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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Padova da Vivere

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A cura di PadovaOggi

L’origine del santuario di Arzerello e la leggenda della misteriosa statua del Cristo

Il territorio padovano è ricco di leggende devozionali, tutte diverse tra loro, ma con un elemento in comune: si tratta infondo  di una serie di variazioni su uno stesso tema, quello dell’apparizione o dell’intervento miracoloso della Vergine. Ci sono poi le tradizioni legate ai vari santi locali, ma è raro che questo tipo di racconti abbia per protagonista Cristo.  Ecco perché la storia del Santuario di Arzerello, a Piove di Sacco, è alquanto singolare. 

L’ORIGINE DEL SANTUARIO. Il protagonista di questa vicenda, ambientata nel XVI secolo, è un contadino, che, intento ad arare, è costretto a fermarsi perché i suoi animali non ne vogliono più sapere di muoversi. L’uomo convoca tutto il villaggio, parroco compreso, per un consulto, e si decide di cominciare a scavare nel punto in cui le bestie si sono fermate: con grande stupore di tutti, dal sottosuolo emerge una cassa di legno nella quale era custodita, perfettamente intatta, una statua in legno intagliato raffigurante Cristo. Viene costruito un primo nucleo di quello che sarà il Santuario, un edificio novecentesco annesso al piccolo oratorio originario.

UNA STATUA MISTERIOSA. Restava però da capire, leggende a parte, da dove fosse spuntata fuori la statua e a che epoca risalisse. All’inizio si pensò che fosse stata seppellita nel X secolo per salvarla dalle invasione degli Ungari, ma l’opera si è rivelata molto più tarda, del XV secolo. Allora cominciò a delinearsi un’ipotesi molto verosimile per spiegare il ritrovamento: durante la guerra di Cambrai, essendo questi territorio soggetti a continui saccheggi e distruzioni, alcuni fedeli probabilmente nascosero la statua, originariamente conservata nella chiesetta dedicata alla Madonna della Natività che sorgeva nelle vicinanze, ma, dispersi o uccisi, non furono più in grado di svelare dove si trovava. La statua, esposta all’interno della cassa in cui fu trovata, esprime una tale carica emotiva che si pensò pesino ad una paternità donatelliana, poi smentita: Cristo è ritratto nel momento in cui Pilato lo presenta alla folla come “uomo dei dolori”: il suo corpo, smunto, è provato dal dolore delle ferite inferte, i muscoli sono tesi ed in evidenza, le braccia esili si protendono in avanti, il volto sofferente è inclinato verso sinistra ed i capelli, imbrattati di sangue, scendono in lunghe ciocche ondulate sulle spalle. 

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