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Cronaca Correzzola

Uccise il rapinatore: dopo l'assoluzione la famiglia della vittima fa causa al tabaccaio

Per la giustizia penale Franco Birolo è innocente, ma ora i parenti del bandito ucciso nel 2012 mentre rapinava il negozio del padovano intentano una causa civile per il risarcimento

Sembrava un capitolo tragico ormai concluso, invece la vicenda che ha cambiato per sempre la vita di Franco Birolo è destinata a riaprirsi. Assolto dopo tre gradi di giudizio per aver ucciso un giovane rapinatore che aveva assaltato il suo negozio, l'ex tabaccaio deve ora fare i conti con una causa civile intentata dai familiari della vittima.

La vicenda

La notte del 26 aprile 2012 un commando di banditi prende di mira la tabaccheria del cinquantaquattrenne a Civè di Correzzola. É piena notte, l'uomo insieme alla moglie e al figlio dorme nell'abitazione al piano di sopra. Li sveglia di soprassalto il frastuono della vetrina in pezzi, sfondata da un'auto usata come ariete. Birolo impugna la pistola che detiene regolarmente, scende in negozio e nel buio si trova faccia a faccia con i rapinatori. Tra loro c'è Igor Ursu, 23 anni, moldavo, con una lunga lista di precedenti. Birolo, racconterà davanti al giudice, teme che il giovane gli stia per lanciare addosso il registratore di cassa. E gli spara uccidendolo.

Il processo penale

In primo grado arriva la condanna a due anni e otto mesi per eccesso di legittima difesa, oltre a 325mila euro di risarcimento alla famiglia del rapinatore. Sentenza ribaltata in Appello nel marzo 2017, quando l'ormai ex tabaccaio (oggi contadino) viene assolto. La sorella di Ursu ricorre in Cassazione, ma viene confermata la sentenza di secondo grado. In sede penale Birolo è innocente, niente risarcimento, il ricorso è inammissibile.

La svolta

A cinque anni dalla tragedia sembra esserci la parola fine. Invece no, perché se umanamente la vita di Birolo e della sua famiglia non tornerà mai quella di prima, nei giorni scorsi quella ferita si è riaperta anche dal punto di vista giudiziario. E lo ha fatto nella forma di una causa civile, intentata dalla famiglia Ursu che chiede una mediazione. Che tradotto significa: risarcimento. Una mossa lecita, perché anche se in sede penale il discorso è chiuso, dal punto di vista civile un appiglio per gli Ursu rimane. Nodo della questione sono le azioni di Igor Ursu poco prima della morte. Al processo è stato dimostrato che non è certo né dimostrabile che il rapinatore stesse davvero per colpire il tabaccaio con in registratore di cassa. Birolo non poteva saperlo con certezza, ma ha sparato lo stesso. Si chiama legittima difesa putativa: e allora nonostante l'assoluzione penale, la parte lesa può ricorrere in sede civile. A Birolo non è rimasto che nominare un mediatore, che cercherà l'accordo davanti al giudice civile.

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