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Cronaca Montegrotto Terme / via Degli Scavi, 4

Rapina a mano armata alla sala slot: tre giovanissimi traditi dai vestiti inconfondibili

Tre giovani fra i 17 e i 18 anni sono stati arrestati a meno di due mesi dall'assalto commesso a inizio gennaio ai danni di un esercizio pubblico di Montegrotto Terme

Abbigliamento vistoso e contatti telefonici hanno permesso agli inquirenti di chiudere il cerchio attorno ai tre responsabili della rapina a mano armata che il 4 gennaio aveva colpito la sala slot Jackpot di via Scavi a Montegrotto Terme.

Gli arrestati

I membri della banda sono giovanissimi e italiani: si tratta dei due 17enni C.S. e M.J. e del 18enne L.E., tutti arrestati giovedì dai carabinieri della compagnia di Abano Terme con l'accusa di rapina aggravata in concorso. I militari li hanno raggiunti notificando loro i provvedimenti cautelari emessi dal Gip del tribunale dei minori di Venezia e da quello del tribunale di Padova sulla scorta delle evidenze investigative emerse nelle ultime settimane di indagini condotte dall'Arma aponense. I due minorenni sono sottoposti all'obbligo di permanenza in casa, mentre il maggiorenne è sottoposto ai domiciliari.

La rapina

Era il tardo pomeriggio di sabato 4 gennaio quando due giovani con il volto parzialmente coperto avevano fatto irruzione nella sala scommesse dove in quel momento si trovava solo il titolare cinese. L'uomo, sotto la minaccia di una pistola, aveva dovuto consegnare l'incasso di 2mila euro e i rapinatori si erano dileguati a piedi in pochi secondi. Immediato l'avvio delle indagini per le quali sono state preziose le immagini delle telecamere dentro e fuori la sala giochi. Da subito infatti l'allontanamento a piedi aveva fatto sospettare l'esistenza di un terzo complice che avesse fatto da palo e tale ipotesi è stata confermata. Quel giorno il 17enne C.S., noto alla giustizia per diversi precedenti per furto, è entrato e uscito rapidamente dalla sala slot per effettuare quello che era il sopralluogo e dare il via libera ai complici. Subito dopo M.J. e L.E. sono entrati in azione.

Gli indumenti

I loro movimenti sono rimasti impressi nei video e in particolare il loro abbigliamento vistoso. Il 18enne in particolare indossava un particolare giubbotto con una banda e un borsone rosso. A guidare gli inquirenti sono stati i precedenti di C.S., volto noto che per primo hanno identificato. Controllandone i tabulati telefonici sono quindi stati ricostruiti i suoi contatti con gli altri due.

Le perquisizioni

Le prove definitive sono arrivate con le perquisizioni che hanno permesso di trovare il borsone rosso con dentro dei guanti il lattice, uno scaldacollo e l'inconfondibile giubbotto usati durante la rapina, ma anche le scarpe che il 18enne calzava quel giorno e la cui impronta era stata repertata sul bancone del negozio. A casa di C.S. c'era invece la pistola, risultata essere un'arma ad aria compressa a cui era stato rimosso il tappo rosso. Tre giorni dopo, il 7 gennaio, lo stesso esercizio commerciale aveva subito un'analoga rapina operata però da un bandito solitario armato di coltello che non avrebbe legami con i tre arrestati.

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