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Cronaca

Rivendevano in Africa rifiuti pericolosi: smantellata una maxi associazione a delinquere

Nel corso di un lunga indagine l'Arma ha eseguito giovedì misure cautelari e sequestri in tutta Italia nell'ambito di un ampio giro di riciclaggio di rifiuti Raee

Ventidue persone sottoposte a misure cautelari, altre 71 denunciate, sequestri per 40 milioni e perquisizioni a tappeto. Sono le risultanze dell'ampia operazione condotta dai carabinieri del Noe di Perugia (coordinati dal tribunale della città umbra e in collaborazione con i comandi di di dieci province di tutta Italia, inclusa Padova) nell'ambito di un traffico internazionale che prelevava pannelli fotovoltaici obsoleti rivendendoli nei Paesi in via di sviluppo anziché smaltirli secondo le norme.

Gli indagati

Gli indagati sono accusati a vario titolo di associazione per delinquere finalizzata al traffico illecito di rifiuti anche pericolosi, gestione illecita di rifiuti, traffico transfrontaliero illecito, auto riciclaggio, contraffazione, alterazione e uso di marchi o segni distintivi. Sette sono finiti ai domiciliari, otto sottoposti a obbligo di dimora, cinque hanno l'obbligo di firma quotidiana, due imprenditori hanno il divieto temporaneo di esercitare attività aziendale. Altre 71 sono invece le persone denunciate perché invischiate nell'ampio giro che in tutta Italia recuperava, attraverso numerose aziende, rifiuti speciali Raee e pannelli fotovoltaici, fingendo di smaltirli e invece rivendendoli in Africa.

Il traffico illecito

L'indagine è nata a fine 2016 quando il Noe e di Perugia sequestrò 300 tonnellate di rifiuti pericolosi in un'azienda di Gualdo Tadino, corredati di certificati fasulli che hanno portato a galla il giro di riciclaggio. Di fatto, i pannelli fotovoltaici erano rifiuti speciali che invece di essere smaltiti correttamente venivano dichiarati funzionanti e rivenduti in Senegal, Burkina Faso, Nigeria, Marocco, Mauritania, ma anche Turchia e Siria. A emergere è stata una fitta rete nazionale composta di diverse micro associazioni a delinquere, tutte facenti capo a cinque imprenditori ritenuti i vertici del traffico internazionale. Le loro aziende hanno sede a Gualdo Tadino (Perugia), Traversetolo (Parma), Casale sul Sile (Treviso), Crespano del Grappa (Treviso) e Siracusa e tramite molte altre compiacenti ritiravano pannelli fotovoltaici dismessi da privati e attività, che per questo servizio pagavano profumatamente. Trasferitili negli stabilimenti dove per legge dovevano essere smantellati, producevano dei documenti falsi dichiarandone la distruzione e consegnandoli agli ignari produttori che glieli avevano ceduti che in questo modo potevano chiedere i contributi statali per l'acquisto dei pannelli nuovi. Nel frattempo l'organizzazione dichiarava falsamente che i pannelli (mai smontati) erano attrezzature usate ma funzionanti e li rivendevano all'estero. Un escamotage che consentiva un triplice guadagno: l denaro ricevuto dai produttori per ritirare e smaltire i pannelli, il risparmio sui costi di smaltimento (mai effettuato) e il guadagno della vendita all'estero.

I sequestri

Giovedì in concomitanza con l'esecuzione delle misure cautelari sono  finite sotto sequestro dodici aziende specializzate nel trattamento di rifiuti Raee e i beni al loro interno, per un valore di 40 milioni. Altri cinque impianti sono stati perquisiti e altre 38 sarebbero le società connesse con l'organizzazione illecita.

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