Caso Guerra, il tribunale condanna il maresciallo Pegoraro al risarcimento
Vittoria delle parti civili ovvero i famigliari di Mauro Guerra che saranno risarciti. L'avvocato Pinelli: ««Siamo soddisfatti, la corte ha riconosciuto la responsabilità dell'imputato. Un comportamento illegale come è stato ritenuto dai giudici della Corte d'Appello»
«Siamo soddisfatti, la Corte ha riconosciuto la responsabilità dell'imputato. Un comportamento illegale come è stato ritenuto dai giudici della Corte d'Appello. Ora dovremo concentrarci sul pensare che andremo ad affrontare la Cassazione, perché sicuramente la sentenza sarà impugnata». Commenta così, a caldo, l'avvocato Fabio Pinelli al termine dell'udienza sul caso Guerra che si è tenuta a Palazzo Grimani, sede della Corte d'Appello di Venezia. Il carabiniere Marco Pegoraro fu assolto in sede penale, ma in sede civile è stato riconosciuto responsabile e dovrà versare alla famiglia del 32enne la somma di 260mila euro.
Un'udienza che è cominciata con mezz'ora di ritardo: l'avvocato della difesa, Stefano Fratucello, aveva sbagliato sede e si era recato nell'aula bunker di Mestre invece che nella sede di Venezia. Il dibattimento si è aperto con una doppia richiesta da parte della parte civile. Sentire il maresciallo Marco Pegoraro, unico imputato, e dar la possibilità di ascoltare il maresciallo Filippo Billeci, che proprio sulle pagine di PadovaOggi aveva dato una versione dei fatti diversa da quella sentita in aula da parte del brigadiere Sarto. Entrambe le richieste sono state respinte e anzi, l'avvocato Fratucello, per rendere ancora più evidente la volontà di non sentire chi poteva aggiungere degli elementi di verità, come il maresciallo Billeci, ha dichiarato davanti alla giudice che, «certa stampa non ha mai lavorato per appurare la verità», anzi. Concetto che è stato di fatto smentito dai fatti, vista la sentenza che è stata pronunciata.
Al momento della lettura della sentenza presenti, oltre ai legali e all'imputato, il maresciallo Marco Pegoraro, anche i famigliari della vittima. La madre di Mauro però, non se l'è sentita di ascoltare il verdetto e si è fatta accompagnare all'esterno dal figlio più giovane, Jacopo. C'erano anche Laura Renzi, di Amnesty International, e alcuni attivisti veneziani dell'organizzazione che si occupa di difendere i diritti umani.