale e da tempo oggetto di un restauro radicale (cfr. A. Nante, Villa Foscarini Erizzo a Pontelongo, editrice “La Galiverna”, 1999). Insieme al ponte, la villa costituisce il “logo” ideale del paese.  
La villa, fatta costruire intorno al 1570 da Nicolò Foscarini da San Stae, fungeva contemporaneamente da luogo di villeggiatura, da azienda agricola e sede di promozione di attività “industriali”, ad esempio una fabbrica per la lavorazione del corallo, allora pescato in Dalmazia, promossa dal doge Marco Foscarini. Dal punto di vista strutturale e architettonico, l’edificio ripropone in pianta lo schema della casa veneziana (un salone centrale con le stanze laterali); si componeva di un edificio dominicale, di due barchesse laterali e, nella parte posteriore, di un brolo e di un piccolo giardino. Con gli anni, il giardino venne ampliato fino alla Schilla. Nella villa pontelongana il grande doge Marco Foscarini morì nel 1763. E qui soggiornò, lavorò e organizzò manifestazioni e rappresentazioni Gaspare Gozzi, scrittore, poeta e segretario del doge Marco. Quando, agli inizi del 1800, gli eredi dei Foscarini decidono di vendere la villa ad Andrea Erizzo, importante uomo politico veneziano ambasciatore alla Corte di San Pietroburgo e Provveditore generale straordinario con vigilanza sul Polesine, il Padovano, il Vicentino e il Bassanese, la villa Foscarini comprendeva una serie di beni: il corpo dominicale con le due barchesse, l’oratorio, la scuderia, le rimesse con fienili e granai, altre adiacenze ad uso del giardiniere, il giardino con le cedraie, il bosco, la peschiera, la montagnola, e beni costituiti dalle numerose case con botteghe lungo la strada che costeggia il fiume. Sono botteghe occupate da artigiani locali: il fabbro, il calzolaio, il cappellaio, rivendite di generi alimentari, alcuni caffè. Nel 1809 Andrea Erizzo, ritiratosi cinquantenne a vita privata dopo una notevole carriera politica al servizio della Serenissima, acquistata la villa dagli eredi dei Foscarini, mise mano ad opere di trasformazione nell’assetto architettonico e negli annessi. Si procedette, anzitutto, ad un rifacimento in stile neoclassico, mantenendo le semicolonne ioniche ma interponendo un piano attico tra la trabeazione e il timpano; e furono decorate con stucchi le sale del piano nobile, con pitture murali le stanze del primo piano e le pareti esterne dell’edificio. Se le decorazioni esterne sono ormai illeggibili, si possono tuttavia ammirare quelle interne, in particolare quella del soffitto del salone e quelle della “stanza di Apollo”. Nel breve arco di qualche decennio, la villa passò prima nella mani dei fratelli Serravalle e poi, nel 1876, fu acquistata dal Comune che la destinò a municipio. I ripetuti passaggi di mano, con relativi frazionamenti e negligenze nella manutenzione degli stabili, hanno causato la perdita delle pitture esterne, dell’oratorio adiacente, del grandioso giardino settecentesco le cui statue furono trasferite all’entrata del Foro Boario, dove ancora si trovano: sui cancelli a fianco dell’attuale cinema Italia. Le due barchesse sono, oggi, adibite ad altro uso, l’una a edificio per la scuola media e l’altra per servizi pubblici (ufficio postale, ambulatorio medico, biblioteca). E da qualche anno, la villa è stata sottoposta ad una radicale opera di risanamento e di recupero.
 
4 - Fine 800: stagnazione e dissesti.

