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Cronaca

Binari morti. Un libro sulla ex ferrovia Ostiglia - Treviso

Il libro, scritto da Lorenzo Carlesso, ripercorre le vicende legate alla realizzazione dell'opera

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di PadovaOggi

Un breve tratto di ferrovia, lungo il quale corre oltre un secolo di storia. “Binari morti. Storia della Ostiglia – Treviso”, inizia quando il progetto era ancora allo stato embrionale, in un’Italia che muoveva i primi passi come Paese unito e che cercava di dotarsi di un moderno sistema di infrastrutture. Il libro, scritto da Lorenzo Carlesso, è stato pubblicato per iniziativa della Provincia di Padova, attualmente impegnata, insieme ad altre amministrazioni provinciali e comunali, alla realizzazione di una pista ciclabile lungo il sedime dell’ex strada ferrata.

La copertina, tricolore, ne annuncia il contenuto. E la ricerca infatti, approfondita e suffragata da una notevole mole di fonti documentali, ripercorre le vicende legate alla realizzazione della ferrovia attraverso quelle dell’Alta padovana, del Veneto e del Regno d’Italia. Nella sua complessità, la storia della Ostiglia Treviso si intreccia con il ruolo strategico attribuitole nell’ambito della delicata questione del confine orientale, con l’impegno per dotare l’Italia di una moderna rete ferroviaria, con lo sviluppo stesso del nostro Paese.

“Il progetto per la realizzazione della pista ciclabile – spiega l’assessore all’Ambiente della Provincia di Padova Mauro Fecchio – ha messo in luce una vicenda storica veramente interessante, per alcuni aspetti tragica, ma comunque significativa dei timori e delle aspirazioni che hanno caratterizzato lo sviluppo del nostro territorio. Abbiamo quindi ritenuto utile diffondere la conoscenza di questa vicenda, nei confronti dei cittadini padovani e di quanti apprezzeranno la bellezza del percorso, di grande interesse ambientale”.

La realizzazione della Ostiglia – Treviso fu proposta infatti già nei primi anni del Novecento, come infrastruttura indispensabile alla difesa dei confini orientali. Il progetto venne presentato in Parlamento dal padovano Leone Wollemborg e dal trevigiano Gian Giacomo Fellisent. I lavori, iniziati negli anni Venti, si conclusero nel 1941. Nel cantiere si verificarono due incidenti gravi: il primo, nel 1927, provocò la morte di alcuni operai per il distacco di un blocco di pietra. L’anno successivo una vecchia locomotiva deragliò uccidendo quattro bambini e una donna. L’autore dedica il volume ai ferrovieri caduti sul lavoro, “il cui sacrificio deve essere ricordato dalle generazioni successive, affinché ogni italiano possa sentirsi parte di una nazione comune”. Circa tre anni dopo la sua inaugurazione, la ferrovia cessò di esistere, irrimediabilmente danneggiata dai bombardamenti alleati.

Da allora le ipotesi sul possibile riutilizzo della ferrovia si sono accavallate numerose, fino a concretizzarsi nel progetto di una pista ciclabile che attraverserà le Province di Padova, Vicenza, Verona e Treviso. Una proposta turistica innovativa e un polmone verde per una delle zone più belle e affascinanti della nostra provincia.

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