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Martedì, 23 Aprile 2024
Padova da Vivere

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A cura di PadovaOggi

Monumenti di Padova, arco Vallaresso: una storia cittadina e gesta dimenticate

Dando le spalle al Duomo, sulla sinistra della piazza, di fianco al palazzo del Monte di Pietà, si apre un arco del tutto simile, seppur in piccolo, a quelli mastodontici di Roma o di Parigi: l'arco Vallaresso. Quel monumento è, a tutti gli effetti, un arco di trionfo, l'unico a Padova, ma per la maggior parte dei padovani “arco Vallaresso” è solo uno dei tanti nomi legati alla toponomastica cittadina, raramente ci si ferma a pensare a quale sia la storia che sta alle sue spalle, né chi fosse mai questo fantomatico Vallaresso. Ebbene, al magistrato veneziano Alvise Vallaresso si deve il fatto, con ogni probabilità, che Padova sia una città e non un piccolo paesino privo di grande importanza. 

Nel 1631, quando Vallaresso venne nominato dal Senato della Repubblica Serenissima Capitano di Padova, la peste imperversava nel nord Italia da ormai quasi due anni. Proprio a Padova, però, era stata particolarmente virulenta, falciando nell'arco di pochi mesi la metà della popolazione cittadina (e cambiando persino la toponomastica come nel caso del quartiere Mortise, dove gli abitanti morirono tutti; da qui il nome, “Morti I Xe”), e non accennava minimamente a diminuire la sua portata distruttiva. Vallaresso però, dopo aver preso in Padova le redini del comando, non si abbandonò allo sconforto, alla facile ricerca di capri espiatori come gli untori o all'intensa preghiera.

Al contrario, affrontò l'epidemia in modo scientifico, incontrando peraltro la resistenza della cittadinanza che non credeva che i metodi adottati fossero efficaci. Impose la quarantena ai malati, spostò, con duecento anni d'anticipo rispetto alle ordinanze napoleoniche, i camposanti al di fuori delle mura, e concentrò e ottimizzò lo sforzo dei medici istituendo o riformando il lazzaretto cittadino. I provvedimenti di Vallaresso non tardarono a pagare, e in breve tempo la virulenza del morbo fu drasticamente rallentata, tanto che nel 1632 si poteva dire pressoché debellata in città. In quell'anno, Giambattista della Scala eresse in piazza Duomo l'arco in onore di Alvise Vallaresso: onore più che meritato.

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