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Cronaca

Caso Guerra: la madre di Mauro scrive al Comandante generale dell'Arma dei carabinieri, Giovanni Nistri

«Mio figlio ha pagato con la sua stessa vita la prevaricazione dell'autorità, l'abuso di potere e la sopraffazione, le condotte illegali, squadriste ed illegittime poste in essere prima di arrivare a sparargli, ad un passo di distanza»

Si firma così, «Businaro Giuseppina, mamma di Mauro Guerra assassinato da Marco Pegoraro il 29 luglio 2015 a Carmignano di Sant'Urbano in provincia di Padova» nella lettera che invia al Comandante generale dell'Arma dei carabinieri, Giovanni Nistri. Una missiva in cui parla a cuore aperto al Generale del caso di Mauro Guerra, ucciso a Carmignano di Sant'Urbano per sfuggire a un Tso illegittimamente impostogli, come spiegato anche nelle motivazione della sentenza del processo di primo grado. Ecco la lettera che pubblichiamo integralmente:

«Egregio Generale Nistri,

chi le scrive è la madre di Mauro Guerra,il giovane assassinato il 29 luglio luglio 2015 a Carmignano di Sant'Urbano da un maresciallo dei carabinieri, Marco Pegoraro. L'esigenza di scriverle nasce dal bisogno di metterla a conoscenza della tragedia che ha colpito la mia famiglia, per mano di un carabiniere nel caso non ne fosse al corrente.In questi lunghi e dolorosi anni passati senza mio figlio, anni in cui la sofferenza e la disperazione hanno fatto da padrone in quella che rimane della mia vita senza più senso, ho aspettato una parola..una presenza ..un qualsiasi segno di vicinanza da parte dell'istituzione che non è mai arrivata, da nessuno in alcun modo. So che Lei è stato a Padova lo scorso inverno, al Comando Provinciale dei Carabinieri ed in tutta sincerità aspettavo una sua presenza, mi illudevo che la sua visita a Padova avesse una correlazione con l'omicidio di mio figlio. Così non è stato ; ed è per questo che mi è sorto il dubbio che l'uccisione di mio figlio sia una tragedia sconosciuta alla sua persona e che altrettanto sconosciuto le sia l'iter giudiziario che in è seguito e che ha portato ad un processo verso mio figli e non al sua assassino, dove è stato ricercato di tutto fuorchè la verità,dove un Procuratore ha difeso l'assassino come mai si era visto prima d'ora, dove lo stesso Procuratore chiede la piena assoluzione per quell'uomo in divisa che a sangue freddo senza nessuna pietà, senza nessuna necessità, senza nessuna considerazione della vita umana , ad un passo di distanza gli spara alle spalle e gli trapassa tutti gli organi vitali.Ma Pegoraro indossava una divisa! Aveva quindi la licenza di uccidere Aveva ed ha tutt'ora anche la licenza di mentire, hanno tutti la licenza di uccidere e di mentire gli appartenenti all'arma ? Sembrerebbe di no visti gli ultimi sviluppi del processo Cucchi e vista la posizione che lei ha preso in questo processo».

Mio figlio

«Mio figlio non - prosegue la lettera - è stato picchiato,è stato però brutalmente ammazzato solo per essersi difeso da un carabiniere che lo voleva senza ragione privare della sua libertà. Ha difeso solo la sua vita Mauro quel maledetto giorno,non mettendo comunque in pericolo la vita di nessun' altro. Mauro non aveva commesso nessun reato, sig. Generale, non aveva fatto del male a nessuno quel maledetto 29 luglio 2015, quando si è visto accerchiato e braccato da 10 uomini in divisa comandati da Pegoraro, che per oltre 3 ore sotto 40 ç di calore lo hanno tenuto sequestrato presso la sua dimora, imponendogli un ricovero per il quale non c'era nessuna disposizione giuridica e senza nessuna situazione di pericolo che potesse legittimare tale intervento.La verità vera è solo questa sig. Generale...quella che un giovane laureato di 32 anni, Mauro Guerra, figlio, fratello zio,cugino amico, il mio adorato figlio è stato ucciso in un torrido pomeriggio di fine luglio in mezzo ad un campo di grano appena tagliato dove scalzo a piedi nudi e in mutande stava scappando per fuggire ad un ricovero coatto deciso esclusivamente ad Pegoraro. Ma l'assassino di mio figlio, Pegoraro, è un uomo libero che non dovrà espiare nessuna colpa, perchè uccidere mio figlio è statao come uccidere nessuno. Un assassino a piede libero che può circolare ovunque che detiene ancora una pistola che presta ancora servizio nella zona di Padova,che io potrei trovarmi di fronte, che potrei trovarmi difronte anche ad altri carabinieri che hanno concorso all'omicidio di mio figlio».

