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Cronaca

Smantellata organizzazione dedita a furti: 40 colpi in 4 mesi

Cinque fermi, tutti in carcere. Contestata l'associazione a delinquere, il furto e le lesioni gravissime. Entravano nelle case di notte facendo un buco nell'anta della finestra

Associazione per delinquere, furto, lesioni gravissime. Una banda di malviventi dedita ai furti nelle abitazioni è stata smantellata dai carabinieri della compagnia di Piove di Sacco.

La banda

Nella mattinata del 30 dicembre i carabinieri del Nor di Piove di Sacco con i militari delle compagnie di Padova, Abano Terme, Monfalcone (Gorizia) e le unità cinofile antidroga e antiesplosivo del nucleo di Bologna hanno dato esecuzione a un decreto di fermo di indiziato di delitto del sostituto procuratore Sergio Dini a carico di Roland Gjonaj (detto Qendro) di 28 anni, Armando Nezha, 30 anni, e Adrian Begolli, 41enne pregiudicato, tutti albanesi. Di iniziativa dei carabinieri sono stati posti a fermo di indiziato di delitto i connazionali Fiorest Mercina, 39 anni pregiudicato, e Valter Prenga, 34 anni. Avevano posto la loro base in un appartamento a Favaro Veneto (Venezia) e si dedicavano a furti tra le province di Padova, Venezia, Friuli e Toscana. In quattro mesi, da settembre 2021 alla fine di dicembre 2021, hanno messo a segno una quarantina di colpi. Stavano per lasciare l’Italia perciò è stato necessario intervenire tempestivamente. Il 2 gennaio il gip del tribunale di Venezia ha messo un’ordinanza di custodia cautelare in carcere e ora sono tutti in prigione a Vicenza.

Le indagini

Tutto è cominciato con un furto in una casa a Polverara lo scorso 23 settembre. È stata rubata una Bmw. Grazie alle telecamere di videosorveglianza i carabinieri hanno riconosciuto l’auto staffetta che precedeva quella rubata in altre occasioni, riuscendo così a ricostruire i movimenti della banda. Il 20 novembre una pattuglia di Pionca di Vigonza aveva intercettato i malviventi che hanno speronato l’auto di servizio e sono fuggiti. I cinque sono anche gli autori della violenta aggressione al titolare del bar PiùTrentanove di Noventa Padovana, aggressione che si sospetta essere stata una spedizione punitiva.

Il modus operandi

La banda usciva nel pomeriggio e girava per le strade fino all’alba del giorno dopo. L’obiettivo era individuare le case da derubare. Una volta deciso dove colpire lo facevano di notte e usavano delle ricetrasmittenti per comunicare così da non essere intercettati: con un flessibile facevano un buco nell’anta della finestra, giravano la maniglia ed entravano. Non si facevano scrupolo se c’erano persone all’interno. Se presente, tagliavano il muro e rubavano la cassaforte. Prediligevano auto di grossa cilindrata per una fuga più agevole.

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