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Cronaca Codevigo

Giovanni Irrera racconta a "Chi l'ha visto" il suo viaggio disperato

Il barista di Chioggia, 41enne, era scomparso il 3 settembre. Un lungo cammino, da Codevigo alla stazione di Foggia, dove è stato ritrovato, per poi finalmente tornare a casa: "Ci voleva troppo coraggio per tornare"

Aveva gli occhi di chi dopo essersi perso nel buio si è riscoperto amato Giovanni Irrera, il barista di Chioggia che la scorsa settimana ha finito di girovagare per l'Italia. Da Codevigo, dove abita, giù fino a Foggia. Fino a un angolino della stazione ferroviaria della città pugliese: "Una parte di me diceva di scappare, un'altra diceva di restare. Inconsciamente forse sapevo che mi avrebbero trovato". Così è stato.

"POI PRENDI E TE NE VAI". Lo scomparso ha raccontato il proprio viaggio senza meta attraverso l'Italia davanti alle telecamere di "Chi l'Ha Visto?", trasmissione che fin da subito si è data da fare affinché gli appelli dei famigliari potessero avere un lieto fine. "In quei giorni prima della scomparsa speri sempre in un miracolo, in un gratta e vinci - racconta Giovanni, facendo intuire come il buco nero nella sua vita sia stato causato soprattutto dai debiti - poi arriva il momento. Prendi e te ne vai". Quel giorno è il 3 settembre: il 41enne si sveglia, si veste e saluta i bambini. Qui un momento di commozione: "Spegni la telecamera dai - chiede con gli occhi lucidi - perché quello era un bacio più forte degli altri. Doveva essere l'ultimo". Dietro di sé Giovanni lascia un preoccupante biglietto, poi prende l'autobus fino a Padova. Da qui arriva a Bologna. E' un viaggio senza meta, con un solo pensiero fisso. Il peggiore.

"TROPPO CORAGGIO PER TORNARE". Arriva Roma. "Stai così, sulle panchine - racconta - poi ho iniziato a entrare nelle chiese per avere conforto". Lì la decisione di procurarsi un cellulare (i suoi due li aveva distrutti prima di andarsene), e la scoperta che i familiari stanno facendo il diavolo a quattro per ritrovarlo: "Ma ci vuole coraggio per tornare, e quello mi è mancato", spiega pensieroso all'inizio dell'intervista. Devi essere trovato, altrimenti non si può più tornare sui propri passi. Il 7 settembre Giovanni è a San Pietro per ascoltare l'Angelus del Papa, ma nessuna parola gli entra nell'orecchio. Troppi pensieri in testa per lasciarne entrare altri. Di positivi. "Pensavo sempre a casa - ricorda - Il giorno seguente sono arrivato ad Assisi, per ripercorrere le strade che ricordavo di avere scoperto insieme a mia moglie".

UN VIAGGIO A RITROSO. È quindi anche un viaggio indietro nel tempo per il barista. Che ha quindi ripercorso molte tappe del suo passato. Quando ancora non c'erano i prestiti e nemmeno i debiti. Poi la tappa successiva è Perugia, ma lì viene riconosciuto. Allora se ne va ad Ancona, ma oramai la sua faccia è troppo nota. Ancora una volta deve allontanarsi perché la gente inizia a capire. Sa (grazie alla segnalazione di un'albergatrice in diretta tv) che Giovanni è vivo. Sa che c'è una splendida moglie che aspetta solo il ritorno a casa del suo uomo. Infine l'ultima tappa: Foggia. E quell'agente della polfer che chiede i documenti: "Lì capisci che è finita - commenta - quel giorno mi hanno trattato come un figlio". Accanto al 41enne lo sguardo finalmente felice della moglie, che può allontanare gli spettri: "È una felicità immensa - afferma - è una gioia sapere che quest'incubo è finito".

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