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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Al Pedrocchi, di sabato sera, a ragionare su libertà di stampa in Turchia, oggi

Una serata sulla libertà di stampa in Turchia. Ufficialmente sono più di 200 i giornalisti in carcere, mentre più di 2000 hanno perso il lavoro. E i giornali chiudono

Una serata dedicata alla di libertà di pensiero e di parola, quella di sabato sera scorso al Pedrocchi. Affollatissima la sala Verde dello storico caffè. L'appuntamento a cura del collettivo di studenti Osteria Volante, nella giornata in cui ricorre l'anniversario della morte di Giordano Bruno, che la difesa delle sue idee l'ha pagata con la vita, morendo al rogo il 17 febbraio 1600 a Roma. Ha ancora senso oggi parlare di questi temi se non solo per ricordare periodi come l'Inquisizione o la dittatura fascista? "Ha senso eccome - risponde una delle organizzatrici - visto quando sta accadendo, oggi in Turchia, dove c'è chi finisce in carcere solo perché vuole raccontare cosa accade. Non c'è altro Paese al mondo che detiene così tanti professionisti dell'informazione nelle proprie carceri". 

Deniz Yucel, detenuto per giornalismo

E' proprio dedicata a quanto sta accadendo lì, sulla porta che unisce Europa e Asia, la serata. Tra i relatori il giornalista Murat Cinar, che con il collega Deniz Yucel ha scritto il libro, "Ogni luogo è Taksim". Chiaro il riferimento alle rivolte del 2013 che seguirono a difesa di uno spazio verde comune che però ha unito e sollevato realtà anche distanti tra loro che furono però represse, con molta violenza, dalle autorità turche. Un momento cruciale per la società turca, che da lì ha visto sempre più il potere accentrarsi nelle mani di una sola persona, Erdogan, e allo stesso tempo restringersi il campo della libertà.

Piazza Taksim e la repressione di Erdogan

Dopo Taksim c'è stata la guerra in Siria con gravi conseguenze soprattutto per i curdi che abitano lungo la striscia di terra che unisce, o divide, il Paese di Assad con la Turchia. Poi ancora le elezioni del 2014, una nuova fase repressiva fino ad arrivare al tentativo di golpe che è stato un punto di non ritorno. Da lì Erdogan ha emanato una serie di provvedimenti volti a tappare la bocca, a silenziare le voci di dissenso e quindi all'arresto di tantissime persone. Migliaia di cittadini turchi. Anche di questo racconta ovviamente "Ogni luogo è Taksim", scritto a quattro mani da Murat Cinar, giornalista che vive in Italia da qualche anno e che difficilmente potrà tornare nel suo Paese fino a che il clima è questo, e da Denzi Yucel, che dopo mesi di detenzione è stato finalmente scarcerato e si è rifugiato in Germania. Sono centinaia i giornalisti turchi detenuti. Insieme a loro anche editori, avvocati e docenti. Chiunque osa criticare le politiche di Erdogan rischia la detenzione. Basta anche solo un post su Fb, o un Rt su Twitter. 

Asil, la ricercatrice adottata dall'università di Padova

Tra i relatori, oltre a Murat Cinar, anche Asli Vatansever, accademica turca. L'Università di Padova mette a disposizione fondi speciali per ricercatori e docenti che per il loro lavoro nelle università nei loro Paesi rischiano la libertà. Asil è una di queste. 

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