 
Per una serie di ragioni ancora tutte da studiare e da decifrare, è con la stagione giolittiana che Pontelongo si risveglia da un lungo torpore e da una prolungata fase di decadenza. Negli ultimi decenni dell’Ottocento le condizioni di vita dei pontelongani non differiscono significativamente da quelle dei paesi e delle zone limitrofe: stagnazione economica, crisi agraria, diffusione del latifondismo e delle grandi proprietà, bassi salari e bassi consumi. La “questione agraria”, come veniva definita nei primi decenni postunitari, si traduceva in concreto in una serie di “piaghe sociali”, diffuse nell’Italia depressa, alcune tristemente caratteristiche del padovano e della nostra zona: un analfabetismo di massa; la pellagra, “vergogna d’Italia” e “tristissimo privilegio per il Veneto” (cfr. G. A. Canello in Il Raccoglitore); alcolismo; emigrazione; elevata mortalità infantile; ridotte attese di vita. Il paesaggio rurale era dominato dai casoni, espressione visiva di “lesa umanità e di lesa agricoltura” (cfr. D. Sbrozzi, direttore di Il Raccoglitore). D’altra parte, la piccola estensione del territorio comunale non favoriva il decollo di una economia agricola ricca e dinamica. Nonostante gli sforzi e l’impegno dell’amministrazione comunale. Ad esempio, nel 1876, l’anno dell’acquisto del Palazzo Foscarini-Erizzo da parte dell’amministrazione comunale, l’annuale “fiera franca”, di antica tradizione come in tutti i paesi del Veneto, viene moltiplicata per quattro (nel 1912 se ne tengono addirittura dodici, una al mese). E’ un’attività tanto importante per l’economia del paese che l’autorità comunale decise di destinarle uno spazio apposito, dietro il palazzo municipale, proprio là dove prima si estendeva il giardino della villa Foscarini. Successivamente, data la esiguità dello spazio disponibile, tra il 1907 e il 1908 viene allestito il “campo della fiera” nell’area oggi occupata da via Galvan. Sono gli anni dei dissesti idrogeologici, causati da una carente manutenzione dei corsi d’acqua e dall’abbandono di molte terre. Il 1882 è l’anno che segna i maggiori mutamenti nella struttura del paese: la grande piena del fiume Bacchiglione distrugge il vecchio ponte di pietra al centro del paese, e una serie di edifici sul bordo del canale scompaiono definitivamente; si rende necessaria la costruzione di argini rinforzati e, pochi anni dopo, viene costruito un nuovo ponte con struttura di metallo. Grandi mutamenti registra anche Terranova, la frazione di Pontelongo. In questo caso si tratta della mano dell’uomo. A prevenzione delle inondazioni, nel 1858 il governo austriaco potenzia gli argini e rettifica l’alveo del fiume, eliminando le numerose anse naturali esistenti e tagliando la curva “Volta Zilia”. Di conseguenza, l’insediamento abitativo di Terranova, con la storica parrocchiale di S. Geminiano (1207, una delle più antiche del Piovese), che originariamente si trovava sulla riva sinistra del Bacchiglione, venne diviso in due parti: sul lato destro la porzione più piccola della frazione con chiesa, canonica, cimitero e scuola elementare, mentre a sinistra la parte più consistente del territorio con la maggior parte della popolazione. Da una parte i servizi e le istituzioni parrocchiali e civili, dall’altra la popolazione. L’amministrazione comunale istituì, prima, un “passo a barche” e, successivamente (1909), una passerella in ferro, rimasta in funzione sino allo scorso anno, ora ricostruita perché fatiscente.
 
5 - Il risveglio degli inizi del Novecento.

Quello che viene considerato il primo stabilimento industriale del paese e del piovese risulta già attivo nel 1879: si trattava di un mulino per la lavorazione delle granaglie, con annesso pastificio. Agli inizi del ?900 la situazione di Pontelongo viene descritta in termini quanto meno contradditori. Da una parte si parla di lavoro precario, di salario non in grado di garantire una alimentazione “sufficiente e salubre”, di abitazioni “impossibili”, di pellagra, di emigrazione continua; dall’altra, c’è chi registra, malgrado la deficienza di comodi e rapidi mezzi di comunicazione, una agricoltura “in florido sviluppo” (cfr. (Il Veneto, 4.1.1908). Promette bene Pontelongo, buona agricoltura e avvio di un promettente processo industriale. Il paese, infatti, secondo una inchiesta promossa dalla Camera di commercio di Padova, gode di terreni fertilissimi, coltivati a prati, a cereali, a vigne; di un allevamento “su grande scale e con esito”; di una notevole attività industriale. “L’opificio Molini a vapore, di proprietà di Onesto Centanin, esercita in grande la lavorazione del frumento; inoltre, la stessa Ditta sta per inaugurare uno dei maggiori pastifici del Veneto e il signor Centanin sta studiando l’impianto di altri rami d’industria e la illuminazione elettrica del paese. A favorire poi tale sviluppo industriale (?) si prestano l’indole degli abitanti e la posizione topografica del paese, nel quale potrebbe trovare sede adattissima, ad esempio, uno zuccherificio, una fabbrica di concimi, una fabbrica di fiammiferi, un lanificio, una filanda?” (Cfr. Il Veneto, 4.1.1908). Nel breve giro di pochi anni Pontelongo registra un suo boom economico: viene costruita la nuova Chiesa parrocchiale sulla riva destra del fiume (1902-1908), viene impiantato e costruito lo zuccherificio, viene realizzato il nuovo tronco ferroviario Adria-Piove di Sacco (1916), che offre al paese la possibilità di un rapido collegamento con Padova e, poco dopo, anche con Venezia (1926).
 
6 - La Sucrerie et Raffinerie de Pontelongo.