Ergastolo alle vittime

«L'unica che deve scontare l'eragstolo sono io sua madre, assieme a suo padre al fratello e alla sorella, che oltra ad essere stata abbandonata da QUALSIASI istituzione, che mai nessuna si è fatta presente neanche nei primi giorni della tragedia, deve sopravvivere al dolore più grande del mondo,deve continuare a sopravvivere nell'isolamento più totale, perche io non sono più una donna normale come le altre ,ma soprattutto deve continuare a lottare con una giustizia malata che tutela solo iu ricchi e i potenti, che non non persegue la verità, che condanna addirittura la vittima, che non processa lo Stato e i suoi appartenenti. Ma fra i tanti carabiniere onesti e ligi al loro dovere non solo a Roma esistono le “ mele marcie “ma anche in un piccolissimo paese della bassa padovana, Carmignano un paesello di 1000 anime che in un triste giorno d'estate ha visto qualcosa di irreale che mai potrà dimenticare».

Autorità

«Mio figlio ha pagato - spiega ancora la madre - con la sua stessa vita la prevaricazione dell'autorità, l'abuso di potere e la sopraffazione, le condotte illegali, squadriste ed illegittime poste in essere prima di arrivare a sparargli....ad un passo di distanza....con la stessa facilità con la quale si spara ad una lepre. Sono state violate tutte le norme costituzionali sulla libertà della persona, sulla dignità e sulla vita stessa, ma senza vergogna si continua a garantire l'impunità agli appartenenti alle forze dell'ordine, attraverso strategie manipolazioni degli eventi al punto tale da modificarli e trasformarli anche grazie ed accordi con le magistrature e con i giudici. Un prezzo troppo alto ha pagato Mauro per difendere la sua libertà, sig . Generale, un giovane che con tanti sacrifici suoi e miei era arrivato ad una laurea, ma un uomo crudele e sprezzante della vita,in un attimo ha cancellato tutti i suoi sogni e le sue speranze. E un peso troppo grande per me da sopportare, la sofferenza di mio figlio, la paura la vergogna l'angoscia e la disperazione alle quali è stato sottoposto in quelle interminabili ore. Saperlo là.. agonizzante , steso sopra un campo di sterpaglie bruciato dal sole cocente e assalito da un branco di carabinieri per ammanettarlo mentre moriva, invece di prestargli soccorso e trasportarlo immediatamente al vicino ospedale che dista appena 10 km dal luogo dell'omicidio».

Manette

«E' rimasto vivo ed ammanettato per oltre un'ora su quel campo, finchè moriva dissanguato ma ciò che era necessario fare era costruire un alibi era mettersi in contatto con gli alti vertici per sapere cosa fare e cosa dire. Solo questo è stato fatto, mentre mio figlio moriva soffrendo..cercando l'aria che gli mancava essendo stato colpito dal proiettile a fegato polmoni stomaco e diaframma...ma a nessuno di loro interessava, nessuno di loro nelle loro testimonianze ha parlato della sofferenza di mio figlio...io non so ancora se qualcuno ha parlato con mio figlio negli ultimi istanti della sua vita, se ha lasciato una parola per noi.. niente! Io so solo che Pegoraro assieme a Capiello dopo avere sparato cercava a terra i bossoli o le ogive dei proiettili per costruire una dinamica a lui consona e che Truglio dava informazioni false ai giornali per fornire all'opinione pubblica una versione dei fatti falsa ma che non screditasse la loro figura. Questo era importante, non la vita di mio figlio, lasciato morire come un cane rabbioso dopo avergli tolto tutti i diritti umani e costituzionali previsti dalla legge. Anche lei è padre Generale e come tale so che non potrebbe mai accettare che uno dei suoi figli potesse subire ciò che ha subito mio figlio ed io come madre non potrò mai rassegnarmi alla perdita del mio Mauro, per mano di chi dovrebbe invece proteggerci e tutelarci».

Voce

«Ed è per questo  - conclude Giuseppina Businaro - che la mia voce non smetterà mai di urlare e di gridare verso questa ingiustizia vergognosa e peccaminosa e assieme a me lo faranno i suoi fratelli e continueranno a farlo anche quando la mia voce si sarà spenta. Nel pieno rispetto delle sue funzioni volevo infine ribadire che la mia intezione, come detto sopra, era solo quella di metterla al corrente di quanto accaduto e di quale scellerato atto abbiano compiuto dei carabinieri che afferiscono comunque anche a lei. Lei potrebbe anche rispondermi che il giudizio verso Pegoraro è stato espresso in un tribunale ma noi riteniamo che quel giudizio sia parziale e contorto, che chi avrebbe dovuto eseguire indagini impeccabili e condurre un'accusa giudiziaria super partes abbia ceduto invece al sentimento di “amicizia e gratitudine “ verso i colleghi carabinieri».

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