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Padova da Vivere

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A cura di PadovaOggi

"Semo qua co 'na gran stela": canto della “Chiarastella”, la pastorella nostrana

Il canto della "Ciara Stea" è la classica “Pastorella”, un canto natalizio della tradizione contadina che si rinnova ogni anno nel periodo pre-natalizio anche nel Padovano. Si celebra il pellegrinaggio di Giuseppe e Maria alla ricerca di un posto dove alloggiare. Coloro che vanno in pellegrinaggio portano una stella luminosa (da cui il nome) e si fermano in tutte le case della contrada cantando la “ciara stea” e sperando che gli usci si aprano per ricevere un segno del passaggio dei “Pastori” e rispondere con un segno di ospitalità (solitamente una mancia).

STORIA. Il canto della “Chiarastella” avrebbe origini antichissime, originariamente connesso a forme di propiziazione risalenti a credenze pre-cristiane e ad antichi riti di fertilità, e che successivamente si sarebbe “adattato” alla diffusione del Cristianesimo. La “Chiarastella” veniva eseguita per la questua di fine anno nelle campagne e nelle zone Pedemontane del Veneto, diffondendosi poi anche in tutto il Nord Italia. I protagonisti erano, in origine, anziani e mendicanti che, a causa dell’indigenza economica, chiedevano la carità soprattutto di generi alimentari o pochi soldi per sopravvivere durante l’inverno. Successivamente la “Chiarastella” cominciò ad essere eseguita da gruppi di compagnie giovanili che intonavano canti a versi a più voci ispirati al Natale, al viaggio di Maria e Giuseppe verso Betlemme, alla nascita di Gesù con il contorno di angeli, pastori, comete e Magi; talvolta erano accompagnati da semplici strumenti. Tali canti venivano eseguiti lungo le vie dei paesi, nei colmelli, nelle piazze e dinanzi alle porte delle famiglie più facoltose per ottenere delle “regalie” che consistevano in generi alimentari o pochi spiccioli; il rito, poi, si concludeva con un canto di buon augurio e di ringraziamento e con la ripresa del cammino. Spesso le compagnie giovanili, ma anche gli occasionali anziani questuanti, portavano una gran stella di carta colorata e legno, illuminata al centro da un lumino o da una candela; era fissata sulla sommità di un’asta tenuta da uno dei cantori e talvolta era costruita con un meccanismo che la rendeva in grado di girare su sé stessa.

CANZONE. Tra i vari brani quello più caratteristico è senz’altro il seguente (nelle più disparate varianti e versioni locali):

Semo qua co 'na gran stela
par 'dorare Maria e Gesù
par portare la novèla
che xe nato el Redentor!
Camminando giorno e notte
come fresca xe la stagion
par i boschi e par le grotte
senza vedar la procession.
Arivai alla capanna
Madre Maria se lamentò
la ghe dixe al so amato sposo:
"mì 'so stanca de caminar!"!.
Co' fu stata mesa note
Madre Maria si risvegliò
si svegliò con gran splendore:
jèra nato el Salvator!.
I pastori fasea alegria
al Divino Salvator
i cantava in "acèsis Dei"
i cantava de vero cuor!

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"Semo qua co 'na gran stela": canto della “Chiarastella”, la pastorella nostrana

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