 
Lo zuccherificio marca il secondo volto del paese, dopo quello delineato dai Foscarini. Nel bene e nel male, la fabbrica s’intreccia e accompagna la vita del paese per tutto il Novecento, fino ai nostri giorni, tra alti e bassi, tra fortune e crisi. Senza dubbio, la costruzione dello zuccherificio, inaugurato il 27 giugno del 1910 tra bandiere, treni speciali e un banchetto fornito dallo Storione di Padova, è contemporaneamente espressione di uno sforzo modernizzatore e volano di cambiamenti significativi. Non è un caso isolato: nella vicina Bovolenta, il giovane Leonino da Zara organizza la prima, storica corsa automobilistica Padova-Bovolenta, pomposamente battezzata “record 10 kilometri” (20 febbraio 1908) e, poco dopo, costruisce un hangar e una pista per aerei, onorata dalla visita di Gabriele D’Annunzio; e a Correzzola opera l’ingener Marcello Rougier, amministratore dei beni dei Melzi d’Eril, sindaco e co-promotore della società belga che costruisce lo zuccherificio di Pontelongo.
 
Di tutta evidenza le ricadute dell’impianto industriale in una realtà depressa come quella di Pontelongo: la fabbrica è un gioiello di tecnica e di organizzazione, arrivano tecnici e competenze dall’estero e da altre regioni italiane, si eleva il reddito, si alzano i consumi, aumenta la popolazione, si modernizza l’agricoltura. Già nel suo primo anno di attività, la campagna bieticola dà da lavorare ad almeno un migliaio di persone. Arrivano tecnici e operai dal Rodigino e dalla Romagna, dal Belgio e dall’Olanda. Si passa dai 2710 abitanti del 1910 ai 3312 del 1914, fino a superare i 5mila all’inizio degli anni ’50. L’aumento demografico veicola anche un notevole cambiamento nella struttura edilizia del paese, con la costruzione di interi quartieri per le abitazioni degli operai, degli impiegati e dirigenti dello zuccherificio, con la costruzione della Casa del Fascio, una pregevole struttura in mattoni rossi, progettata dall’architetto Quirino De Giorgio, ora riutilizzata per usi sociali.
 
Anche la storia dello zuccherificio, passato a metà degli anni ’20 nelle mani della famiglia Montesi, originaria di Ancona, che costruisce le sue fortune partendo dalla distilleria di Cavarzere, è ancora tutta da scrivere. Nel corso degli anni, i Montesi diventano potenza saccarifera di media grandezza (cfr. M. Elisabetta Tonizzi, L’industria dello zucchero. La produzione saccarifera in Italia e in Europa, 1800-2000, Franco Angeli, 2001), e diventano una holding con interessi diversificati (produzione di alcool, lavorazione delle conserve, produzione di pannelli in faesite e lavorazione del magnesio). Alle metà degli anni ’60 i Montesi costituiscono, con i Monti e i Maraldi, un triumvirato che domina l’industria saccarifera e il campo dello zucchero.
 
7 - Il Voto, il Comitato Civico e la Pro Loco.

 
Più di tre secoli fa, nel lontano 1676, il paese venne colpito da una terribile pestilenza. In quell’occasione, la comunità e l’autorità civile formularono un voto, da allora rinnovato ogni anno nella prima domenica di maggio, con manifestazioni religiose e civili, soprattuto con la rievocazione della storica processione per le vie del paese, con l’immagine della Madonna portata a spalle da portatori a piedi scalzi e l’attraversamento del fiume, da parte del corteo votivo, mediante un ponte di legno, sostenuto da barche appositamente allestito per l’occasione. La ricorrenza e la celebrazione dello storico voto rappresentano, allo stesso tempo, un atto di fede di un popolo profondamente religioso e l’espressione di uno stile di vita di una popolazione di origine contadina, legata alla propria terra e al corso d’acqua che l’attraversa e che da sempre ne ha determinato fortune e disavventure. Nel 1976, in occasione del Terzo Centenario del Voto, venne costituito un Comitato Civico, con lo scopo di organizzare le manifestazioni commemorative dell’avvenimento. La Pro Loco viene costituita allo scopo di continuare il lavoro di animazione di carattere  culturale, artistico e storico. In altri termini, con la costituzione del Comitato Civico, prima, e della Pro Loco, ora, ci si prefigge di raccogliere e di far rivivere un patrimonio di tradizioni religiose, culturali e folcloristiche, “minacciate” dalle trasformazioni e dalla modernità. Contemporaneamente, la Pro Loco è impegnata nella riscoperta e nella valorizzazione del territorio.  Per la nostra realtà, ciò significa la “rivalutazione” del fiume Bacchiglione,  ad esempio, la riscoperta della navigazione anche per scopi “turistici”. Lungo l’asse fluviale Battaglia-Bovolenta-Pontelongo sono molteplici i palazzi costruiti dai nobili veneziani come residenze estive e di riposo. Ed è proprio per la “rivalutazione” del fiume Bacchiglione che la Pro Loco è da anni impegnata nell’organizzazione della “Remada a seconda”, da Selvazzano-Battaglia Terme a Pontelongo, e di gite in barca da Pontelongo a Venezia.  
Sempre nell’ambito del progetto di valorizzazione delle antiche abitudini locali, la Pro Loco è attualmente impegnata, assieme ad altri gruppi paesani, nel rilancio dell’antica e tradizionale “Fiera Franca di S. Andrea”, che si tiene nel mese di Novembre, in occasione della festa patronale (S. Andrea, 30 novembre). Già dal secolo scorso e fino a pochi anni fa, infatti, tale manifestazione rappresentava per la cittadinanza, del paese e del circondario, un immancabile appuntamento per realizzare affari e trascorrere alcune ore in allegria e in compagnia. La celebrazione del Terzo Centenario della festa del Voto è diventata l’occasione per riscoprire le tradizioni e i valori antichi di unità, di solidarietà e di collaborazione che la Pro Loco fa propri e che intende coltivare attraverso le proprie manifestazioni.

