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Padova da Vivere

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A cura di PadovaOggi

"Padovani, gran dotori": la filastrocca dei popoli veneti che si tramanda da secoli

Padova è uno dei pochi posti in Italia in cui la vita universitaria di ciascuno è ancora segnata non solo dalla personale evoluzione culturale, ma anche da precisi rituali che si riproducono dall'epoca medievale. All'università si rifanno numerose tradizioni tipicamente padovane: una di queste è, per esempio, il "papiro" di laurea; un'altra, sempre in concomitanza con il raggiungimento dell'alloro, è la canzone "Dottore, dottore" per sbeffeggiare il neo-laureato. Non è un caso, quindi, che, fra le ironiche filastrocche in rima sulla natura degli abitanti delle diverse città del Nordest, tramandate fin del tempo delle lotte tra Comuni, la più nota si riferisse ai padovani proprio con l'epiteto di "gran dotori".

Ecco il testo della filastrocca:

Veneziani, gran Signori;
Padovani, gran dotori;
Visentini, magna gati;
Veronesi ... tuti mati;
Udinesi, castelani
co i cognòmj de Furlani;
Trevisani, pan e tripe;
Rovigòti, baco e pipe;
i Cremaschi fa coioni;
i Bresàn, tàia cantoni;
ghe n é ncora de pì tristi …
Bergamaschi brusacristi!
E Belun? Póre Belun,
te se proprio de nisun!
Cioè:
Veneziani, gran Signori;
Padovani, gran dottori;
Vicentini, mangia gatti;
Veronesi, tutti matti;
Udinesi, castellani,
col cognome di Friulani;
Trevigiani, pane e trippe;
Rovigotti, vino e fumo;
i Cremaschi, sciocchi;
i Bresciani, infidi;
e ce ne sono ancor di peggio…
i Bergamaschi senza... Dio!
E Belluno? Povero Belluno,
sei proprio di nessuno!

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