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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Padova da Vivere

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A cura di PadovaOggi

Corti Benedettine: la storia dei vini doc del Padovano

La Denominazione di Origine Controllata Corti Benedettine del Padovano ha ottenuto riconoscimento nel giugno del 2004. Si estende nella campagna sud orientale della Provincia di Padova e nella parte meridionale della Provincia di Venezia. Il Consorzio dei vini ha lo scopo di valorizzare le produzioni vinicole di qualità e di tutelare la secolare tradizione viticola appartenuta alle “Corti Benedettine”.   

I LUOGHI

Lungo le solitarie e lunghe strade delle campagne a sud di Padova si incontrano degli antichi, imponenti edifici, circondati da un muro di cinta, dotati di ampi archi a tutto sesto, disposti  attorno ad una piazza lastricata in silice. Una chiesa, sovrastata da un poderoso campanile, identifica l’origine religiosa del complesso. Un corpo unico,  monumentale, armoniosamente inserito nell’ambiente rurale. Potrebbe sembrare un’elegante residenza di villeggiatura, si tratta invece del più antico ed efficiente modello di industria agraria, che qui prende il nome di “Corte Benedettina”.  

LE CORTI

Le Corti erano enormi centri di stoccaggio e lavorazione, dove venivano conferiti tutti i raccolti dei territori circostanti. All’interno erano presenti scuderie, stalle, opifici, falegnamerie, granai, “caneve” e “tinazzere” (cantine), appartamenti e uffici amministrativi. Il sistema “Corte Benedettina”, rappresentava una struttura di gestione del territorio evoluta e complessa, dove lavoravano centinaia di operai, che rispondevano alla guida dei monaci, esperti amministratori e direttori dell’attività produttiva. Le derrate alimentari, le botti di vino, il legname, venivano caricati su imbarcazioni denominate “burci” e trasportati lungo le vie fluviali che mettevano in connessione tutto il Nord Italia: da Verona, a Venezia, a Mantova. Il sostentamento delle vicine città era legato all’efficiente funzionamento di questo sistema. I saccheggi napoleonici e la soppressione degli ordini monastici in Veneto (1808), decretarono, di fatto, la fine dell’amministrazione benedettina e il progressivo abbandono delle Corti, ma la  viticoltura proseguì ininterrotta grazie alla perseveranza ed alla passione degli agricoltori, ancora oggi testimoni ed eredi di una tradizione vinicola di lunga e sapiente storia. 

LA STORIA

L’inizio della viticoltura in questo areale affonda le sue radici già in epoca romana. Scrive Plinio il Vecchio nella Naturalis Historia: “Mirevole è la  natura  della vite di assimilare sapori diversi ed è questo il motivo per cui l’uva raccolta nelle paludi intorno a Padova sa del salice cui è maritata.”. La viticoltura era già diffusa nelle campagne patavine nonostante fossero all’epoca soggette a frequenti esondazioni dei fiumi Adige e “Retrone”. I sedimi alluvionali depositati nei secoli serbavano una preziosa ricchezza di elementi che rendeva questi terreni ambiti e preziosi.  Nel 853 D.C. i primi monaci benedettini officiavano la chiesa di San Tommaso di Sacco. Nei secoli successivi numerosi monasteri estesero i loro possedimenti alla Saccisica ed al Conselvano e diedero inizio ad un’imponente opera di regimazione delle acque. Lo scavo “a forza di vanga” di fossi, argini, coronelle, trasformò queste campagne rendendole rigogliose, fertili e ben drenate. Questo lavoro portò alla formazione di una complessa rete di bonifica che ancora oggi rappresenta un esempio di singolare maestria ingegneristica. I monaci suddivisero i terreni in gastaldie e quindi in possessioni, ciascuna di 80 campi. Ogni possessione, identificata con il nome di un santo, era affidata alla cura di una famiglia di agricoltori, che conferiva le primizie alla “Corte”. La Corte Benedettina di Correzzola, proprietà di Santa Giustina di Padova,  con i suoi 13.000 campi, era la più estesa, ma altrettanto organizzate erano quelle di Legnaro, San Michele in Candiana, San Michele in Bagnoli, Santo Stefano in Due Carrare, Sant’Agata in Vanzo.

 Nell’economia delle Corti il vino era il secondo prodotto in valore dopo il frumento. Con l’annessione delle Venezie al regno Napoleonico i beni delle Corti vennero saccheggiati, quindi annessi al demanio cisalpino, gli ordini monastici furono soppressi. Dopo alcuni anni di abbandono, le preziose ed organizzate Corti passarono sotto l’amministrazione di potenti famiglie venete e lombarde, che proseguirono l’opera di bonifica e miglioramento fondiario. In quest’epoca si verificò la diffusione delle nuove vigne di origine transalpina. Il merlot, il cabernet, lo chardonnay dimostrarono la loro particolare vocazione a prosperare in questo areale. Nell’arco del XX secolo i grandi fondi delle Corti Benedettine vennero suddivisi ed acquistati dai coloni. Oggi la secolare tradizione di viticoltura prosegue grazie alla dedizione di cantine private  e cooperative che sono impegnate nella produzione di vini di qualità, adottando le più moderne tecniche agrarie ed enologiche.

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