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Cronaca

Il carcere di Padova "scoppia" e aumentano le malattie: l'unica nota positiva è l'ICAT

La fotografia dell'associazione "Nessuno tocchi Caino" è impietosa: 174 persone sono alloggiate in una struttura che ha una capienza regolamentare di 95 posti, gli ambienti sono vetusti e inadeguati con scarso personale ad occuparsi dei reclusi

Il lavoro per i detenuti nelle prigioni venete e a Padova è ancora solo una speranza: solo il 14,65% di loro è alle dipendenze di cooperative o imprese. Come dimostrato, su dieci detenuti che sviluppano la loro professionalità con orari e ritmi di lavoro solo tre ritornano a delinquere e quindi in carcere.

LAVORO E CONDIZIONI. Nonostante gli interventi normativi di riduzione, gli istituti continuano ad essere sovraffollati: una vera emergenza a Padova (183%) dove 174 persone sono alloggiate in una struttura che ha una capienza regolamentare di 95 posti. Ma un problema simile accade anche a Verona (144%), a Vicenza (138%), a Venezia maschile (130%), a Belluno (109%). Padova emerge anche nella questione lavoro: a fronte dell'attuale popolazione reclusa di 2081 persone, gli occupati in cooperative o imprese sono 129 nella casa reclusione (mentre nessuno in quella circondariale. Sono 73 Verona, 30 Belluno, 30 Treviso, 27 Venezia femminile, 7 Vicenza, zero a Rovigo. E' la fotografia impietosa dell'associazione "Nessuno tocchi Caino". Per dare occupazione ai detenuti e favorire il reinserimento in società servono anche spazi che difficilmente ci sono in strutture vetuste e con scarsa manutenzione degli impianti idrici e di riscaldamento.D'altra parte molti detenuti sono costretti ancora in celle tra i 3 e i 4 metri quadrati, ben al di sotto dei 9 stabiliti dalla Corte Europea dei diritti dell'uomo. Nel 2015 nel carcere di Verona si sono verificati 108 atti di autolesionismo, la forma estrema di comunicazione quando nessun'altra è possibile, quando il recluso attende mesi per incontrare un educatore, la figura centrale che ha il ruolo di osservazione e trattamento della persona. Nelle carceri venete 32 educatori hanno in carico 2018 persone; così accade che un educatore deve seguire 95 detenuti come al circondariale di Verona o alla reclusione di Padova. A Belluno i 95 reclusi del penitenziario hanno un solo educatore. Sono 1410 gli agenti di polizia penitenziaria effettivamente in servizio nei penitenziari veneti. Secondo uno studio pubblicato da European Prison Observatory la parte maggiore del bilancio dell’amministrazione dei nostri penitenziari riguarda i costi del personale: ben l’82,9% della spesa. Resta molto poco per il mantenimento, l’assistenza e la rieducazione dei detenuti.

PROBLEMATICHE. Le criticità sono molteplici e dovute anche alla presenza in carcere di una popolazione per molta parte straniera: Padova primeggia anche sotto questo aspetto con il 68% di presenze nella casa circondariale. Seguono poi il 64% di Belluno, il 61% di Verona, il 60% di Vicenza, il 59% di Venezia maschile, il 50% di Venezia femminile, il 44% di Treviso, il 41% di Rovigo, e infine il 38% di Padova reclusione. A questo si aggiunge un gravame di malattie come la positività alla TBC, disturbi della personalità e del comportamento, disturbi mentali alcol-correlati e disturbi affettivi psicotici trattati con la somministrazione di farmaci ansiolitici, antidepressivi, ipnotici e sedativi. Ma in generale sono in aumento i disturbi psichici anche nei detenuti italiani. L'80% dei reclusi del carcere di Vicenza soffre di patologie che richiedono la presa in carico del medico con conseguente fruizione delle terapie.

ICAT A PADOVA. Tra le note positive l'ICAT al circondariale di Padova, una struttura che ospita 36 detenuti, con ampi spazi per la custodia attenuata degli alcol/tossicodipendenti (età 18-40) in esecuzione di pene conseguenti a reati connessi alla loro particolare condizione, con una intensa attività diretta al recupero e all’inclusione sociale. I tossicodipendenti nelle carceri venete sono 712 (34%). 

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