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Giovedì, 28 Marzo 2024
Padova da Vivere

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A cura di PadovaOggi

Festa della donna, la figura femminile nell'arte: chi era la Laura di Francesco Petrarca

In occasione della Festa della donna proponiamo alcune delle figure femminili tratteggiate  nell'arte e nella letteratura da poeti e scrittori di Padova o che hanno vissuto a Padova. Partiamo da Laura di Francesco Petrarca, poeta che visse e morì nel Padovano ad Arquà Petrarca.

CHI E' LAURA. Laura de Noves, anche nota con i nomi di Laura de Novalis, Laura de Noyes e Madame de Sale (1310 – 6 aprile 1348), è stata una nobildonna francese, sposa del marchese Ugo di Sade. Sembra essere proprio lei la donna amata dal poeta. Non sappiamo molto di Laura de Noves. Nata nel 1310 da Audiberto ed Ermessenda di Noves in borgo d'Avignone, Laura si unì in matrimonio il 16 gennaio 1325 con il marchese Ugo di Sade, col quale generò undici figli. Francesco Petrarca la conobbe due anni dopo che ella si sposò col marchese di Sade, il 6 aprile del 1327: è in questo giorno (Venerdì Santo di quell'anno) che il poeta laureato la vide nella chiesa di Santa Chiara durante il suo soggiorno ad Avignone e se ne innamorò all'istante, tanto che continuò a celebrarla in ogni sua poesia.

IL SONETTO DELL'INNAMORAMENTO. È, infatti, lo stesso Petrarca a indicarci le circostanza dell'innamoramento per Laura, nel sonetto Era il giorno ch'al sol si scoloraro:


« Era 'l giorno ch'al sol si scoloraro
per la pietà del suo Factore i rai,
quando i' fui preso, et non me ne guardai,
ché i be' vostr'occhi, Donna, mi legaro. »
(IT)
« Era il giorno in cui al Sole si oscurarono[4]
i raggi per la pietà nei confronti del suo Creatore,
quando io fui catturato dall'amore, e non me ne difesi
poiché i vostri begli occhi, o Donna, mi avvinsero »

IL GIALLO RISOLTO. L'identificazione della Laura petrarchesca con Laura de Noves ci viene fornita dallo stesso poeta nella Familiare II, nella quale testimonia l'esistenza della fanciulla ad uno scettico Giacomo Colonna. Tutto quello che si sa di lei, immagine stilizzata dall'amore ideale, viene dalle parole dello stesso Petrarca, che nel nome di Madonna Laura scrisse il suo Canzoniere, opera composta da 263 rime in vita e 103 rime in morte di Madonna Laura, per un totale di 366 componimenti. Il poeta aretino ci rende note anche le circostanze della tragica morte, avvenuta il 6 aprile 1348 a causa della peste nera (per la quale spirarono anche gli amici Sennuccio del Bene, Giovanni Colonna e Francesco degli Albizzi), in un passo del Triumphus Mortis:

(IT)
« Pallida no, ma più che neve bianca
che senza venti in un bel colle fiocchi,
parea posar come persona stanca.
Quasi un dolce dormir ne’ suoi belli occhi,
sendo lo spirto già da lei diviso,
era quel che morir chiaman gli sciocchi:
Morte bella parea nel suo bel viso. »
(IT)
« Non pallida, ma più bianca
della neve che senza vento fiocchi su un bel colle,
[Laura] pareva riposare, come stanca.
Quando lo spirito fu da lei diviso,
quasi un dolce dormire era nei suoi begli occhi ciò che morire chiamano gli stolti:
Morte pareva bella nel suo bel viso »

NON SOLO LAURA. chesco che più irradia molteplici significati è proprio Laura: il poeta aretino, infatti, impiega il nome della fanciulla come espediente poetico dietro il quale celare la figura del lauro, simbolo di gloria e trionfo letterario (di alloro erano composte le corone che andavano a cingere il capo dei massimi poeti). Si tratta questa di una reminiscenza dal sapore spiccatamente provenzale: era vezzo della letteratura occitanica, infatti, alludere alla donna amata con un appellativo fittizio ma fonicamente simile, con l'impiego di un'apposita figura retorica, il senhal. In effetti, nei sonetti del Canzoniere la Laura petrarchesca è designata oltre che come «lauro», anche come «auro» (un latinismo per oro) e «aura» (intesa come brezza, aria); quest'ultimo termine, a sua volta, richiama l'aurora, simbolo del rinnovamento tanto ambito dal poeta laureato. Evidente è anche il riferimento al mito di Dafne che, attiratasi le attenzioni del dio Apollo, si trasformò in pianta per sottrarsi alle sue lusinghe: è così che Laura assurge a simbolo di un amore non corrisposto, ma anche dell'ispirazione divina.

COME LA DESCRIVE PETRARCA E COS'E' PER LUI. Scrive Bianca Garavelli: "E' famosa soprattutto per la sua bellezza, dai lineamenti vivi e dai colori solari Laura. Suggestiva, ma col rischio di restare in superficie e forse di innamorarsi della propria stessa bellezza, e i suoi sostenitori potrebbero sembrare a una prima occhiata fautori di un amore senza autoanalisi, affidato alla festa delle percezioni sensoriali, non finalizzato ad altro scopo. Eppure anche Laura è tramite di una conoscenza di sé, dei propri limiti e insieme della propria, sia pur non eterna, ricchezza espansiva: la sua bellezza trasparente, morbida e luminosa, comprende in sé la natura delle stagioni più belle e potrebbe anticipare l'idea di apprezzamento e rispetto per l'ambiente che nasce proprio oggi, al culmine della cultura d'Europa". Inoltre:

"Quand'io son tutto vòlto in quella parte
ove 'l bel viso di madonna luce,
e m'è rimasa nel pensier la luce
che m'arde e strugge dentro a parte a parte,
i', che temo del cor che mi si parte
e veggio presso il fin de la mia luce,
vammene in guisa d'orbo, senza luce,
che non sa ove si vada e pur si parte.
Così davanti a i colpi de la morte 
fuggo; ma non sì ratto che 'l desio
meco non venga, come venir sole".

Conclude Garavelli: "Il sereno personaggio di Laura sembra essere accompagnato da una sorta di tarlo, un senso di colpa che nasce forse dall'incapacità del suo poeta di entrare in serena relazione col mondo. Anche in Laura c'è dunque, nascosto dietro i lineamenti gentili, i colori solari e le grazie di un corpo armonioso, una sorta di linguaggio della conoscenza di sé, uno scavo meno diretto, ma solo rimandato al silenzio della propria stanza, dopo la leggerezza vagante dell'aria aperta".
 

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