LO ZUCCHERIFICIO. Il 26 giugno del 1910 lo zuccherificio di Pontelongo si posa, sobrio e discreto, in un'ansa del Bacchiglione. Un impianto in grado di macinare il doppio dei grandi impianti saccariferi italiani. La tecnologia avanzatissima, come i tecnici, che provengono dai paesi leaders: il Belgio, la Germania, la Boemia. Per i pontelongani è "el Beljo": prevalentemente belga è il capitale iniziale. Azionisti di minoranza alcuni personaggi importanti nella storia locale: Giuseppina contessa Barbò, vedova Melzi d'Eril, famiglia dei viceré napoleonici della Repubblica Cisalpina, grandi proprietari a Correzzola; Leone da Zara, consigliere del nostro comune, grande proprietario terriero a Pontelongo e a Maserà, e la Banca Commerciale italiana. Da quel 26 giugno 1910 la comunità locale percorre veloce la strada del lavoro industriale moderno, dello sviluppo, dell'apertura al mondo tecnologico avanzato europeo. Merito di un capitale belga che investe nei paesi emergenti come l'Italia di inizio del Novecento; di due sindaci coraggiosi come Luigi Ostani di Pontelongo e Marcello Rougier di Correzzola, e di agricoltori che scommettono sulla nuova coltivazione. Per i pontelongani lo zuccherificio coincide con il nome di Ilario Montesi, padrone discreto e illuminato per 40 anni (1927-1967). E' un tecnico chimico, un manager industriale, un azionista di molte società, un finanziere che si muove sui mercati finanziari europei (Bruxelles, Francoforte, Milano). Acquista zuccherifici in Germania, diversifica i campi di intervento (sciroppi, glutammato, alcool, zucchero, faesite). Pontelongo diventa il centro di una costellazione ramificata in più direzioni: gli impianti saccariferi e/o le distillerie di Este, Cavarzere, Bottrighe, Cartura, Casei Gerola, Fano, Foggia, Spinetta Marengo. Una ramificazione con sugodotti da Cartura a Pontelongo e da Ariano a Bottrighe. Oggi come ieri la qualità del prodotto che esce dallo stabilimento di Pontelongo è garantita dalla filiera bieticolo saccarifera. Potremo concludere che il futuro dello zuccherificio sta nelle sue origini: nell'alleanza tra il mondo del lavoro industriale e il mondo del lavoro agricolo.

LA PROCESSIONE DEL VOTO. Al mattino della prima domenica di Maggio c'è la Messa cantata, alla quale prendono parte le Autorità in veste ufficiale. Di solito il celebrante è un sacerdote venuto da fuori, il quale tiene il discorso commemorativo della festa. Al pomeriggio ha luogo la solenne processione con le immagini dei Santi, venerati nella Parrocchia. Le statue issate su pesanti carrette vengono portate a spalle dalle varie categorie di fedeli. Da notare il notevole sacrificio richiesto da questi portatori, data la lunghezza del percorso. Al posto d'onore la Madonna del Voto, i cui portatori camminano a piedi scalzi. Il corteo, attraversato il ponte di fronte al Municipio, segue la via principale, per arrivare sull'argine sinistro, oltre la ferrovia. Segue l'attraversamento sul ponte di barche, appositamente allestito, non prima di un breve discorso e benedizione. Quindi, risalita la sponda nei pressi dello zuccherificio, il corteo si avvia verso la Chiesa per il discorso finale. Alla manifestazione, partecipano anche le popolazioni dei paesi circostanti unite dal sentimento religioso e dal clima di gioiosa festa

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