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Cronaca

Caporalato nella Bassa padovana, arrestato un 30enne che sfruttava lavoratori nei campi

Li costringeva a lavorare e vivere in condizioni disumane. Alcuni lavoratori si sono decisi a denunciare l'uomo e sono partite le indagini

Li costringeva a lavorare anche 15 ore al giorno, li faceva vivere in una casupola senza acqua nè riscaldamento. Li teneva sotto scacco con la promessa che avrebbero ottenuto il permesso di soggiorno. Un 30enne di origine marocchina è stato arrestato dai carabinieri, nell'ambito dell'indagine "Terra promessa".

L'indagine

Martedì 31 maggio i carabinieri del nucleo operativo gruppo tutela del lavoro di Venezia e dell'ispettorato del lavoro di Padova, con la collaborazione della compagnia di Este, hanno chiuso le indagini dell'operazione "Terra promessa". Hanno dato esecuzione alla misura di custodia cautelare al regime di arresti domiciliari nei confronti di un 30enne marocchino, residente nella Bassa padovana. L'uomo è accusato di sfruttamento del lavoro nei confronti di 23 extracomunitari di origine africana, alcuni dei quali irregolari. Il provvedimento è stato emesso dal Gip del Tribunale di Rovigo, su richiesta della locale Procura, e parte da un'indagine condotta dai carabinieri del nucleo operativo gruppo tutela del lavoro di Venezia e dell'ispettorato del lavoro di Padova avviata nel maggio 2020: alcuni lavoratori sfruttati hanno preso coraggio e hanno denunciato il datore di lavoro. Le indagini sono state coordinate dal sostituto procuratore di Rovigo Sabrina Duò.

Il caporalato

L'azienda del 30enne ha sede legale nella Bassa padovana. L'uomo reclutava persone di nazionalità marocchina, senegalese e gambiana per impiegarli in aziende agricole locali. Secondo gli accertamenti effettuati dai carabinieri, il 30enne approfittava dello stato di bisogno dei lavoratori e della loro vulnerabilità. Li pagava non più di 5 euro l'ora, una paga decisamente più bassa rispetto ai regolari contratti collettivi nazionali, e li costringeva a turni di 12 anche 15 ore al giorno senza riposi settimanali. Lavoravano sotto la pioggia, nel fango, senza bagni, senza un posto dove consumare un pasto e sotto una vigilanza costante e oppressiva. Dispositivi di sicurezza nemmeno a parlarne, così come formazione o visite mediche. I lavoratori vivevano in alloggi sovraffollati senza acqua nè gas e dovevano anche versare 150 euro per il posto letto. Accettavano per la paura di non riuscire a trovare un altro impiego, con la speranza di poter ottenere il permesso di soggiorno. Tutto questo consentiva al 30enne di proporsi sul mercato della manodopera agricola con prezzi a dir poco vantaggiosi.

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